Leonor: «Cantare è catarsi. La mia musica nasce dentro, come lava di un vulcano»

La giovane musicista di Trecate in questi giorni uscirà con un nuovo singolo, nel frattempo ci lascia sbriciare nel suo mondo musicale

La sala è illuminata, anche se i tendaggi sono importanti, tutti color porpora che sfiorano un pavimento di legno scuro. C’è un pianoforte a coda in un angolo, lo sgabello, di sbieco e qualche spartito appoggiato sulla tastiera. A pochi passi una custodia di un flauto traverso. Si respira un’aria classica, al tempo stesso moderna: in sottofondo Amy Winehouse canta Valerie con una voce strozzata da far venire i brividi.

Eleonora Biocotino, in arte Leonor, singer di Trecate, ci accoglie così nel suo mondo: un mondo fatto di musica, tanta, di molteplici influenze e un impostazione classica tramandata dai genitori: «Come vedete, mio padre è flautista e mia mamma una pianista. Diciamo che sono nata ascoltando la loro musica, qui in questa sala». A questo punto Leonor abbassa il volume dello stereo e collega il cellulare alle casse: «Questa sono io, non potrei essere più nuda di così». Parte una voce, la sua, che arriva da lontano, è fresca, moderna, ma precisa, dannatamente precisa: gli studi al conservatorio si sentono, offrono struttura e qui, nella sua musica, ce n’è da vendere. «Si intitola Kundalini, il mio ultimo singolo. Ci tengo particolarmente, perchè è l’identikit perfetto. Me la sono cucita addosso».

Chiude gli occhi e si lascia andare in una confessione musicale che è tutta nell’intervista che segue.

Hai un background classico, studi da conservatorio. Ma qual è stata la vera scintilla che ti ha portato a dove sei oggi?

Penso sia stata una presa di coscienza: mi sono resa conto che, in realtà, la musica che mi nasceva dentro, nasceva in uno stile molto vicino all’R&B. Da quel momento ho iniziato a scrivere di getto. Nel 2021, ho pubblicato “Zeró”, singolo in francese, e “Half-Light”, registrati al Downstreet Studio. Poi, ovviamente, l’ultimo progetto, Kundalini.

La tua sembra essere proprio una catarsi: scrivi per liberarti, purificarti e si sente.

Assolutamente, sì. Cantare per me è catarsi, la musica mi nasce dentro, in profondità, come in un vulcano prende forma la lava. Uguale.

Come descriveresti il tuo sound?

Un mix di vibes che descrivono al meglio il mio stato d’animo. Diciamo che il rhythm and blues, a oggi, tratteggia perfettamente quel che sto vivendo. Ovviamente sono attraversata da stati d’animo che cambiano, mutano, si spezzano e suggeriscono nuovi orizzonti, dunque, non escludo che nei prossimi anni non possa mutare musicalmente parlando. Sono sempre in continuo mutamento.

Hai scritto e cantato in anglofono e francofono. L’ultimo singolo è in italiano. Scelta commerciale oppure hai trovato l’assetto ideale nella tua lingua madre?

Ho solo influenze musicali che provengono dagli Stati Uniti. Ascolto poca musica italiana, anche se Levante mi piace per come scrive. Ho deciso di scrivere in italiano per far arrivare a più persone possibili i miei contenuti, far conoscere alle persone chi sono davvero e come mai canto di certe tematiche o emozioni.

Dunque, di cosa parla la tua musica e cosa vorresti arrivasse a chi ti ascolta?

Parla della mia vita, ma non in modo esplicito. Utilizzo metafore e seleziono con cura i temi da trattare ed esprimere. In fondo sono una narratrice, mi piace un sacco raccontare, parlare dei filtri che ognuno di noi adopera per guardare la vita da diverse angolature. Attraverso la musica io mi esprimo a tuttotondo, è la mia verità.

Hai per caso avviato collaborazioni con qualche tuo collega del territorio novarese?

Certo, proprio in questi giorni uscirà un singolo che ho scritto con una cantante novarese, Ludia Venus. Il brano si chiama Rosso granato e siamo molto felici di come è venuto. Oltre a Ludia, ci sono in cantiere altre collaborazioni, ma è presto per parlarne.

Progetti imminenti?

Sì, molti, ma sto prendendo il giusto tempo per curare attentamente tutti gli aspetti del mio futuro disco. A breve, come dicevo prima, esce il singolo Rosso granato. Non ho fretta, davvero. Faccio le cose con molta cura e attenzione, però vi assicuro che ho una tempesta in testa. Siate pronti.

Dovessimo fare irruzione nella tua vita quotidiana, che musica troveremmo nella tua Playlist?

Dovreste avere tanto tempo a disposizione per poter ascoltare la mia playlist [ride]. Vado a periodi, diciamo che in questo momento sono immersa nella musica degli anni Duemila: Foxy Brown, Gwen Stefani, Usher, 50 Cent, Lauryn Hill, Lana del Rey, Sevdaliza Ludacris e molti ancora. La vera queen, per me, rimane Amy Winehouse, ecco lei c’è sempre a prescindere dal tempo, luogo e momento in cui mi trovi. Onnipresente. Trovereste anche molta musica classica, ma anche pop e indie: insomma, come vedete, c’è così tanta carne sul fuoco che non so quanto vi convenga entrare così a gamba tesa nella mia playlist!

