La scelta di Cannavacciuolo di lasciare la prestigiosa sede del suo bistrot novarese perché vuole focalizzarsi maggiormente sul settore alberghiero ci può portare a qualche riflessione se il fenomeno degli chef non abbia esaurito la sua spinta propulsiva. Alla fine Cannavacciuolo non era solo un ristorante prestigioso in centro, uno stellato sul lago, una gelateria, una pasticceria, uno shop, un street food corner ma anche una collana di libri, in edicola e in libreria , una serie televisiva di successo, un testimonial di innumerevoli prodotti alimentari, alla fine perfino il personaggio di un’opera lirica rappresentata nel teatro e non si capiva più se il ristorante era del teatro o il teatro era del ristorante.
Certo se gli spettatori del Coccia fossero stati non dico quanti ma, almeno, una buona percentuale dei clienti del bistrot il Coccia avrebbe contribuito al bilancio comunale e statale più che dipendere dallo stesso per la sua sopravvivenza.
Il cibo sarà certamente cultura ma certamente tira più della cultura che come dice l’ex ministro Tremonti “non si mangia“.
Cannavacciuolo si era allargato troppo? Forse sì anche se è comprensibile stante la mole e la simpatica esuberanza, certo un po’ inflazionato e ora deve ricalibrare immagine e sostanza come tutti i business di successo che devono per forza ogni tanti cambiare ed innovare.
Non si potrà più dire: “vado dal Canna” , uno status symbol che finisce: come è finito il Barlocchi, il Bertani, e la Meridiana che pure questa ultima qualche risonanza nazionale l’ha avuta a suo tempo sull’asse strategico autostradale Torino/Milano.
Un centro storico non vive solo di attrazioni anche se servono , danno lustro , riempiono la bocca anche quando non riempiono la pancia. Quando chiuse il Caglieri, mitico ristorante della buona borghesia novarese, con il suo epico carrello dei bolliti, molti telefonarono per esprimergli solidarietà.
Il titolare alla domanda se gli facevano piacere queste espressioni di stima rispose: “avrei preferito che venissero qualche volta di più a mangiare qui” e non gli si può dare torto.
Una risposta
Finalmente una riflessione senza dietrologie politiche sulla vicenda Cannavacciolo(che già aveva spostato il suo laboratorio di pasticceria dai locali del mitico Recalchi) a Suno.
In realtà il ‘mercato’ novarese è assai povero perchè l’utenza è assai povera e tutta concentrata su alcuni locali della ‘movida’(!??) novarese nel fine settimana.