Sul palco del Coccia, Paolo Cevoli con “Andavo ai 100 all’ora”

Lo spettacolo apre il cartellone "Comico" del teatro

Mercoledì 29 novembre alle 21, sul palco del teatro Coccia prende il via il cartellone “Comico” con Paolo Cevoli in “Andavo ai 100 all’ora”.

“Andavo ai 100 all’ora” cantava Gianni Morandi nel suo primo singolo. Era il 1962. E in quegli anni andare ai 100 all’ora sembrava una gran velocità… oggi se si va in autostrada a quella andatura ti suonano dietro, anche i camion trasporto suini. Come sono cambiate le cose in questi ultimi anni. Paolo Cevoli, classe 1958, nonno con due nipotini all’attivo, immagina di raccontare ai figli dei suoi figli com’era la vita quando lui era una bambino. Cose che oggi sembrano assurde: non c’era internet, i telefoni avevano la rotella, la TV era in bianco e nero; non c’erano il politicamente corretto, la raccolta differenziata (anche perché quasi non si produceva immondizia) e gli apericena. Un racconto personale che attraversa tutta la vita di Paolo fino ai giorni nostri non per dire che “una volta era meglio”, anzi!, ma per comprendere le nostre radici e ridere di noi stessi. 

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Sul palco del Coccia, Paolo Cevoli con “Andavo ai 100 all’ora”

Lo spettacolo apre il cartellone “Comico” del teatro

Mercoledì 29 novembre alle 21, sul palco del teatro Coccia prende il via il cartellone “Comico” con Paolo Cevoli in “Andavo ai 100 all’ora”.

“Andavo ai 100 all’ora” cantava Gianni Morandi nel suo primo singolo. Era il 1962. E in quegli anni andare ai 100 all’ora sembrava una gran velocità… oggi se si va in autostrada a quella andatura ti suonano dietro, anche i camion trasporto suini. Come sono cambiate le cose in questi ultimi anni. Paolo Cevoli, classe 1958, nonno con due nipotini all’attivo, immagina di raccontare ai figli dei suoi figli com’era la vita quando lui era una bambino. Cose che oggi sembrano assurde: non c’era internet, i telefoni avevano la rotella, la TV era in bianco e nero; non c’erano il politicamente corretto, la raccolta differenziata (anche perché quasi non si produceva immondizia) e gli apericena. Un racconto personale che attraversa tutta la vita di Paolo fino ai giorni nostri non per dire che “una volta era meglio”, anzi!, ma per comprendere le nostre radici e ridere di noi stessi. 

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