Giudici tirati per la toga

Siamo abituati in Italia a una lotta politica che strumentalizza tutto e tutti: dai libri dei generali agli spot dei supermercati e spesso anche la magistratura, i singoli giudici, le singole sentenze. È difficile ed è strano vedere che una stessa parte politica, in questo caso il centrodestra, attacchi i giudici per motivi opposti e contrari.

Da una parte, infatti, il centrodestra sostiene che i giudici abbiano troppi poteri in materia di intercettazioni e soprattutto la possibilità di limitare la libertà personale utilizzando l’arresto e la carcerazione preventiva. Dall’altra se il giudice libera gli arrestati o i fermati sempre per il centrodestra il giudice si fa addirittura complice dell’illegalità e dei reati che verranno commessi dalla persona liberata. 

Gli stessi giudici, a volte veramente gli stessi, sono dipinti un giorno come crudeli carcerieri e il giorno dopo come insensibili alle esigenze della sicurezza dei cittadini.

È evidente che mentre il giudice deve applicare e interpretare la legge, scritta spesso in modo confuso e contraddittorio dai politici, tale da giustificare più decisioni – e può anche sbagliare ma per questo esistono più gradi di giudizio e la possibilità dell’appello – il politico agisce più sull’onda emozionale del momento.

Un giorno si ricorda una persona tenuta a lungo in carcere innocente e allora l’indignazione dei cittadini sarà grande e il politico la cavalcherà, il giorno dopo un delinquente appena rilasciato, anche legittimamente per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva o per aver scontato interamente la pena, commette di nuovo un grave reato: ecco di nuovo il politico cavalcare la giusta indignazione.

Nel mezzo la volontà di depenalizzare il più possibile per sfollare le carceri e prima i tribunali unita alla volontà di aumentare le pene e introdurne di nuove. 

Al mattino il politico si sveglia garantista, addirittura iper garantista, allergico a manette e prigioni, alla sera è già diventato giustizialista, pronto a mettere il più possibile la gente al fresco.

Il risultato è che diventa ancora più difficile l’esercizio della giustizia, non solo il giudice che non deve tenere conto dei ragionamenti ma anche degli sragionamenti del politico, ma anche per il cittadino comune che finisce con non capire più niente. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Giudici tirati per la toga

Siamo abituati in Italia a una lotta politica che strumentalizza tutto e tutti: dai libri dei generali agli spot dei supermercati e spesso anche la magistratura, i singoli giudici, le singole sentenze. È difficile ed è strano vedere che una stessa parte politica, in questo caso il centrodestra, attacchi i giudici per motivi opposti e contrari.

Da una parte, infatti, il centrodestra sostiene che i giudici abbiano troppi poteri in materia di intercettazioni e soprattutto la possibilità di limitare la libertà personale utilizzando l’arresto e la carcerazione preventiva. Dall’altra se il giudice libera gli arrestati o i fermati sempre per il centrodestra il giudice si fa addirittura complice dell’illegalità e dei reati che verranno commessi dalla persona liberata. 

Gli stessi giudici, a volte veramente gli stessi, sono dipinti un giorno come crudeli carcerieri e il giorno dopo come insensibili alle esigenze della sicurezza dei cittadini.

È evidente che mentre il giudice deve applicare e interpretare la legge, scritta spesso in modo confuso e contraddittorio dai politici, tale da giustificare più decisioni – e può anche sbagliare ma per questo esistono più gradi di giudizio e la possibilità dell’appello – il politico agisce più sull’onda emozionale del momento.

Un giorno si ricorda una persona tenuta a lungo in carcere innocente e allora l’indignazione dei cittadini sarà grande e il politico la cavalcherà, il giorno dopo un delinquente appena rilasciato, anche legittimamente per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva o per aver scontato interamente la pena, commette di nuovo un grave reato: ecco di nuovo il politico cavalcare la giusta indignazione.

Nel mezzo la volontà di depenalizzare il più possibile per sfollare le carceri e prima i tribunali unita alla volontà di aumentare le pene e introdurne di nuove. 

Al mattino il politico si sveglia garantista, addirittura iper garantista, allergico a manette e prigioni, alla sera è già diventato giustizialista, pronto a mettere il più possibile la gente al fresco.

Il risultato è che diventa ancora più difficile l’esercizio della giustizia, non solo il giudice che non deve tenere conto dei ragionamenti ma anche degli sragionamenti del politico, ma anche per il cittadino comune che finisce con non capire più niente. 

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