Perché leggere il libro di Annalena Benini, la giornalista nominata recentemente direttore del Salone del Libro dal titolo Annalena, edito da Einaudi?
Non è un’autobiografia dell’autrice e nemmeno una biografia , se non a grandi linee, di Annalena Tonelli, cugina di terzo grado della Benini, che dopo una brillante laurea in Giurisprudenza, bella e piena di vita, lascia tutto per andare a vivere con i poveri del Kenia e poi della Somalia fino ad essere uccisa dopo 35 anni con un colpo di fucile alla testa.
Non è un romanzo , non è un saggio, è un libro singolare come la vita della Tonelli che non era una suora, nemmeno laica, ma è stata una mistica, non era un missionario e non voleva convertire nessuno, non era un medico eppure ha guarito e salvato centinaia di migliaia di persone dalla Tbc, dall’AIDS, dalle malattie intestinali, fondando ospedali.
Non era madre eppure ha avuto decine di figli adottivi che ha allattato, curato , cullato, baciato, con cui ha giocato e ha seguito anche da grandi.
Non ha mai avuto un Amore, perché aveva troppo amore da dare e riversarlo su una persona sola l’avrebbe distrutta.
Non cercava alcuna pubblicità , non voleva rilasciare interviste, farsi fotografare , convincere nessuno eppure ha cambiato la vita di molti che poi hanno condiviso le sue scelte.
Singolare la vita di Annalena Tonelli e quindi difficilissimo rendere un’idea di ciò che è stata, che è perfino più di quello che ha fatto.
La Benini scrive il libro dopo essere quasi morta per una pleurite e quindi ha dovuto farsi inevitabilmente delle domande sul senso, il valore e il fine della vita.
Domande che hanno una sola risposta : l’Amore e così è stato per due grandi donne del Novecento come Simone Weil e Etty Hillesum per caso morte quel giorno del 1943 in cui nasceva Annalena Tonelli, anche loro per non essersi accontentate di aiutare i poveri , ma per essere fino in fondo come loro, una di loro.
La Carità mai citata, nemmeno una volta, in questo libro raro, breve, prezioso, difficile eppure scorrevolissimo e chiaro domina Tutto perché come dice Paolo: “ Tutto copre, tutto spera, tutto sopporta, non avrà mai fine. “