Le perle del jazz internazionale hanno risuonato nei palazzi del centro storico

Penultima giornata di Novara Jazz con Angelica Sanchez, Nicole Mitchell, Rob Mazurek e la Exploding Star Orchestra

Rob Mazurek è una vecchia conoscenza di Novara Jazz ed è stato un gran bel colpo averlo nuovamente in città per due concerti, di cui il primo questa mattina nel bel giardino di Palazzo Natta con Damon Locks per il progetto “New Future City Radio”. Le spurie sonorità urbane, ormai non solo delle metropoli statunitensi, Chicago in testa, ma anche della banlieu parigina o delle periferie londinesi, che passano attraverso i suoni mutanti trasmessi dalle “boombox”, ma anche dal rap che fa da sottofondo musicale di molte realtà giovanili, fanno parte del materiale di questo breve ma intenso set di Rob Mazurek, materiale sul quale egli interviene con la sua tromba o con la cornetta, spesso acida e quasi stridula, galatticamente solitaria, ma che perfettamente si amalgama con i suoni elettronici elaborati da Damon Locks. Insieme agli strumenti tradizionali ed elettronici, un ingrediente importante di questo progetto è certamente la voce di Rob, salmodiante come può esserla quella di uno sciamano (urbano) e intensa ed emozionante come quella di un officiante che chiama il suo popolo alla preghiera. Qui forse la preghiera è laica, ma si tratta pur sempre di una spiritualità pura; lo risentiremo questa sera con la Exploding Star Orchestra.

Nel pomeriggio intanto, si fa il pieno di chicche con il flauto solo di Nicole Mitchell nell’algido, ma fascinoso cortile di Palazzo Bellini (quello della “fatal Novara” di risorgimentale memoria). E poi il flauto della Mitchell che è davvero spettacolare, inframezzato dalla sua voce e da un’elettronica discreta, ma fondamentale per dare una connotazione tutta nuova ad uno strumento di tradizione. Come spesso accade nel jazz di ricerca, anche il sibilare del fiato va a far parte del brano, ma qui sembra proprio che il fiato sia una parte dello strumento (a fiato non per nulla) con una connotazione come di elemento della vita e non solo della musica. Del resto è evidente anche da quell’accenno di “canzone” dove la Mitchell pronuncia un ecologissimo “no trees, no breeze”. C’è anche spazio per una sperimentazione ardita, nel finale di concerto, con un utilizzo più accentuato dell’elettronica.

Secondo gioiello del pomeriggio di Novara Jazz il pianoforte solo di Angelica Sanchez nel solco della tradizione, ma non senza qualche incursione nella ricerca più esplicita. Un pianoforte dai toni profondi e dalle note basse, pieno, corposo, elegante con inserti di atonalismo sempre discreti, mai predominanti.

Penultimo concerto della giornata al Castello con il Mitelli Trio con Joe McPhee ai sax, John Edwards al contrabbasso, Mark Sander alla batteria e Mitelli alla tromba. Inutile dire che il folto pubblico è pronto ad essere tramortito da una possente bordata di Free jazz in versione XXI secolo: e così è stato senza che nessuna aspettativa andasse delusa. Gabriele Mitelli perfettamente a suo agio con i mostri sacri che ha dinnanzi, armeggia con l’elettronica e lancia sciabolate di tromba. Il flusso di musica va avanti per quasi un’ora filata tra montagne russe di suoni possenti e con degli impensabili momenti di pace, portati avanti dal sax di Joe McPhee che diventa improvvisamente docile, dolce e pacato. Emozione a mille per questo penultimo concerto. E quindi, in serata, con il concerto della Exploding Star Orchestra di Rob Mazurek siamo alla conclusione della seconda giornata del lungo weekend cittadino.

Ha fatto bene Riccardo Cigolotti all’inizio del concerto a leggere le parole dello stesso Mazurek che ricordano l’origine non già della sua musica, ma piuttosto l’origine dell’energia che anima la sua musica, cercata tuffandosi nelle acque energetiche alla confluenza del Rio Negro e del Rio delle Amazzoni, dove Rob ha cercato una sorta di ispirazione, che ha successivamente trasformato in questa sorta di magnetismo esotico che è il nerbo di molte sue composizioni. E bisogna dire che la parte “amazzonica” della lunga suite presentata questa sera è davvero sublime. Molto emozionante il grido verso il cielo per Jamie Branch, lanciato da Nicole Mitchell sul finire di un brano; ricordiamo che Jaimie faceva parte dell’Orchestra e che è venuto a mancare da qualche mese. Finisce così, con scroscianti applausi del pubblico folto e attento, l’ultimo concerto di una intensissima giornata.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Le perle del jazz internazionale hanno risuonato nei palazzi del centro storico

