Papa Francesco ha chiuso la sua esistenza terrena dopo una breve ma dura malattia, svolgendo fino all’ultimo il suo compito al di là della ridda di voci sulle possibili imminenti dimissioni. Una grande emozione attraversa il mondo ed è un momento di lutto e di intensa preghiera per la Chiesa e l’Italia da sempre vicinissima al papato.
Alcuni punti fermi che il papato di Francesco ha imposto alla Chiesa vanno però subito ricordati. Innanzitutto uno stile personale improntato alla povertà e all’umiltà senza inutili sfarzi e pomposità, i suoi successori ne dovranno tenere conto, per forza.
Il rifiuto di guardare sempre all’indietro, a una società integralmente cristiana in cui la Chiesa è egemone, il rifiuto dei latinismi e tradizionalismi chiusi in se stessi mentre il mondo cambia.
La sinodalità cioè il voler decidere insieme: vescovi e preti e suore e religiosi ma soprattutto laici: un percorso difficilissimo e nuovo che porterà ad ulteriori novità e che Papa Francesco ha iniziato.
Il rifiuto di una Chiesa eurocentrica e filoccidentale perché già oggi la maggioranza dei cattolici praticanti vive fuori dall’Europa e dal Nordamerica.
Infine una visione radicalmente ostile a ogni ipotesi di guerra e della logica della guerra per lottare contro la povertà e per un’economia che non comprometta in modo irreversibile l’ambiente umano e naturale.
La Chiesa di Francesco ha saputo raccogliere molte e nuove simpatie, ma anche molti avversari dentro e fuori dalle istituzioni ecclesiali per cui l’eredità del suo successore è un’eredità quanto mai pesante e decisiva per il futuro della Chiesa.