Partiranno dopodomani, 26 febbraio, fino al 3 marzo, 90 giovani novaresi diretti verso i luoghi della deportazione nazista con il progetto “Promemoria Auschwitz“. Questo progetto, portato avanti da quindici anni dall’associazione Sermais in collaborazione con Deina, mira ad approfondire i temi della Shoah, dell’integrazione e del confronto multiculturale.
«Sono partito la prima volta nel 2019 e questa esperienza mi ha segnato molto – racconta Simone Quadraro, responsabile del progetto -. Quest’anno partiranno dall’Italia 1700 giovani, di cui 90 dal territorio novarese, provenienti da tutte le scuole superiori. Abbiamo ricevuto 190 iscrizioni e, durante gli incontri nelle scuole, abbiamo capito che i giovani vogliono conoscere la storia e ciò che le ruota attorno».
Gli incontri preparatori si sono svolti in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza, con il contributo di Elena Mastretta e Paolo Cattaneo, e con la Fondazione Marazza, grazie a Gianni Cerutti. In particolare, si è discusso non solo della Shoah ma anche dell’occupazione del territorio novarese, in vista delle ricorrenze del 2025: gli 80 anni dalla Liberazione e gli 80 anni dalla strage di Novara.
Il viaggio avrà come prima tappa Cracovia, con una visita alla fabbrica di Oskar Schindler, per poi culminare nel campo di sterminio di Auschwitz.
Il progetto non si esaurisce con il viaggio: al ritorno, i giovani saranno coinvolti in un percorso di restituzione alla città. Lo scorso anno, ad esempio, è stato realizzato un video che è stato poi proiettato a nòva durante un incontro pubblico.
L’iniziativa è resa possibile grazie al contributo del Comune di Novara e di sponsor privati (Stellatec, Uisp, Andy sas e Cavanna Group), permettendo ai partecipanti di partire con una quota ridotta. “È un viaggio molto costoso, ma grazie a questi contributi possiamo garantire la partecipazione a tutti, indipendentemente dal loro status sociale”, spiega Quadraro.
Tra gli sponsor, Riccardo Cavanna, che sostiene il progetto da diversi anni, afferma: «È un’iniziativa di coscienza civile straordinaria. Ho visto l’effetto che ha avuto sulle mie figlie e sui loro amici: è un modo per crescere i nostri ragazzi in maniera più consapevole. Soprattutto in questo momento storico, è fondamentale comprendere la storia».
Anche Pietro Favaretto, presidente di Sermais, testimonia l’importanza dell’esperienza: «Se oggi ricopro questo ruolo è perché dieci anni fa ero sul treno per Auschwitz. Quel viaggio mi ha aiutato a trovare il mio posto nel mondo».
I ragazzi sono impazienti di partire: «Abbiamo presentato il progetto nelle scuole e ci siamo accorti di quanto possa rappresentare un vero interruttore verso il senso di responsabilità – raccontano -. Molti di noi, dopo questa esperienza, decidono di rimanere parte attiva di Sermais. Siamo una realtà atipica, ma questo ci permette di esprimere al meglio i nostri valori. Il progetto cerca di aiutare questa generazione di ragazzi ad avvicinarsi anche alla politica con metodi diversi e innovativi cercando di dare il giusto peso alle cose».