Il consenso e le dittature 

Le recenti elezioni in Russia hanno riaperto l’eterno dibattito se il consenso alle dittature sia reale o no.  Certo in Russia si sono tenute elezioni, si possono definire elezioni democratiche? E’ difficile definirle autenticamente democratiche: innanzitutto per assenza o quasi di concorrenti. L’unico candidato che si oppone alla guerra in Ucraina non è stato ammesso alle elezioni nonostante avesse raccolto le firme necessarie e non fosse mai stato condannato o arrestato per reati politici o comuni.

Non sappiamo e non sapremo mai quanti lo avrebbero votato. Non esiste in Russia libertà di stampa e di informazione: il giornalista Premio Nobel per la Pace Sokolov ha dovuto chiudere il suo giornale Gazeta, e’ stato condannato ad una forte multa, altri giornalisti sono stati uccisi o costretti all’esilio, molti che hanno osato solo partecipare ai funerali di Navalny sono stati identificati, arrestati e spesso condannati. Anche Facebook è stato messo al bando. 

Il voto stesso è avvenuto in alcune zone sotto il controllo dei militari , il voto elettronico non ha offerto reali garanzie di sicurezza e segretezza, i dipendenti pubblici, diversi milioni, hanno dovuto votare pena sanzioni e c’è stata perfino una lotteria a premi per chi votava. 

Putin ha abolito ogni limite di mandati per il Presidente che pure precedentemente la Costituzione russa prevedeva. Senza libera informazione, libertà di critica, possibili candidature alternative, segretezza del voto e assenza di violenza non siamo di fronte ad elezioni vere e del resto anche nell’Unione Sovietica il 90% della popolazione si recava alle urne per eleggere i candidati unici decisi dal Partito.

Esiste un consenso reale della popolazione, al di là delle elezioni, per Putin e il regime? Al netto dei milioni di russi che sondaggi indipendenti certificano contrari alla guerra, circa il 30%, al netto dei milioni di russi che hanno lasciato il Paese per sfuggire alla mobilitazione militare per cui Putin si è guardato bene dall’ordinare una mobilitazione generalizzata dopo incendi e distruzioni dei centri di istruzione dei militari, il regime può disporre ancora di un buon consenso nella popolazione.

Consenso che non significa entusiastica adesione ma più che altro una forte rassegnazione al fatto che non ci siano reali alternative e che la fine del regime potrebbe iniziare un periodo di caos ed incertezza gravi in cui la Russia era piombata dopo il crollo repentino ed accelerato del comunismo.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Il consenso e le dittature 

Le recenti elezioni in Russia hanno riaperto l’eterno dibattito se il consenso alle dittature sia reale o no.  Certo in Russia si sono tenute elezioni, si possono definire elezioni democratiche? E’ difficile definirle autenticamente democratiche: innanzitutto per assenza o quasi di concorrenti. L’unico candidato che si oppone alla guerra in Ucraina non è stato ammesso alle elezioni nonostante avesse raccolto le firme necessarie e non fosse mai stato condannato o arrestato per reati politici o comuni.

Non sappiamo e non sapremo mai quanti lo avrebbero votato. Non esiste in Russia libertà di stampa e di informazione: il giornalista Premio Nobel per la Pace Sokolov ha dovuto chiudere il suo giornale Gazeta, e’ stato condannato ad una forte multa, altri giornalisti sono stati uccisi o costretti all’esilio, molti che hanno osato solo partecipare ai funerali di Navalny sono stati identificati, arrestati e spesso condannati. Anche Facebook è stato messo al bando. 

Il voto stesso è avvenuto in alcune zone sotto il controllo dei militari , il voto elettronico non ha offerto reali garanzie di sicurezza e segretezza, i dipendenti pubblici, diversi milioni, hanno dovuto votare pena sanzioni e c’è stata perfino una lotteria a premi per chi votava. 

Putin ha abolito ogni limite di mandati per il Presidente che pure precedentemente la Costituzione russa prevedeva. Senza libera informazione, libertà di critica, possibili candidature alternative, segretezza del voto e assenza di violenza non siamo di fronte ad elezioni vere e del resto anche nell’Unione Sovietica il 90% della popolazione si recava alle urne per eleggere i candidati unici decisi dal Partito.

Esiste un consenso reale della popolazione, al di là delle elezioni, per Putin e il regime? Al netto dei milioni di russi che sondaggi indipendenti certificano contrari alla guerra, circa il 30%, al netto dei milioni di russi che hanno lasciato il Paese per sfuggire alla mobilitazione militare per cui Putin si è guardato bene dall’ordinare una mobilitazione generalizzata dopo incendi e distruzioni dei centri di istruzione dei militari, il regime può disporre ancora di un buon consenso nella popolazione.

Consenso che non significa entusiastica adesione ma più che altro una forte rassegnazione al fatto che non ci siano reali alternative e che la fine del regime potrebbe iniziare un periodo di caos ed incertezza gravi in cui la Russia era piombata dopo il crollo repentino ed accelerato del comunismo.

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