Parole e immagini per la seconda giornata di “Nu Arts and Community”

La seconda giornata di “Nu Arts and Community”, è iniziata ieri, 29 settembre, con la presentazione, al Circolo dei lettori del volume di Egidio Clementi dal titolo “Gli anni di Bruno” (Playground), cronaca famigliare fatta di dubbi e sentimenti inespressi. Successivamente il vernissage di Stefano Invernizzi con la sua personale dal titolo “Electricity” nella sede di Restart e di Novara Jazz nel cuore antico della città.

Introdotto dall’appassionato intervento del curatore Marco Tagliafierro, la mostra presenta una serie di acrilici originali e freschi. Una pittura “Super realista”, più che iperrealista (anche se all’iperrealismo deve effettivamente molto), come ha ricordato il curatore. Piuttosto originali le raffigurazioni di oggetti del nostro universo tecnologico come macchine fotografiche, tablet ecc, sovradimensionati rispetto agli umani circostanti che sembrano schernirli o prendersi gioco di loro.

Solo il tempo di vedere le opere (la mostra di Piazza Giovanetti, 2 è comunque aperta fino al 29 ottobre prossimo), ed eccoci tornati, come nella serata di esordio, nel salone dell’Arengo del Broletto per “Lockdown Memory” di Anna Doro Dorno regista, performer e artista visiva e Nicola Pianzola, drammaturgo e performer, ovvero il duo “Instabili vaganti”. La pièce (o meglio, l’azione scenica), ci riporta prepotentemente ai giorni del lockdown più duro, quando Anna Dora e Nicola, attraverso i mezzi di comunicazione streaming che tutti abbiamo usato per restare in contatto con gli altri, intessono una fitta rete comunicativa con altri performer, registi, artisti dal Cile all’India, dagli Stati Uniti alla Cina.

Per un motivo o per l’altro in questi paesi, durante la pandemia, stava accadendo anche altro: la rivolta cilena a Santiago, dittatura o semi-dittatura da sempre, i fatti del Balck Lives Matter negli USA, la visita di Trump e i ciclopici esodi di massa in India e, in Cina, la città di Wuhan, dalla quale tutto ha avuto inizio, e dove Anna Dora Doro e Nicola Pianzola, mantengono i contatti con una danzatrice cinese. Questi luoghi paradossalmente hanno potuto essere vicino proprio grazie alla lontananza inflitta da lockdown, e possono essere lontani proprio per lo stesso motivo.

La performance utilizza i linguaggi realisti dei video-reportage, qualche accenno di danza, il reading, il dialogo, il tutto su di una scena scarna ed essenziale fatta di due scrivanie e uno schermo per la proiezione. “Serve ancora fare teatro?” Si chiedono i performer in apertura? La domanda, non nuova, riprende vigore con il lockdown, ed è da sempre di quelle senza risposta. Ma se mi si concede una riflessione personale, a vedere dallo scarsa numero di spettatori presenti alla performance teatrale, la risposta potrebbe essere tragicamente negativa e non certo per la mancanza di stimoli alla riflessione che il suggestivo “Lockdown Memory” ha offerto, ma per la ormai sempre più palese inclinazione del pubblico, non solo novarese, al divertimento”facile”, alla pura evasione, al disimpegno cronico…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Parole e immagini per la seconda giornata di “Nu Arts and Community”

La seconda giornata di “Nu Arts and Community”, è iniziata ieri, 29 settembre, con la presentazione, al Circolo dei lettori del volume di Egidio Clementi dal titolo “Gli anni di Bruno” (Playground), cronaca famigliare fatta di dubbi e sentimenti inespressi. Successivamente il vernissage di Stefano Invernizzi con la sua personale dal titolo “Electricity” nella sede di Restart e di Novara Jazz nel cuore antico della città.

Introdotto dall’appassionato intervento del curatore Marco Tagliafierro, la mostra presenta una serie di acrilici originali e freschi. Una pittura “Super realista”, più che iperrealista (anche se all’iperrealismo deve effettivamente molto), come ha ricordato il curatore. Piuttosto originali le raffigurazioni di oggetti del nostro universo tecnologico come macchine fotografiche, tablet ecc, sovradimensionati rispetto agli umani circostanti che sembrano schernirli o prendersi gioco di loro.

Solo il tempo di vedere le opere (la mostra di Piazza Giovanetti, 2 è comunque aperta fino al 29 ottobre prossimo), ed eccoci tornati, come nella serata di esordio, nel salone dell’Arengo del Broletto per “Lockdown Memory” di Anna Doro Dorno regista, performer e artista visiva e Nicola Pianzola, drammaturgo e performer, ovvero il duo “Instabili vaganti”. La pièce (o meglio, l’azione scenica), ci riporta prepotentemente ai giorni del lockdown più duro, quando Anna Dora e Nicola, attraverso i mezzi di comunicazione streaming che tutti abbiamo usato per restare in contatto con gli altri, intessono una fitta rete comunicativa con altri performer, registi, artisti dal Cile all’India, dagli Stati Uniti alla Cina.

Per un motivo o per l’altro in questi paesi, durante la pandemia, stava accadendo anche altro: la rivolta cilena a Santiago, dittatura o semi-dittatura da sempre, i fatti del Balck Lives Matter negli USA, la visita di Trump e i ciclopici esodi di massa in India e, in Cina, la città di Wuhan, dalla quale tutto ha avuto inizio, e dove Anna Dora Doro e Nicola Pianzola, mantengono i contatti con una danzatrice cinese. Questi luoghi paradossalmente hanno potuto essere vicino proprio grazie alla lontananza inflitta da lockdown, e possono essere lontani proprio per lo stesso motivo.

La performance utilizza i linguaggi realisti dei video-reportage, qualche accenno di danza, il reading, il dialogo, il tutto su di una scena scarna ed essenziale fatta di due scrivanie e uno schermo per la proiezione. “Serve ancora fare teatro?” Si chiedono i performer in apertura? La domanda, non nuova, riprende vigore con il lockdown, ed è da sempre di quelle senza risposta. Ma se mi si concede una riflessione personale, a vedere dallo scarsa numero di spettatori presenti alla performance teatrale, la risposta potrebbe essere tragicamente negativa e non certo per la mancanza di stimoli alla riflessione che il suggestivo “Lockdown Memory” ha offerto, ma per la ormai sempre più palese inclinazione del pubblico, non solo novarese, al divertimento”facile”, alla pura evasione, al disimpegno cronico…

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