Abbiamo avuto nelle scorse settimane una levata di scudi generale a difesa degli Auguri di Buon Natale e per non annacquarli in un generico Buone Feste.
Lo stesso Papa Francesco ha definito l’iniziativa della Commissione Europea come anacronistica, un tentativo già fatto ad esempio sotto le dittature atee di abolire la festività del Natale.
Negli scorsi anni abbiamo avuto momenti di difesa del Presepio in ambienti come la scuola dove qualcuno non lo voleva per rispettare la non credenza e le altre tradizioni religiose così come anche i canti natalizi religiosi.
Da anni però la predicazione della Chiesa e degli stessi Papi si scaglia contro la continua degenerazione consumistica del Natale che lo ha portato a incentrarsi sui regali e sulle luminarie e per questo a dilatarsi fino a partire da novembre.
Anche questa è una difesa del Natale, almeno del suo senso più originale cristiano, una battaglia però piu difficile ancora di quella per gli Auguri e forse già persa da tempo.
La pandemia ha messo in crisi però anche il nuovo significato consumistico del Natale a causa dei lockdown, delle chiusure , della lotta agli assembramenti e perfino ai mercatini natalizi e alle cene rischiando di travolgere anche quei momenti di riunione familiare che abbiamo nel tempo sempre più confinato proprio a Natale e nello stesso tempo però favorendoli proibendo i viaggi.
Il Natale è quindi un po’ in crisi e forse lo è da sempre, dai suoi inizi quando Maria e Giuseppe dovettero rifugiarsi in una grotta perché non c’era più posto all’albergo, uno dei casi più celebri di sold out e dovettero subito dopo nascondersi in Egitto.
Intanto spesso ci si deve difendere dallo stesso Natale: faticoso con le sue catene di cene e regali da comprare e preparare e i suoi obblighi sociali e aziendali, familiari e pubblici, i suoi vecchi e nuovi doverosi rituali dallo shopping ai cinepanettoni e prima ancora confessioni e messe.
La Festa dovrebbe essere un momento di riposo, di libertà, di gratuità, di liberazione da obblighi , obbiettivi, risultati, ritmi e tempi stringenti e saturi ma il Natale rischia sempre di uscire dalla dimensione della Festa per essere un’ennesima fatica , un periodo stressante e di intenso lavoro da cui uscire al più presto.
Anche la tanta solidarietà che a Natale si esprime rischia di concentrarsi troppo in pochi giorni facendoci dimenticare che la solidarietà è necessaria tutto l’anno, magari anche più che a Natale.
Natale quindi non è mai facile e semplice, lo è sempre meno e lo sarà ancora più difficile e magari pesante.
Dunque a maggior ragione Buon Natale a ciascuno e a Tutti.
Una risposta
Amiamo il Natale per il suo simbolo, gli atei si arrangino con le loro cene , il loro champagne, la loro frenesia per gli acquisti. Buon Natale!