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Leonor: «Cantare è catarsi. La mia musica nasce dentro, come lava di un vulcano»

La giovane musicista di Trecate in questi giorni uscirà con un nuovo singolo, nel frattempo ci lascia sbriciare nel suo mondo musicale

La sala è illuminata, anche se i tendaggi sono importanti, tutti color porpora che sfiorano un pavimento di legno scuro. C'è un pianoforte a coda in un angolo, lo sgabello, di sbieco e qualche spartito appoggiato sulla tastiera. A pochi passi una custodia di un flauto traverso. Si respira un'aria classica, al tempo stesso moderna: in sottofondo Amy Winehouse canta Valerie con una voce strozzata da far venire i brividi.

Eleonora Biocotino, in arte Leonor, singer di Trecate, ci accoglie così nel suo mondo: un mondo fatto di musica, tanta, di molteplici influenze e un impostazione classica tramandata dai genitori: «Come vedete, mio padre è flautista e mia mamma una pianista. Diciamo che sono nata ascoltando la loro musica, qui in questa sala». A questo punto Leonor abbassa il volume dello stereo e collega il cellulare alle casse: «Questa sono io, non potrei essere più nuda di così». Parte una voce, la sua, che arriva da lontano, è fresca, moderna, ma precisa, dannatamente precisa: gli studi al conservatorio si sentono, offrono struttura e qui, nella sua musica, ce n'è da vendere. «Si intitola Kundalini, il mio ultimo singolo. Ci tengo particolarmente, perchè è l'identikit perfetto. Me la sono cucita addosso».

Chiude gli occhi e si lascia andare in una confessione musicale che è tutta nell'intervista che segue.

Hai un background classico, studi da conservatorio. Ma qual è stata la vera scintilla che ti ha portato a dove sei oggi?

Penso sia stata una presa di coscienza: mi sono resa conto che, in realtà, la musica che mi nasceva dentro, nasceva in uno stile molto vicino all'R&B. Da quel momento ho iniziato a scrivere di getto. Nel 2021, ho pubblicato “Zeró”, singolo in francese, e “Half-Light”, registrati al Downstreet Studio. Poi, ovviamente, l'ultimo progetto, Kundalini.

La tua sembra essere proprio una catarsi: scrivi per liberarti, purificarti e si sente.

Assolutamente, sì. Cantare per me è catarsi, la musica mi nasce dentro, in profondità, come in un vulcano prende forma la lava. Uguale.

Come descriveresti il tuo sound?

Un mix di vibes che descrivono al meglio il mio stato d'animo. Diciamo che il rhythm and blues, a oggi, tratteggia perfettamente quel che sto vivendo. Ovviamente sono attraversata da stati d'animo che cambiano, mutano, si spezzano e suggeriscono nuovi orizzonti, dunque, non escludo che nei prossimi anni non possa mutare musicalmente parlando. Sono sempre in continuo mutamento.

Hai scritto e cantato in anglofono e francofono. L'ultimo singolo è in italiano. Scelta commerciale oppure hai trovato l'assetto ideale nella tua lingua madre?

Ho solo influenze musicali che provengono dagli Stati Uniti. Ascolto poca musica italiana, anche se Levante mi piace per come scrive. Ho deciso di scrivere in italiano per far arrivare a più persone possibili i miei contenuti, far conoscere alle persone chi sono davvero e come mai canto di certe tematiche o emozioni.

Dunque, di cosa parla la tua musica e cosa vorresti arrivasse a chi ti ascolta?

Parla della mia vita, ma non in modo esplicito. Utilizzo metafore e seleziono con cura i temi da trattare ed esprimere. In fondo sono una narratrice, mi piace un sacco raccontare, parlare dei filtri che ognuno di noi adopera per guardare la vita da diverse angolature. Attraverso la musica io mi esprimo a tuttotondo, è la mia verità.

Hai per caso avviato collaborazioni con qualche tuo collega del territorio novarese?

Certo, proprio in questi giorni uscirà un singolo che ho scritto con una cantante novarese, Ludia Venus. Il brano si chiama Rosso granato e siamo molto felici di come è venuto. Oltre a Ludia, ci sono in cantiere altre collaborazioni, ma è presto per parlarne.

Progetti imminenti?

Sì, molti, ma sto prendendo il giusto tempo per curare attentamente tutti gli aspetti del mio futuro disco. A breve, come dicevo prima, esce il singolo Rosso granato. Non ho fretta, davvero. Faccio le cose con molta cura e attenzione, però vi assicuro che ho una tempesta in testa. Siate pronti.

Dovessimo fare irruzione nella tua vita quotidiana, che musica troveremmo nella tua Playlist?

Dovreste avere tanto tempo a disposizione per poter ascoltare la mia playlist [ride]. Vado a periodi, diciamo che in questo momento sono immersa nella musica degli anni Duemila: Foxy Brown, Gwen Stefani, Usher, 50 Cent, Lauryn Hill, Lana del Rey, Sevdaliza Ludacris e molti ancora. La vera queen, per me, rimane Amy Winehouse, ecco lei c'è sempre a prescindere dal tempo, luogo e momento in cui mi trovi. Onnipresente. Trovereste anche molta musica classica, ma anche pop e indie: insomma, come vedete, c'è così tanta carne sul fuoco che non so quanto vi convenga entrare così a gamba tesa nella mia playlist!

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