Ancora un libro sul caso Moro? Si tratta di una tragedia nazionale che ha segnato uno spartiacque epocale come il regicidio di Umberto I o l’assassinio di Matteotti. L’agile, breve, denso saggio della giornalista Stefania Limite, specializzata nei misteri del terrorismo e delle stragi che hanno caratterizzato gli ultimi decenni di storia italiana , “Quel che resta del caso Moro“, edito da Interlinea, aiuta a ripassare le coordinate politiche e ormai storiche di questa dolorosa vicenda umana e politica.
Non vuole aggiungere niente alla verità giudiziaria ormai scolpita in sentenze passate in giudicato che hanno sanzionato le responsabilità penali dei terroristi che hanno sanguinosamente effettuato il sequestro sterminando la scorta di Moro, gestito il prigioniero e infine eseguito la sentenza di condanna a morte emessa dalla direzione delle Br. Aiuta invece a comprendere il significato e gli effetti dell’uccisione di Moro sullo scenario politico del momento e degli anni successivi e i moventi e le scelte degli attori individuali e collettivi del dramma .
Innanzitutto cosa rappresentava Moro: il presidente della Dc che voleva scongiurarne la deriva a destra che avrebbe snaturato l’identità del partito e che aveva trovato in Berlinguer un interlocutore convinto che neanche una vittoria elettorale del PCI avrebbe garantito una svolta progressista stabile e sicura in un Paese in prima fila nello schieramento occidentale.
Era un progetto politico che le Br dovevano boicottare come la fine di ogni velleità leninista ma che anche per una parte importante degli apparati statali preoccupati di uno slittamento a sinistra era da fermare.
Sullo sfondo il confronto internazionale fra l’Urss e gli USA in cui una parte importante dell’amministrazione degli USA contraria all’ingresso del PCI nell’area di governo non fece niente per aiutare la ricerca del covo dove era nascosto Moro e per liberarlo. Nel libro si ricorda la promessa di utilizzare aerei spia USA per scandagliare il litorale romano in realtà non mantenuta e la confusa e controversa partecipazione alle ricerche di un esperto del Dipartimento degli Affari Esteri americano.
Moro viene descritto nel suo lucido e attivo sforzo per salvare la propria vita, che si esprime nelle lettere, non tutte pubblicate e archiviate ma in parte filtrate ed occultate, uno sforzo che lo isolò dal suo stesso partito che infine scrisse di voler lasciare, dal PCI, dal mondo dell’ informazione che volle accreditare a tutti costi un Moro non libero e totalmente condizionato dai suoi sequestratori.
Infine il Vaticano e Paolo VI che punto’ tutto su una trattativa che portasse alla liberazione dell’ illustre ostaggio grazie al pagamento di un ingente riscatto, dieci miliardi di lire del 1978, raccolti e messi a disposizione dallo stesso Pontefice e dai suoi collaboratori più stretti. Una trattativa vera da Stato, il Vaticano, a Br.
Non chiare e contraddittorie le versioni sul perché alla fine i terroristi rinunciarono ad un esito incruento che li avrebbe legittimati per una soluzione che fu il punto più alto della loro potenza militare ma anche l’inizio della loro fine politica.