“L’ora della donna” al centro della celebrazione di San Gaudenzio

Il ruolo femminile nella società e nella Chiesa è stato il tema del “discorso alla città” del vescovo durante la messa pontificale questa mattina in Basilica. Su quella che potrebbe essere la sua ultima patronale Brambilla ha glissato: «Fra un anno potrei essere ancora qui»

“L’ora della donna” nella Chiesa e nel mondo. Questo l’argomento al centro dell’omelia – il discorso alla città che il vescovo – che il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla ha tenuto questa mattina, 22 gennaio, in Basilica durante la solenne messa pontificale della patronale di San Gaudenzio. La funzione religiosa, come da tradizione, è stata preceduta dal corteo che dal Municipio ha attraversato una parte del centro storico per giungere sino al tempio tibaldiano. Qui il sindaco Alessandro Canelli e le altre autorità hanno accolto il vescovo per compiere un altro momento simbolico che affonda le sue radici nei secoli passati: quello della Cerimonia del Fiore, attraverso la grande fioriera metallica che dalla volta si è abbassata e rialzata dopo essere stata “riempita” con i cesti precedentemente trasportati dai consiglieri comunali.

Sul “quadrante del tempo”, ha poi tetto monsignor Brambilla, «è giunta l’ora della donna, che non può essere considerata solo come madre o sposa. La dimensione femminile della vita è oggi balzata al centro dell’attenzione proprio nel momento in cui assistiamo nella società contemporanea a tante forme tragiche di violenza. Per questo bisogna ripensare al tema della donna a partire dall’esperienza della prossimità nella generazione dei figli».

Per il vescovo «se fino a non molto tempo fa la cultura sociale aveva fissato in modo ben definito i ruoli di maschile e femminile, i cambiamenti contemporanei hanno introdotto forti trasformazioni dei ruoli di genere, rendendo fluida l’identità psicologica e mettendo in crisi la polarità maschio – femmina».

E sul versante ecclesiale occorre attuare «un ripensamento della presenza della donna nelle comunità cristiane attraverso la promozione di una ministerialità diffusa e un suo coinvolgimento nei movimenti laicali e negli organismi di partecipazione». Su tutti i fronti occorre dunque «ripensare i ruoli della donna e dell’uomo nella Chiesa e nella società. La decostruzione dell’universo simbolico “androcentrico” nel lavoro e nell’impresa comporta la rimodulazione del corrispondente mondo simbolico “maternocentrico” che attraversa oggi molti processi educativi. Se diamo più spazio alle donne, saremo più umani e sarà giunta finalmente l’ora della donna».

Con quello che si è celebrato oggi, ha detto in apertura il vescovo, «giunge a compimento il dodicesimo anno di episcopato a Novara». Nei prossimi mesi, quando taglierà il traguardo dei 75 anni, dovrebbe essere collocato a riposo. Ma non è detta l’ultima parola. Già alla vigilia aveva ammesso di essere a disposizione delle scelte che assumerà il papa. Quindi, come ha confermato monsignor Brambilla ai rappresenti della stampa al termine della funzione religiosa, «fra un anno potrei essere ancora qui».

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“L’ora della donna” al centro della celebrazione di San Gaudenzio

Il ruolo femminile nella società e nella Chiesa è stato il tema del “discorso alla città” del vescovo durante la messa pontificale questa mattina in Basilica. Su quella che potrebbe essere la sua ultima patronale Brambilla ha glissato: «Fra un anno potrei essere ancora qui»

“L’ora della donna” nella Chiesa e nel mondo. Questo l’argomento al centro dell’omelia – il discorso alla città che il vescovo – che il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla ha tenuto questa mattina, 22 gennaio, in Basilica durante la solenne messa pontificale della patronale di San Gaudenzio. La funzione religiosa, come da tradizione, è stata preceduta dal corteo che dal Municipio ha attraversato una parte del centro storico per giungere sino al tempio tibaldiano. Qui il sindaco Alessandro Canelli e le altre autorità hanno accolto il vescovo per compiere un altro momento simbolico che affonda le sue radici nei secoli passati: quello della Cerimonia del Fiore, attraverso la grande fioriera metallica che dalla volta si è abbassata e rialzata dopo essere stata “riempita” con i cesti precedentemente trasportati dai consiglieri comunali.

Sul “quadrante del tempo”, ha poi tetto monsignor Brambilla, «è giunta l’ora della donna, che non può essere considerata solo come madre o sposa. La dimensione femminile della vita è oggi balzata al centro dell’attenzione proprio nel momento in cui assistiamo nella società contemporanea a tante forme tragiche di violenza. Per questo bisogna ripensare al tema della donna a partire dall’esperienza della prossimità nella generazione dei figli».

Per il vescovo «se fino a non molto tempo fa la cultura sociale aveva fissato in modo ben definito i ruoli di maschile e femminile, i cambiamenti contemporanei hanno introdotto forti trasformazioni dei ruoli di genere, rendendo fluida l’identità psicologica e mettendo in crisi la polarità maschio – femmina».

E sul versante ecclesiale occorre attuare «un ripensamento della presenza della donna nelle comunità cristiane attraverso la promozione di una ministerialità diffusa e un suo coinvolgimento nei movimenti laicali e negli organismi di partecipazione». Su tutti i fronti occorre dunque «ripensare i ruoli della donna e dell’uomo nella Chiesa e nella società. La decostruzione dell’universo simbolico “androcentrico” nel lavoro e nell’impresa comporta la rimodulazione del corrispondente mondo simbolico “maternocentrico” che attraversa oggi molti processi educativi. Se diamo più spazio alle donne, saremo più umani e sarà giunta finalmente l’ora della donna».

Con quello che si è celebrato oggi, ha detto in apertura il vescovo, «giunge a compimento il dodicesimo anno di episcopato a Novara». Nei prossimi mesi, quando taglierà il traguardo dei 75 anni, dovrebbe essere collocato a riposo. Ma non è detta l’ultima parola. Già alla vigilia aveva ammesso di essere a disposizione delle scelte che assumerà il papa. Quindi, come ha confermato monsignor Brambilla ai rappresenti della stampa al termine della funzione religiosa, «fra un anno potrei essere ancora qui».

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