Non c’è da stupirsi se Elly Schlein si candiderà , ancora non lo ha deciso, a Segretario del Pd ma ha già comunicato che parteciperà al congresso costituente del Pd di cui ha fatto parte finché non
ne è uscita in polemica con Renzi, rimanendo eurodeputato del PSE, con cui si è alleata nelle Regionali del 2019 e infine è stata eletta deputato sempre nelle liste del Pd il 25 settembre.
Una donna è oggi capo del Governo e proviene da un partito di destra, che discende dall’ estrema destra, un partito che è stato per lungo tempo piccolo e considerato inidoneo a guidare la coalizione di centrodestra proprio perché non di centro, non moderato.
La parabola politica della Meloni che succede ad un tecnico come Draghi è questa.
Oggi Meloni guida un partito di governo che rappresenta più del 26% degli elettori , senza sfoggiare un lungo corso di onori nelle istituzioni governative .
Certamente nel corso della campagna elettorale appena conclusasi ha dovuto annacquare alcune sue posizioni più oltranziste, rassicurare le cancellerie europee e i moderati e nel contempo anche la sua base tradizionale, un po’ rinnegare e un po’ continuare.
Anche le sue prime mosse governative sono un misto di scelte identitarie, tipo la politica contro gli sbarchi e la lotta ai rave party e di scelte di mediazione e realismo come sul bilancio e la manovra finanziaria.
Insomma si è sfatato in buona parte il pregiudizio che in Italia si possa vincere e governare solo partendo e provenendo dal centro.
Si è sfatato per il centrodestra ed ora è inesorabile che si sfati o si voglia sfatare nel centrosinistra.
È questa la forza della Schlein che non proviene dalla sinistra diessina e nemmeno da quella democristiana e nel contempo ha sempre avuto posizioni radicali sui temi ambientali e sociali.
La Schlein non sembra possedere la cifra della moderazione e della mediazione, almeno in partenza, ma non significa che non la possa acquisire via via che dovesse assumere posizioni di maggiore responsabilità politica e forse, in un prossimo futuro, di governo.
Il confronto, che posizioni di Terzo Polo alla Renzi ma la stessa posizione di Conte vorrebbero evitare, diventerebbe questa volta fra un’inedita formazione di destra-centro come Fdi e una nuova formazione più di sinistra che di centro che sarebbe il Pd di Elly Schlein.
Nel Pd è probabile che più di uno e una non sia d’accordo per convinzione personale e per convenienza personale ma la spinta delle dinamiche politiche è ormai questa.