Anche la seconda giornata di Novara jazz 2022 si apre con una mostra fotografica. Questa è la volta del “fotografo ufficiale” di Novara Jazz ovvero Emanuele Meschini che espone le sue fotografie, anzi che racconta per immagini, nella bella e intensa mostra alla ex caserma Passalacqua ed intitolata suggestivamente “Stilnòva”, dal nome dell’omonimo spazio, “Nòva” appunto, ricavato all’interno della ex caserma e da qualche anno, uno dei luoghi più interessanti e vitali del festival novarese.
Emanuele Meschini è qualcosa di più di un fotografo, potremmo dire che è quasi un musicista dell’immagine, poiché assistere ad un concerto senza avvertire la sua discreta, ma tangibile presenza, è quasi impossibile. Se è difficilissimo raccontare le immagini con le parole, sembra invece, grazie al suo occhio, molto più facile raccontare la musica con la fotografia. Emanuele che, prima del concerto, ha accompagnato un gruppo di privilegiati spettatori in un giro tra i suoi scatti, porta con fierezza sull’avambraccio un piccolo tatuaggio, ma non si tratta di un tatuaggio tribale, orientale o biomeccanico, il suo è un tatuaggio allusivo: si tratta dello schema visivo della sezione aurea.
Chiunque ami le arti visive, sa che questo “geroglifico della bellezza”, non può certo essere una scelta casuale. Dopo i magnifici scatti di Giuseppe Cardoni esposti nella serata inaugurale all’Opificio, e in gran parte dedicati ad Umbria Jazz, un altro omaggio ai “fotografi della musica”.
E dopo le immagini, i suoni, con una magnifica co/produzione tra il Centro Santa Chiara di Trento e NovaraJazz, che ha debuttato a marzo 2022 allo “Stockholm Women’s International Jazz Festival”, con Mirko Pedrotti al vibrafono, la polistrumentista svedese Lisen Rylander Löve e Bienoise, ovvero Alberto Ricca, all’elettronica che concludono con questo concerto la residenza artistica tenutasi proprio a Nòva, fortemente voluta da Enrico Bettinello che con grande competenza collobora da anni col festival novarese. C’era da aspettarsi un suono “nordico”? Forse, vista la spiccata personalità di Lisen Rylander Löve, ma se qualche accento nordico indubbiamente si avverte, ed è giusto così, non si pensi agli algidi abissi di certo jazz scandinavo. Sarà per la residenza che obbliga ad un rimescolamento delle carte, sarà per la curiosità musicale di Lise, che la porta a maneggiare meravigliose chincaglierie strumentali, sarà anche per la commistione con le diavolerie elettroniche sapientemente moderate di Bienoise e, naturalmente al tocco elegante di Mirko Pedrotti al vibrafono, sarà per tutto questo, ma la risultante di questi fattori è un concerto piacevolissimo, a tratti anche melodico, forse addirittura pop e folk, con la voce di Lisen Rylander Löve che sembra essere lo strumento in più del trio. Bienoise usa l’elettronica con estremo garbo e senza mai sopraffare gli altri strumenti, come spesso accade in gruppi e compositori che si muovono in questo ambito musicale.
Un trio che pur muovendosi sul territorio della ricerca e dell’improvvisazione, sembra affondare le proprie radici musicali in solide basi classiche. Insomma una serata piena di vibrazioni molto positive che fanno partire bene anche questa edizione di Novara Jazz; ma forse qualcuno poteva dubitarne?