Nuova Giannoni, la curatrice: «Processo che può segnare la storia della galleria»

Un’esperienza museale che comprende 116 opere, alcune già esposte altre recuperate nelle sedi e nei depositi del comune di Novara. Un percorso completamente rinnovato in occasione dei dieci anni dall’ultimo allestimento realizzato per i 150 dell’Unità d’Italia. Il progetto della nuova Galleria Giannoni al Broletto, finanziato con il contributo di Fondazione Cariplo, è stato affidato alle società Ett di Milano in collaborazione con Tim.

Curatori scientifici del percorso sono Sergio Rebora e Aurora Scotti i quali avevano allestito la Galleria nel 2011 e che ora hanno selezionato le opere in fase di restauro, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Rebora e Scotti sono anche i curatori del catalogo edito da Mets Percorsi d’arte.

«Dopo dieci anni ci siamo posti il problema di come rinnovare dando attenzione alle modificazioni della critica e al gusto contemporaneo, sfoltendo la collezione del 2011 che era ispirata all’Unità d’Italia – spiega Scotti -. Un’occasione anche per controllare lo stato dei quadri e dove, necessario, provvedere al restauro. Abbiamo, dunque tolto alcune opere di non particolare valore, piccoli studi o bozze che sicuramente possono interessare uno studioso ma non il pubblico, e abbiamo allestito cercando di dare armonia tra le stanze, puntando anche su quadri che in qualche modo riuscissero a rendere il gusto di Giannoni. Abbiamo, così, inserito anche opere che provenivano da altri lasciti, come il gesso di Stefano Ramazzotti, autore che ha avuto un forte legame con la città di Novara: a dimensione reale e dimenticato in uno spazio fuori dal percorso museale, l’abbiamo restaurato e contestualizzato nel tardo Ottocento. Come questo, ci sono tantissimi altri pezzi provenienti da donazione nei depositi comunali che offrono spunti per nuovi percorsi di valorizzazione delle collezioni novaresi».

Nuovo allestimento, dunque, nuovo catalogo. Si tratta del settimo edito da Mets, l’associazione che nel corso degli anni ha promosso altre importanti mostre in città: da “In risaia” nella sala dell’Accademia alle tre grandi esposizioni al castello: “Ottocento in collezione”, “Divisionismo la rivoluzione della luce” e “Divisionismo Rewind” (quest’ultima tuttora allestita e visitabile dal 26 aprile al 2 giugno secondo le ultime disposizioni governative). «La linea editoriale è quella dei cataloghi precedenti – spiega Paolo Tacchini, presidente di Mets -. Il saggio introduttivo dei curatori spiega il nuovo percorso espositivo; a seguire un testo introduttivo della funzionaria della Soprintendenza che ha seguito i restauri. Le schede critiche delle opere esposte nel 2011 e ora riproposte sono redatte da Paolo Plebani il quale si è occupato anche di alcune nuove. Niccolò D’Agati, Silvia Capponi ed Elena Orsenigo, inveve, hanno scritto le schede dei nuovi quadri inseriti nel museo. Inoltre è stato introdotto un apparato bibliografico a cura di Melissa Raspa che ha permesso di mettere ordine tra le opere. Per la copertina abbiamo scelto un quadro che dà l’idea del rinnovamento: un’opera storica della collezione che non è mai stata presa in considerazione e che unisce idealmente l’Ottocento al Novecento».

Al piano superiore della galleria sarà, invece, sistemata la collezione del lascito Cassietti: «Abbiamo deciso di esporla tutta ricreando l’ambiente di un casa – prosegue Scotti -. Come ogni raccolta privata, prevalgono le opere di piccole dimensioni. La scala di accesso alla sala si trova in uno spazio in cui, in passato, erano state organizzate mostre temporanee: vorremmo utilizzare quell’area per esporre a rotazione dodici quadri esclusi dalla galleria in modo da stimolare continuamente l’attenzione del pubblico».

