Tra le macerie dell’Aquila è andato in scena lo spettacolo di Claudia Caldarano

Al Broletto il pomeriggio di Nu Arts & Community che è poi proseguito a Nòva con Ninos du Brasil

Una raccolta di piccoli frammenti di macerie e di piccole cose sistemate in forma sinuosa a ricordare una colonna vertebrale, e la danzatrice Claudia Caldarano accovacciata ad una delle due estremità della fila di schegge e oggetti, accolgono il pubblico che entra nel salone dell’Arengo del Broletto. C’è attesa nell’aria e una volta fatto accomodare il pubblico, lo spettacolo ha inizio. Solo che non si tratta propriamente di uno “spettacolo”, si tratta piuttosto di una “meditazione corporale” di questa danzatrice contemporanea che si cimenta su un tema doloroso, quello del ricordo e lo fa con lo strumento della danza, il corpo. “Annotazioni su preistorico” su coreografia di Virgilio Sieni, prodotto dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Contemporanea “Luigi Pecci” di Prato, è l’appuntamento del tardo pomeriggio di “Nu Arts & Community” andato in scena sabato 25 settembre.

Claudia Caldarano percorre la lunga fila di detriti ingaggiando un combattimento corporale col ricordo, poiché quelli non sono detriti qualsiasi, ma sono piccoli resti delle case dell’Aquila e del loro contenuto raccolti dopo il terremoto che distrusse la città. Il corpo della danzatrice si pone in un rapporto di partecipazione dinamica ed empatica con queste tracce di “preistoria” del ricordo. La preistoria è in fondo un enigma moderno e il titolo della performance utilizza proprio questo termine, quasi a sancire il luogo dove è collocato il ricordo che appartiene sempre a qualcosa avvenuto”prima”, quasi a ribadire la volontà di evocarlo, ma anche di iniziare una nuova storia e la partecipazione emozionale di Claudia Caldarano ci porta oltre il virtuosismo artistico. Il contorcersi del corpo sulle corde del ricordo e l’interazione lenta, solenne con gli oggetti, fanno di questa performance, quasi una preghiera laica sul dramma vissuto e mai dimenticato da quelle popolazioni. La musica è un discreto e indistinto sussurro elettronico che accompagna il movimento lento e meditato. La danzatrice percorre tutta la lunga teoria di schegge e frammenti, riposizionandoli leggermente, col gesto di chi depone e dà nuova dignità ad un frammento di vita.

“Nu Arts & Community” è proseguito in serata allo spazio Nòva con l’esibizione (e il contrasto con quanto visto nel pomeriggio è piuttosto stridente), dei “Ninos du Brasil” alias Nico Vascellari e Nicolò Fortuni, figure di musicisti che propongono un’immersione totale tra samba ed elettronica, “batucada” e “noise”. Il risultato è un pandemonio ritmico che lascia poco spazio a ciò che non sia liberazione dinamica (e tribale) del corpo che il pubblico composto da giovani, o non più giovani che fanno finta di esserlo ancora, sembra apprezzare molto. Figure leggendarie e mitologiche, così le definisce la rivista “Rockyt”, forse anche perché nobilitate dalla loro presenza in occasioni di un certo rilievo come il festival “Dissonanze” o la “Biennale Architettura” di Venezia. Io mi sono limitato ad ascoltare, anzi a sentire…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Al Broletto il pomeriggio di Nu Arts & Community che è poi proseguito a Nòva con Ninos du Brasil

Una raccolta di piccoli frammenti di macerie e di piccole cose sistemate in forma sinuosa a ricordare una colonna vertebrale, e la danzatrice Claudia Caldarano accovacciata ad una delle due estremità della fila di schegge e oggetti, accolgono il pubblico che entra nel salone dell’Arengo del Broletto. C’è attesa nell’aria e una volta fatto accomodare il pubblico, lo spettacolo ha inizio. Solo che non si tratta propriamente di uno “spettacolo”, si tratta piuttosto di una “meditazione corporale” di questa danzatrice contemporanea che si cimenta su un tema doloroso, quello del ricordo e lo fa con lo strumento della danza, il corpo. “Annotazioni su preistorico” su coreografia di Virgilio Sieni, prodotto dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Contemporanea “Luigi Pecci” di Prato, è l’appuntamento del tardo pomeriggio di “Nu Arts & Community” andato in scena sabato 25 settembre.

Claudia Caldarano percorre la lunga fila di detriti ingaggiando un combattimento corporale col ricordo, poiché quelli non sono detriti qualsiasi, ma sono piccoli resti delle case dell’Aquila e del loro contenuto raccolti dopo il terremoto che distrusse la città. Il corpo della danzatrice si pone in un rapporto di partecipazione dinamica ed empatica con queste tracce di “preistoria” del ricordo. La preistoria è in fondo un enigma moderno e il titolo della performance utilizza proprio questo termine, quasi a sancire il luogo dove è collocato il ricordo che appartiene sempre a qualcosa avvenuto”prima”, quasi a ribadire la volontà di evocarlo, ma anche di iniziare una nuova storia e la partecipazione emozionale di Claudia Caldarano ci porta oltre il virtuosismo artistico. Il contorcersi del corpo sulle corde del ricordo e l’interazione lenta, solenne con gli oggetti, fanno di questa performance, quasi una preghiera laica sul dramma vissuto e mai dimenticato da quelle popolazioni. La musica è un discreto e indistinto sussurro elettronico che accompagna il movimento lento e meditato. La danzatrice percorre tutta la lunga teoria di schegge e frammenti, riposizionandoli leggermente, col gesto di chi depone e dà nuova dignità ad un frammento di vita.

“Nu Arts & Community” è proseguito in serata allo spazio Nòva con l’esibizione (e il contrasto con quanto visto nel pomeriggio è piuttosto stridente), dei “Ninos du Brasil” alias Nico Vascellari e Nicolò Fortuni, figure di musicisti che propongono un’immersione totale tra samba ed elettronica, “batucada” e “noise”. Il risultato è un pandemonio ritmico che lascia poco spazio a ciò che non sia liberazione dinamica (e tribale) del corpo che il pubblico composto da giovani, o non più giovani che fanno finta di esserlo ancora, sembra apprezzare molto. Figure leggendarie e mitologiche, così le definisce la rivista “Rockyt”, forse anche perché nobilitate dalla loro presenza in occasioni di un certo rilievo come il festival “Dissonanze” o la “Biennale Architettura” di Venezia. Io mi sono limitato ad ascoltare, anzi a sentire…

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