Chi è il mio prossimo ?: la nuova Lettera Pastorale di Mons. Brambilla 

Il Vescovo Mons. Franco Giulio Brambilla ha consegnato alla Chiesa di Novara la sua nuova Lettera Pastorale dal titolo: “ Chi è il mio prossimo ?”

Un documento breve ma molto denso di riflessioni e suggestioni per i credenti impegnati della Diocesi di San Gaudenzio.

La domanda è proprio quella dello scriba che nel Vangelo si racconta che abbia posto a Gesù proprio questa domanda: “ Chi è il mio prossimo? “ in relazione alla risposta di Gesù sempre ad un’ altra sua interrogazione : “ Come guadagnare la vita eterna “ che il Vescovo Brambilla traduce come “ vita piena o felicità.

Il Prossimo per Gesù , ci dice il presule novarese, sono tutti gli uomini e le donne che percorrono la strada della vita simboleggiata dal tratto fra Gerusalemme e Gerico in cui un uomo incontra i briganti che lo derubano di tutto e lo lasciano mezzo morto, cioè incontra i drammi della vita che generano violenza e povertà ma poi incontra un altro uomo che lo cura con l’olio e con il vino, se lo carica e lo ricovera a sue spese in un albergo. 

Il Prossimo è davvero tutti gli uomini, senza distinzioni di nazionalità ed etnia, nemmeno di religione, senza nemmeno distinzioni sociali perché ogni uomo può essere bisognoso non solo materialmente ma di dignità e di rispetto  e di riconoscimento e di amore.

Farsi carico del bisogno di un altro ma non solo per gratificarci o renderlo simile a noi, nemmeno per farlo Cristiano, ma perché si guarda con lo sguardo di Dio, lo si vuole liberare dal bisogno, per essere un fratello che poi possa anche a lui aiutare gli altri a liberarsi dal bisogno.

La Carità per la Chiesa è dunque certamente quella che si vive aiutando il prossimo fuori dalla Chiesa ma anche quella che si vive dentro la Chiesa come Comunità e cercare di aiutare il prossimo subito senza attendere la risoluzione dei problemi sociali ma anche cerca di cambiare la società, le sue logiche e i suoi criteri che se ingiusti producono la stessa povertà. 

La Carità dunque è la stessa vita della Chiesa ma deve essere capace anche di generare nuove esperienze sociali in uno spazio che è prima delle istituzioni e della politica che non lo possono esaurire.

Nel contempo la Chiesa deve ancora educare all’impegno politico come “ la forma più alta della carità “( Paolo VI) evitando che anche i credenti lo vedano solo come uno spazio di compromessi e di sporcizia. 

La Comunità Cristiana deve essere capace di leggere e comprendere le nuove forme di povertà e le loro cause e di individuare nuove forme di servizio anche in anticipo e come esempio e non solo percorrere strade già affollate e consolidate da tempo.

La Lettera  del Vescovo evita quindi di entrare in dettagli operativi quanto piuttosto vuole richiamare all’urgenza della Carità di Cristo come elemento centrale della vita Cristiana al pari della Parola di Dio e dell’ Eucarestia, argomenti che aveva affrontato negli scorsi anni in precedenti Lettere Pastorali.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Chi è il mio prossimo ?: la nuova Lettera Pastorale di Mons. Brambilla 

Il Vescovo Mons. Franco Giulio Brambilla ha consegnato alla Chiesa di Novara la sua nuova Lettera Pastorale dal titolo: “ Chi è il mio prossimo ?"

Un documento breve ma molto denso di riflessioni e suggestioni per i credenti impegnati della Diocesi di San Gaudenzio.

La domanda è proprio quella dello scriba che nel Vangelo si racconta che abbia posto a Gesù proprio questa domanda: “ Chi è il mio prossimo? “ in relazione alla risposta di Gesù sempre ad un’ altra sua interrogazione : “ Come guadagnare la vita eterna “ che il Vescovo Brambilla traduce come “ vita piena o felicità.

Il Prossimo per Gesù , ci dice il presule novarese, sono tutti gli uomini e le donne che percorrono la strada della vita simboleggiata dal tratto fra Gerusalemme e Gerico in cui un uomo incontra i briganti che lo derubano di tutto e lo lasciano mezzo morto, cioè incontra i drammi della vita che generano violenza e povertà ma poi incontra un altro uomo che lo cura con l’olio e con il vino, se lo carica e lo ricovera a sue spese in un albergo. 

Il Prossimo è davvero tutti gli uomini, senza distinzioni di nazionalità ed etnia, nemmeno di religione, senza nemmeno distinzioni sociali perché ogni uomo può essere bisognoso non solo materialmente ma di dignità e di rispetto  e di riconoscimento e di amore.

Farsi carico del bisogno di un altro ma non solo per gratificarci o renderlo simile a noi, nemmeno per farlo Cristiano, ma perché si guarda con lo sguardo di Dio, lo si vuole liberare dal bisogno, per essere un fratello che poi possa anche a lui aiutare gli altri a liberarsi dal bisogno.

La Carità per la Chiesa è dunque certamente quella che si vive aiutando il prossimo fuori dalla Chiesa ma anche quella che si vive dentro la Chiesa come Comunità e cercare di aiutare il prossimo subito senza attendere la risoluzione dei problemi sociali ma anche cerca di cambiare la società, le sue logiche e i suoi criteri che se ingiusti producono la stessa povertà. 

La Carità dunque è la stessa vita della Chiesa ma deve essere capace anche di generare nuove esperienze sociali in uno spazio che è prima delle istituzioni e della politica che non lo possono esaurire.

Nel contempo la Chiesa deve ancora educare all’impegno politico come “ la forma più alta della carità “( Paolo VI) evitando che anche i credenti lo vedano solo come uno spazio di compromessi e di sporcizia. 

La Comunità Cristiana deve essere capace di leggere e comprendere le nuove forme di povertà e le loro cause e di individuare nuove forme di servizio anche in anticipo e come esempio e non solo percorrere strade già affollate e consolidate da tempo.

La Lettera  del Vescovo evita quindi di entrare in dettagli operativi quanto piuttosto vuole richiamare all’urgenza della Carità di Cristo come elemento centrale della vita Cristiana al pari della Parola di Dio e dell’ Eucarestia, argomenti che aveva affrontato negli scorsi anni in precedenti Lettere Pastorali.

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