Taste Alto Piemonte “digitale” tira le somme

I “numeri” da soli parlano chiaro. Oltre 200 mila le persone raggiunte attraverso il web nei giorni dell’evento, più di 26 mila le interazioni e 400 i soggetti che si sono aggiunti a coloro che seguono già abitualmente i canali social del Consorzio. Sono questi i risultati di Taste Alto Piemonte 2020, la prima edizione della manifestazione tenutasi in questa circostanza in mono forzatamente digitale per il protrarsi della pandemia.

«All’inizio lo scetticismo era evidente – racconta Lorella Antoniolo, vicepresidente del Consorzio Nebbioli Alto Piemonte e delegata alle manifestazioni – Però, forzando un po’ la mano, sono riuscita a convincere non pochi e adesso posso dire che si è trattata di una scommessa vinta. Anzi, che potrebbe essere riproposta in una prossima occasione, anche quando le condizioni sanitarie consentiranno di tornare a organizzare manifestazioni come questa in presenza».

 

 

Il consorzio ha voluto in ogni caso essere vicino a tutti con questa nuova formula presentando il territorio, il suo prodotto e le ventisei aziende che hanno preso parte. Da un nome storico come quello di Ioppa di Romagnano Sesia, nata alla metà dell’Ottocento, prima ancora dell’Unità d’Italia, quando gli austriaci imponevano forti dazi ai vini piemontesi per essere consumati nel Lombardo-Veneto, giunta oggi alla settima generazione a una delle più giovani come la I dof mati di Sara Paladini e Valentina Cometto. Due giovani imprenditrici vitivinicole che vogliano dare un tocco in più appartenenza territoriale (il nome in dialetto sizzanese vuol dire “Le due ragazze”) al loro lavoro e al tempo stesso di femminilità in un settore dove le donne stanno sempre di più ritagliandosi spazio. Aspetto che Antoniolo non ha mancato di sottolineare.

Ma poi ci sono nomi tradizionali come quelli di Paolo Rovelotti, Stefano Vegis, Guido Platinetti, Tiziano Mazzoni, Francesco Brigatti, Pietro Cassina, Francesca Castaldi; e le aziende Antoniolo, Bianchi, Ca’ Nova, Centovigne, Franchino, Garrone, Comero, Delsignore, Roccolo, Imazio, La Palazzina, Pietraforata, Podere ai Valloni, Poderi Garona, Guardasole, Torraccia del Piantavigna e le biellesi Sella.

Tutti alla fine hanno partecipato alla realizzazione di minivideo individuali della durata di pochi minuti dove, «con tutta la spontaneità che avevamo chiesto, hanno avuto modo di presentarsi e raccontare la loro esperienza». Al di là dei risultati, il “messaggio” che il Consorzio ha voluto trasmettere con questa edizione di Taste Alto Piemonte è quello che «noi ci siamo e lavoreremo ancora di più per la valorizzazione del nostro prodotto e del nostro territorio, soprattutto in questo momento, dove il mondo della ristorazione sta particolarmente soffrendo». Con la speranza che al più presto la pandemia possa essere solo un brutto ricordo e si possa tornare ad alzare i calici tutti insieme. Non davanti allo schermo di un computer…

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Taste Alto Piemonte “digitale” tira le somme

I “numeri” da soli parlano chiaro. Oltre 200 mila le persone raggiunte attraverso il web nei giorni dell'evento, più di 26 mila le interazioni e 400 i soggetti che si sono aggiunti a coloro che seguono già abitualmente i canali social del Consorzio. Sono questi i risultati di Taste Alto Piemonte 2020, la prima edizione della manifestazione tenutasi in questa circostanza in mono forzatamente digitale per il protrarsi della pandemia. «All'inizio lo scetticismo era evidente - racconta Lorella Antoniolo, vicepresidente del Consorzio Nebbioli Alto Piemonte e delegata alle manifestazioni - Però, forzando un po' la mano, sono riuscita a convincere non pochi e adesso posso dire che si è trattata di una scommessa vinta. Anzi, che potrebbe essere riproposta in una prossima occasione, anche quando le condizioni sanitarie consentiranno di tornare a organizzare manifestazioni come questa in presenza».     Il consorzio ha voluto in ogni caso essere vicino a tutti con questa nuova formula presentando il territorio, il suo prodotto e le ventisei aziende che hanno preso parte. Da un nome storico come quello di Ioppa di Romagnano Sesia, nata alla metà dell'Ottocento, prima ancora dell'Unità d'Italia, quando gli austriaci imponevano forti dazi ai vini piemontesi per essere consumati nel Lombardo-Veneto, giunta oggi alla settima generazione a una delle più giovani come la I dof mati di Sara Paladini e Valentina Cometto. Due giovani imprenditrici vitivinicole che vogliano dare un tocco in più appartenenza territoriale (il nome in dialetto sizzanese vuol dire “Le due ragazze”) al loro lavoro e al tempo stesso di femminilità in un settore dove le donne stanno sempre di più ritagliandosi spazio. Aspetto che Antoniolo non ha mancato di sottolineare. Ma poi ci sono nomi tradizionali come quelli di Paolo Rovelotti, Stefano Vegis, Guido Platinetti, Tiziano Mazzoni, Francesco Brigatti, Pietro Cassina, Francesca Castaldi; e le aziende Antoniolo, Bianchi, Ca' Nova, Centovigne, Franchino, Garrone, Comero, Delsignore, Roccolo, Imazio, La Palazzina, Pietraforata, Podere ai Valloni, Poderi Garona, Guardasole, Torraccia del Piantavigna e le biellesi Sella. Tutti alla fine hanno partecipato alla realizzazione di minivideo individuali della durata di pochi minuti dove, «con tutta la spontaneità che avevamo chiesto, hanno avuto modo di presentarsi e raccontare la loro esperienza». Al di là dei risultati, il “messaggio” che il Consorzio ha voluto trasmettere con questa edizione di Taste Alto Piemonte è quello che «noi ci siamo e lavoreremo ancora di più per la valorizzazione del nostro prodotto e del nostro territorio, soprattutto in questo momento, dove il mondo della ristorazione sta particolarmente soffrendo». Con la speranza che al più presto la pandemia possa essere solo un brutto ricordo e si possa tornare ad alzare i calici tutti insieme. Non davanti allo schermo di un computer...

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