Novara Jazz: note e fraseggi interiori nella performance di Alberto Braida

Il pianista si è esibito a Casa Bossi. E poi Acre con Ermanno Baron e Peter Evans. Infine Theon al Broletto

Dopo il magnifico duo svizzero nel giardino di Palazzo Natta, è la volta di Casa Bossi per il piano solo di Alberto Braida. Ci sono musicisti per i quali i suoni, le note, i fraseggi sono già dentro di loro: vivono una sorta di trance interiore creativa. Alberto Braida è uno di questi. Capo chino quasi abbandonato sulla tastiera del pianoforte, incomincia un percorso musicale che sembra conoscere in anticipo e che invece probabilmente, molto probabilmente è un vagabondaggio rabdomantico, guidato dalle vibrazioni reciproche che strumento e musicista si trasmettono. E lo si sente quando i fragorosi ed inquieti “fortissimo” si trasformano in delicati “pianissimo” e si procede così per tutto il concerto e quando par di intravedere una cifra stilistica, magari anche un po’ consolatoria, ecco che subito dopo occorre impostare diversamente il registro di ascolto. E piano piano il percorso si compie e si scopre che la sua meta non c’è, anzi la meta è il percorso stesso. Alberto Braida quasi caracolla sul piano come un viaggiatore stanco, ma non di una stanchezza fisica, più che altro di una sazietà spirituale. Grande concerto.

Non c’è tempo per rifiatare, la carovana di musicisti, staff, spettatori si trasferisce nel giardino della Sovraintendenza per il penultimo concerto: ACRE con Ermanno Baron e Peter Evans. Folto pubblico, gran caldo come calda è la musica, un intenso impasto di elettronica, chitarra preparata, batteria e la incantevole tromba di Peter Evans già ascoltata questa mattina in Basilica. I quattro Musicisti si trovano per la prima volta a suonare insieme e l’improvvisazione è totale, tanto da sembrare accuratamente progettata. Se si eccettua qualche breve accordo di chitarra, non c’è tregua allo sperimentalismo puro, con molte concessioni all’elettronica. Concerto seguito da un pubblico attento e maturo e questo è un gran bel segnale.

Ed ora al Broletto. Eravamo tutti curiosi di ascoltare Theon Cross e soprattutto ci interrogavamo per capire come si possa fare del jazz con un gigantesco basso tuba e dell’elettronica, e la risposta è arrivata possente e sorprendente appena Theon è salito sul main backstage di Novara Jazz. Strumento gigantesco musicista portentoso. Bassi da far tremare la terra con un elettronico ritmica e non invasiva, Theon Cross ha creato un’atmosfera a metà strada tra l’avanguardia è una techno music colta e raffinata, senza rinunciare a ritmi afro molto sofisticati dal filtro dell’elettronica. Uno dei concerti più interessanti del Festival che domenica chiude i battenti, avremo tutto l’inverno per ricordarlo…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Novara Jazz: note e fraseggi interiori nella performance di Alberto Braida

Il pianista si è esibito a Casa Bossi. E poi Acre con Ermanno Baron e Peter Evans. Infine Theon al Broletto

Dopo il magnifico duo svizzero nel giardino di Palazzo Natta, è la volta di Casa Bossi per il piano solo di Alberto Braida. Ci sono musicisti per i quali i suoni, le note, i fraseggi sono già dentro di loro: vivono una sorta di trance interiore creativa. Alberto Braida è uno di questi. Capo chino quasi abbandonato sulla tastiera del pianoforte, incomincia un percorso musicale che sembra conoscere in anticipo e che invece probabilmente, molto probabilmente è un vagabondaggio rabdomantico, guidato dalle vibrazioni reciproche che strumento e musicista si trasmettono. E lo si sente quando i fragorosi ed inquieti “fortissimo” si trasformano in delicati “pianissimo” e si procede così per tutto il concerto e quando par di intravedere una cifra stilistica, magari anche un po’ consolatoria, ecco che subito dopo occorre impostare diversamente il registro di ascolto. E piano piano il percorso si compie e si scopre che la sua meta non c’è, anzi la meta è il percorso stesso. Alberto Braida quasi caracolla sul piano come un viaggiatore stanco, ma non di una stanchezza fisica, più che altro di una sazietà spirituale. Grande concerto.

Non c’è tempo per rifiatare, la carovana di musicisti, staff, spettatori si trasferisce nel giardino della Sovraintendenza per il penultimo concerto: ACRE con Ermanno Baron e Peter Evans. Folto pubblico, gran caldo come calda è la musica, un intenso impasto di elettronica, chitarra preparata, batteria e la incantevole tromba di Peter Evans già ascoltata questa mattina in Basilica. I quattro Musicisti si trovano per la prima volta a suonare insieme e l’improvvisazione è totale, tanto da sembrare accuratamente progettata. Se si eccettua qualche breve accordo di chitarra, non c’è tregua allo sperimentalismo puro, con molte concessioni all’elettronica. Concerto seguito da un pubblico attento e maturo e questo è un gran bel segnale.

Ed ora al Broletto. Eravamo tutti curiosi di ascoltare Theon Cross e soprattutto ci interrogavamo per capire come si possa fare del jazz con un gigantesco basso tuba e dell’elettronica, e la risposta è arrivata possente e sorprendente appena Theon è salito sul main backstage di Novara Jazz. Strumento gigantesco musicista portentoso. Bassi da far tremare la terra con un elettronico ritmica e non invasiva, Theon Cross ha creato un’atmosfera a metà strada tra l’avanguardia è una techno music colta e raffinata, senza rinunciare a ritmi afro molto sofisticati dal filtro dell’elettronica. Uno dei concerti più interessanti del Festival che domenica chiude i battenti, avremo tutto l’inverno per ricordarlo…

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.