La tradizione dell’imprenditoria novarese è sempre stata quella di non disdegnare un impegno diretto in politica. Pensiamo a Giancarlo Lombardi, uomo di punta della Confindustria novarese e nazionale, diventato ministro della Pubblica Istruzione e deputato.
Così è stato anche per la famiglia Boroli, proprietaria di De Agostini e i cui esponenti sono stati spesso candidati al parlamento per l’allora PLI fino a Silvano Boroli eletto poi al senato nel collegio di Novara per Forza Italia.
Non disdegna l’impegno politico nemmeno l’ultima generazione di imprenditori novaresi: può essere un impegno più amministrativo come quello di Fabio Ravanelli chiamato dal sindaco Canelli a presidente della Fondazione Teatro Coccia e quello oggi di Nicola Drago, Ad della De Agostini casa editrice, la holding gestisce varie attività non editoriali, 46 anni, fondatore del movimento politico ioCambio.
IoCambio non è un partito politico che presenta suoi candidati alle elezioni politiche o locali ma un gruppo di pressione interessato alle riforme costituzionali e in particolare a dare più forza al Governo introducendo il premierato elettivo a cui per evitare fraintendimenti autoritari vorrebbero mettere un limite di due mandati, insieme ad uno statuto speciale per i diritti delle minoranze e un quorum di due terzi per l’elezione del presidente della Repubblica per evitare che sia appannaggio della maggioranza che esprime il Premier.
In questo senso va il suo saggio che ha appena pubblicato per i tipi della UTET: “Il premierato non è di destra”.
Le riforme costituzionali come il passaggio dal proporzionale al maggioritario, anche se non ha toccato la Costituzione in senso stretto, hanno sempre visto un forte schieramento di imprenditori a sostegno.
Con Segni fu determinante l’appoggio della Confindustria di Luigi Abete e di Luca di Montezemolo e molti altri che volevano una maggiore stabilità degli esecutivi per dare più forza all’economia italiana con la continuità delle politiche.
Confindustria appoggiò il tentativo di riforma di Renzi che poi non passò il referendum. Ora vedremo come e se Meloni a corto di appoggi, oltre il centrodestra, saprà avvalersi di sostegni esterni come potrebbero essere quelli di imprenditori come il novarese Drago oppure ne diffiderà perché, magari, con il tempo, potrebbero diventare pericolosi concorrenti.