Umberto Orsini torna a Novara e tutta la città lo abbraccia. Il suo ritorno non è solo l’occasione per ascoltarlo al Teatro Coccia – dove nel fine settimana interpreterà “Le memorie di Ivan Karamazov”, spettacolo che lo scorso anno ha aperto la stagione al Paolo Grassi di Milano – ma è un vero e proprio regalo che l’attore ha voluto fare a Novara e ai novaresi. Di recente Orsini, 89 anni, tra i Maestri del teatro italiano, ha infatti prestato la sua voce al progetto che porta il suo nome: “Umberto Orsini racconta Novara” realizzato da Rest-Art in occasione di NU Arts and Community 2023 (realizzato on il sostegno del Comune di Novara e della Azienda Turistica Locale, in collaborazione con il Centro Studi Letterari di Novara e il Circolo dei Lettori): un percorso in 25 tappe tra luoghi simbolo e monumenti della città raccontati da autori quali Vassalli, Graziosi, La Marchesa Colombi e letti dall’attore. Sarà sufficiente inquadrare i QrCode presenti nei luoghi interessati o sulle mappe distribuite in tutta la città (25 mila copie stampate dall’Atl) per ascoltare i testi con la voce di Orsini.
Una performance preziosa ed esclusiva, che non si ferma nel tempo e che va riascoltata infinite volte.
«Pensavo ci volessero i giorni per registrare le letture, invece quella mattina mi sono svegliato bene e in poche ore abbiamo fatto tutto» ha commentato Orsini che ieri, 4 ottobre, ha incontrato il pubblico nel foyer del Coccia strapieno di persone.
E poi ha parlato dello spettacolo. «Nasce da una proposta di Luca Micheletti, che firma la regia. Baritono, tra i maggiori interpreti attuali scoperto da Riccardo Muti: mi piaceva l’idea di essere diretto da un amico che fosse anche una star. Questo testo mi ricorda lo sceneggiato del ‘69 visto da 14 milioni di persone nel quale io interpretavo Ivan, il personaggio nichilista della storia. Nel romanzo di Dostoevskij, la fine di Ivan non viene descritta e questa è stata l’idea di partenza per scrivere lo spettacolo».
Orsini ha anche raccontato di essersi ispirato alla scrittrice francese Nathalie Sarraute: «La vera vita degli uomini e delle cose comincia solo dopo la loro scomparsa, scrive l’autrice. Questo mi ha suggerito una cosa e cioè che il personaggio di Ivan chiede all’autore un finale, che invece nel romanzo non c’è: noi glielo abbiamo dato».
«Lo spettacolo è un monologo di circa un’ora e un quarto, anche se monologo non sembra. Sarò solo sulla scena e non userò il microfono perché credo che il teatro debba trasmettere le emozioni e la fatica dell’attore. Noi siamo così: ci riempiamo di parole che non avremmo mai pensato di pronunciare, ma siamo solo il tramite delle parole di qualcun altro».
«Questo spettacolo mi piace perché è il punto di arrivo di un percorso professionale che attraverso la scelta di titoli di qualità ha segnato gli anni. Sono spettacoli su cui ho investito e che non cedono alle logiche di certe istituzioni teatrali. Grazie a queste scelte e alla compagnia che porta il mio nome posso ancora oggi ricercare la verità attraverso la bellezza» ha concluso il Maestro.