Una concezione completamente nuova, dunque, che la stessa curatrice ha definito come «un processo che può segnare la storia della Giannoni per i prossimi anni. Auspico che possa essere nominato un direttore del museo che sia uno storico dell’arte, carica per la quale non mi sento chiamata in causa, che sappia cosa significhi la custodia del bene. Per questo motivo è necessario che sia uno specialista».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Nuova Giannoni, la curatrice: «Processo che può segnare la storia della galleria»

Un’esperienza museale che comprende 116 opere, alcune già esposte altre recuperate nelle sedi e nei depositi del comune di Novara. Un percorso completamente rinnovato in occasione dei dieci anni dall’ultimo allestimento realizzato per i 150 dell’Unità d’Italia. Il progetto della nuova Galleria Giannoni al Broletto, finanziato con il contributo di Fondazione Cariplo, è stato affidato alle società Ett di Milano in collaborazione con Tim.

Curatori scientifici del percorso sono Sergio Rebora e Aurora Scotti i quali avevano allestito la Galleria nel 2011 e che ora hanno selezionato le opere in fase di restauro, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Rebora e Scotti sono anche i curatori del catalogo edito da Mets Percorsi d’arte.

«Dopo dieci anni ci siamo posti il problema di come rinnovare dando attenzione alle modificazioni della critica e al gusto contemporaneo, sfoltendo la collezione del 2011 che era ispirata all’Unità d’Italia – spiega Scotti -. Un’occasione anche per controllare lo stato dei quadri e dove, necessario, provvedere al restauro. Abbiamo, dunque tolto alcune opere di non particolare valore, piccoli studi o bozze che sicuramente possono interessare uno studioso ma non il pubblico, e abbiamo allestito cercando di dare armonia tra le stanze, puntando anche su quadri che in qualche modo riuscissero a rendere il gusto di Giannoni. Abbiamo, così, inserito anche opere che provenivano da altri lasciti, come il gesso di Stefano Ramazzotti, autore che ha avuto un forte legame con la città di Novara: a dimensione reale e dimenticato in uno spazio fuori dal percorso museale, l’abbiamo restaurato e contestualizzato nel tardo Ottocento. Come questo, ci sono tantissimi altri pezzi provenienti da donazione nei depositi comunali che offrono spunti per nuovi percorsi di valorizzazione delle collezioni novaresi».

Nuovo allestimento, dunque, nuovo catalogo. Si tratta del settimo edito da Mets, l’associazione che nel corso degli anni ha promosso altre importanti mostre in città: da “In risaia” nella sala dell’Accademia alle tre grandi esposizioni al castello: “Ottocento in collezione”, “Divisionismo la rivoluzione della luce” e “Divisionismo Rewind” (quest’ultima tuttora allestita e visitabile dal 26 aprile al 2 giugno secondo le ultime disposizioni governative). «La linea editoriale è quella dei cataloghi precedenti – spiega Paolo Tacchini, presidente di Mets -. Il saggio introduttivo dei curatori spiega il nuovo percorso espositivo; a seguire un testo introduttivo della funzionaria della Soprintendenza che ha seguito i restauri. Le schede critiche delle opere esposte nel 2011 e ora riproposte sono redatte da Paolo Plebani il quale si è occupato anche di alcune nuove. Niccolò D’Agati, Silvia Capponi ed Elena Orsenigo, inveve, hanno scritto le schede dei nuovi quadri inseriti nel museo. Inoltre è stato introdotto un apparato bibliografico a cura di Melissa Raspa che ha permesso di mettere ordine tra le opere. Per la copertina abbiamo scelto un quadro che dà l’idea del rinnovamento: un’opera storica della collezione che non è mai stata presa in considerazione e che unisce idealmente l’Ottocento al Novecento».

Al piano superiore della galleria sarà, invece, sistemata la collezione del lascito Cassietti: «Abbiamo deciso di esporla tutta ricreando l’ambiente di un casa – prosegue Scotti -. Come ogni raccolta privata, prevalgono le opere di piccole dimensioni. La scala di accesso alla sala si trova in uno spazio in cui, in passato, erano state organizzate mostre temporanee: vorremmo utilizzare quell’area per esporre a rotazione dodici quadri esclusi dalla galleria in modo da stimolare continuamente l’attenzione del pubblico».

Una concezione completamente nuova, dunque, che la stessa curatrice ha definito come «un processo che può segnare la storia della Giannoni per i prossimi anni. Auspico che possa essere nominato un direttore del museo che sia uno storico dell’arte, carica per la quale non mi sento chiamata in causa, che sappia cosa significhi la custodia del bene. Per questo motivo è necessario che sia uno specialista».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore