Un parterre d’eccezione composto dalle principali autorità civili e militari di Novara e provincia ha gremito il Salone d’Onore della Prefettura per la presentazione del volume La nostra libertà, edito da Interlinea. Il libro raccoglie dieci anni di discorsi pronunciati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 25 Aprile, tracciando un percorso ideale e civile attraverso i valori fondanti della Repubblica.
A presentare l’opera sono stati Massimo Cavino, docente di Diritto pubblico e costituzionale e direttore del Dipartimento di Economia dell’Università del Piemonte Orientale, l’editore Roberto Cicala e Gianfranco Astori, consigliere per la comunicazione del Capo dello Stato e, in passato, parlamentare eletto nella circoscrizione Torino-Novara-Vercelli.
Nel suo saluto iniziale, il prefetto Francesco Garsia ha sottolineato l’importanza delle parole del presidente Mattarella per chi, come lui e i suoi collaboratori, opera quotidianamente al servizio dello Stato. «Le parole del presidente sono per noi un esempio e un riferimento essenziale» ha dichiarato.
Cicala ha inquadrato il libro all’interno del più ampio progetto editoriale di Interlinea dedicato ai valori della Repubblica: «Un progetto che ha già visto la pubblicazione di Credere nei valori, con i discorsi di Oscar Luigi Scalfaro, e Milano 25 Aprile 1945, a cura di Giovanni Cerutti, dedicato alle cronache della Liberazione e alla figura di Achille Marazza».
Nel suo intervento, Cavino ha messo in luce il ruolo istituzionale e simbolico del Capo dello Stato: «Il presidente della Repubblica ha una funzione di moral suasion: non definisce l’indirizzo politico, ma lo mantiene dentro il quadro dell’unità nazionale. La lettura dei discorsi raccolti nel volume ci mostra cosa significhi costruire e custodire un’identità condivisa. Il 25 Aprile è il giorno in cui questa identità si manifesta più chiaramente, ricordando il sacrificio delle Forze armate, dall’eccidio di Cefalonia alla guerra partigiana, che ha rappresentato una sutura per le ferite del Paese».
Cavino ha aggiunto: «Durante la Resistenza, il popolo italiano ha finalmente visto il vero volto del fascismo, al di là di vent’anni di propaganda. Il 25 Aprile non può essere visto come una celebrazione divisiva: chi lo sostiene, si pone fuori dal quadro costituzionale. In quella data si riconosce la vittoria della parte giusta, a cui ogni cittadino dovrebbe sentirsi moralmente legato. Oltre ogni lettura revisionistica, esiste una verità storica che non può essere negata».
Astori ha sottolineato il valore civile e politico dei discorsi di Mattarella: «Questi interventi, pronunciati nell’arco di un decennio, non si ripetono mai. Sono un pellegrinaggio laico che attraversa l’Italia, da Acerra all’Abruzzo, fino alla Valsesia. La chiave interpretativa del residente è quella della tradizione liberal-democratica, dove libertà e democrazia non si contrappongono, ma si rafforzano a vicenda».
Astori ha poi evidenziato: «Chi sono gli italiani? Sono coloro che si riconoscono nella Costituzione. Non esistono altri criteri. Ed è proprio questa consapevolezza che sgombra il campo dall’idea che il 25 Aprile sia una festa divisiva. La vera conquista fu il passaggio da sudditi del Regno d’Italia a cittadini della Repubblica. La democrazia non può essere usata come pretesto per comprimere la libertà, né la libertà per contestare la democrazia».
Infine, un richiamo alla dimensione europea della Resistenza: «La pace, fondamento delle Resistenze europee, trova pieno riconoscimento nella nostra Costituzione, laddove l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e come offesa alla libertà degli altri popoli. Questo principio ha sempre ispirato i pronunciamenti del presidente Mattarella, anche rispetto al conflitto in corso tra Russia e Ucraina».
Astori ha concluso citando Umberto Eco, per sottolineare l’importanza della “liberazione dalla retorica della guerra”, condizione necessaria per scoprire il vero significato della pace e della cooperazione.