«A Novara ci sono stato più di vent’anni per uno spettacolo di Capodanno. Ma questa volta la considero la prima volta: Don Pasquale è un’opera di grande maturità artistica, un traguardo che anch’io sento di aver raggiunto dopo anni di questo lavoro». Lui è Roberto Gianola, bacchetta nota al panorama nazionale e internazionale, che questa sera e domani, 22 e 23 luglio, dirigerà il Don Pasquale di Donizetti prodotto dagli allievi dell’Accademia AMO del Teatro Coccia – in coproduzione con l’associazione culturale Euritmus di Rovereto – e che andrà in scena nel cortile del castello.
«Ci sono passaggi che mi ricordano Verdi, ad esempio il finale del primo atto richiama il Nabucco – prosegue il Maestro – poi mi rendo conto che è il contrario: se Donizetti è stato molto condizionato da Rossini, sicuramente nelle opere di Verdi c’è una forte influenza donizettiana. I recitativi, poi, sono molto difficili perché vengono accompagnati non da un solo strumento, ma da tutta l’orchestra e dietro c’è un lavoro di precisione».
In buca ci sarà l’Orchestra Sinfonica delle Alpi «giovani di grande talento che stanno facendo un buon lavoro nonostante le poche prove e il caldo che non lascia tregua – continua Gianola -. Un entusiasmo giovanile che ho riscontrato anche nei cantanti: magari non c’è la perfezione, ma sono alle prime esperienze e hanno bisogno di essere supportati in modo positivo: con loro sento di avere un atteggiamento paterno, cerco il contatto visivo in modo che si sentano rassicurati. Sono esperienze che puoi fare solo in teatri come il Coccia, di piccole dimensioni, dove il clima, a differenza delle grandi fondazioni, è confidenziale e soprattutto si fa formazione. E poi mi trovo bene perché sono vicino a casa: sono abituato a prendere l’aereo e stare lontano per settimane; da qui invece torno tutte le sere».
Gianola, infatti, vive a Bellano, sulle sponde del lago di Como, dove organizza un concorso per cantanti lirici, quest’anno giunto alla sesta edizione: «Si svolgerà la prossima settimana e, come ogni anno, ci sarà una giuria internazionale in grado di garantire ai vincitori importanti scritture nei teatri italiani con sviluppi di carriera incredibili».
Da nove anni il Maestro è anche direttore artistico del Teatro dell’opera di Istanbul: «Purtroppo in Italia sono rimaste poche le fondazioni, all’estero ce ne sono molte di più con un amore verso la nostra opera lirica che noi, invece, non difendiamo abbastanza – aggiunge -. Abbiamo potenzialità che spesso non siamo in grado di sfruttare, mentre in certe parti del mondo, in Oriente in modo particolare, lavorano tantissimo con le nostre opere. Ma devo ammettere che un cantante italiano ha qualcosa in più di imbattibile».