Penultima giornata di Novara Jazz con Angelica Sanchez, Nicole Mitchell, Rob Mazurek e la Exploding Star Orchestra

Rob Mazurek è una vecchia conoscenza di Novara Jazz ed è stato un gran bel colpo averlo nuovamente in città per due concerti, di cui il primo questa mattina nel bel giardino di Palazzo Natta con Damon Locks per il progetto “New Future City Radio”. Le spurie sonorità urbane, ormai non solo delle metropoli statunitensi, Chicago in testa, ma anche della banlieu parigina o delle periferie londinesi, che passano attraverso i suoni mutanti trasmessi dalle “boombox”, ma anche dal rap che fa da sottofondo musicale di molte realtà giovanili, fanno parte del materiale di questo breve ma intenso set di Rob Mazurek, materiale sul quale egli interviene con la sua tromba o con la cornetta, spesso acida e quasi stridula, galatticamente solitaria, ma che perfettamente si amalgama con i suoni elettronici elaborati da Damon Locks. Insieme agli strumenti tradizionali ed elettronici, un ingrediente importante di questo progetto è certamente la voce di Rob, salmodiante come può esserla quella di uno sciamano (urbano) e intensa ed emozionante come quella di un officiante che chiama il suo popolo alla preghiera. Qui forse la preghiera è laica, ma si tratta pur sempre di una spiritualità pura; lo risentiremo questa sera con la Exploding Star Orchestra.

Nel pomeriggio intanto, si fa il pieno di chicche con il flauto solo di Nicole Mitchell nell’algido, ma fascinoso cortile di Palazzo Bellini (quello della “fatal Novara” di risorgimentale memoria). E poi il flauto della Mitchell che è davvero spettacolare, inframezzato dalla sua voce e da un’elettronica discreta, ma fondamentale per dare una connotazione tutta nuova ad uno strumento di tradizione. Come spesso accade nel jazz di ricerca, anche il sibilare del fiato va a far parte del brano, ma qui sembra proprio che il fiato sia una parte dello strumento (a fiato non per nulla) con una connotazione come di elemento della vita e non solo della musica. Del resto è evidente anche da quell’accenno di “canzone” dove la Mitchell pronuncia un ecologissimo “no trees, no breeze”. C’è anche spazio per una sperimentazione ardita, nel finale di concerto, con un utilizzo più accentuato dell’elettronica.

Secondo gioiello del pomeriggio di Novara Jazz il pianoforte solo di Angelica Sanchez nel solco della tradizione, ma non senza qualche incursione nella ricerca più esplicita. Un pianoforte dai toni profondi e dalle note basse, pieno, corposo, elegante con inserti di atonalismo sempre discreti, mai predominanti.

Penultimo concerto della giornata al Castello con il Mitelli Trio con Joe McPhee ai sax, John Edwards al contrabbasso, Mark Sander alla batteria e Mitelli alla tromba. Inutile dire che il folto pubblico è pronto ad essere tramortito da una possente bordata di Free jazz in versione XXI secolo: e così è stato senza che nessuna aspettativa andasse delusa. Gabriele Mitelli perfettamente a suo agio con i mostri sacri che ha dinnanzi, armeggia con l’elettronica e lancia sciabolate di tromba. Il flusso di musica va avanti per quasi un’ora filata tra montagne russe di suoni possenti e con degli impensabili momenti di pace, portati avanti dal sax di Joe McPhee che diventa improvvisamente docile, dolce e pacato. Emozione a mille per questo penultimo concerto. E quindi, in serata, con il concerto della Exploding Star Orchestra di Rob Mazurek siamo alla conclusione della seconda giornata del lungo weekend cittadino.

Ha fatto bene Riccardo Cigolotti all’inizio del concerto a leggere le parole dello stesso Mazurek che ricordano l’origine non già della sua musica, ma piuttosto l’origine dell’energia che anima la sua musica, cercata tuffandosi nelle acque energetiche alla confluenza del Rio Negro e del Rio delle Amazzoni, dove Rob ha cercato una sorta di ispirazione, che ha successivamente trasformato in questa sorta di magnetismo esotico che è il nerbo di molte sue composizioni. E bisogna dire che la parte “amazzonica” della lunga suite presentata questa sera è davvero sublime. Molto emozionante il grido verso il cielo per Jamie Branch, lanciato da Nicole Mitchell sul finire di un brano; ricordiamo che Jaimie faceva parte dell’Orchestra e che è venuto a mancare da qualche mese. Finisce così, con scroscianti applausi del pubblico folto e attento, l’ultimo concerto di una intensissima giornata.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.