No, non credo come dice Belpoliti che oggi, a causa di Whatsapp non sappiamo più attendere.
Credo che sempre i giovani abbiano saputo attendere poco: credo che anche quando non c’era Wp e non c’erano i telefonini l’impazienza bruciasse i giovani.
L’impazienza di diventare adulti e padroni del proprio destino, l’impazienza di essere amati e amare completamente, l’impazienza di riparare le ingiustizie e cambiare la società .
Forse il problema è che oggi l’età giovanile , quella dell’impazienza si dilata quasi infinitamente e anche gli adulti rimangono impazienti e l’attesa si dilata pure così tanto che alla fine non sai più cosa e chi attendere.
Il contrario dell’ attesa che secondo Politi è distrutta da Whatsapp che viene dopo Sms, telefonate, lettere e segnali di fumo non e’ l’impazienza, il non sopportare il tempo della distanza in cui si maturano rapporti e sentimenti ma il non attendersi più niente da nessuno, l’indifferenza e il credere di avere già tutto.
L’attesa, cioè il desiderio dell’ uomo di avere il Tutto, cioè il Bello e la Verità, che è più e meglio dell’utile e del conveniente è inestinguibile, non c’è Whatsapp o social che tenga, che semmai aumenta il nostro desiderio , la nostra ricerca e anche le nostre frustrazioni e le nostre speranze in questa infinita ricerca.