Il Grande Caffè letterario dei giorni del Post

L’iniziativa, assolutamente degna di nota e molto meritevole, del quotidiano on line Post di svolgere a Novara uno dei suoi Talk, un weekend di presentazioni e dibattito con i protagonisti di questo magazine ha trasformato il cortile delle ex caserma Passalacqua in un gigantesco caffè letterario. 

Sappiamo infatti che i quotidiani moderni nascono a fine ‘700 e inizi ‘800 a Parigi come a Milano da luoghi di dibattito in cui gli intellettuali del tempo scoprono di essere, come ha detto lo scrittore spagnolo Javier Cercas, ospite del Talk a Novara, di essere cittadini e di lottare anche attraverso la stampa per i diritti, in nome di una visione illuministica dell’uomo. 

Così è per la platea decisamente giovane seduta, in un cortile dove poco più di vent’anni fa giovani di tutta Italia imparavano a prendere ordini  e a marciare in divisa, in bermuda e t-shirt ascolta sotto il sole autori e testimoni di un nuovo illuminismo che rifiuta vecchi e nuovi autoritarismi.

Non a caso un applauso spontaneo é stato tributato a Daria Bignardi che presentando il suo ultimo libro sulle  carceri  ne ha auspicato la scomparsa o per lo meno la limitazione a pochissimi casi contro i 61.000 ospiti italiani degli istituti di pena, un terzo in attesa di giudizio. Ci ricorda Beccaria, il giurista milanese sostenitore delle umanità delle pene e il suo giornale, mentre oggi a Beccaria è dedicato un carcere minorile di Milano, balzato, di recente, all’onore delle cronache per dei gravi fatti di violenza sui ragazzi detenuti.

É una platea particolare quella del Talk, forse emblematica dei nostri tempi, quando pende dalle labbra di Luca Sofri e Francesco Costa che fanno una bella rassegna stampa mentre nessuno dei duemila presenti ha in mano un quotidiano, quando solo vent’anni fa ogni congresso aveva la sua edicola e la platea era tutto uno sventolio e uno sfogliamento. 

Costa e Sofri, con ironia ed intelligenza, demistificano i giornali e i giornalisti italiani : i loro tic, i loro provincialismi, le loro ripetitività, ma paradossalmente il pubblico de il Post, che ama informarsi sul web, e non apprezzerebbe la mediazione, apprezza invece il massimo della mediazione giornalistica che è una rassegna stampa. Purtroppo Sofri non ha rimedi miracolosi da proporre anche se è molto lucido nel passare in rassegna la crisi e i limiti attuali della carta stampata, sempre più dipendente da pubblicità, editori e dagli stessi lettori, che amano sentirsi dire solo ciò che vorrebbero sentirsi dire e i giornali li accontentano per paura che scappino.

Novara così è sede di un grande dibattito di un grande quotidiano nazionale, sia pure solo on Line e più apprezzato dai giovani che dal pubblico più anziano dei quotidiani cartacei.

Quella dei Talk dei quotidiani nelle città è una delle nuove frontiere dei media e forse un media in se stesso , probabilmente sostituto di quei luoghi di dibattito e di cultura politica che i grandi partiti di massa e i sindacati non riescono più ad essere .

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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L’iniziativa, assolutamente degna di nota e molto meritevole, del quotidiano on line Post di svolgere a Novara uno dei suoi Talk, un weekend di presentazioni e dibattito con i protagonisti di questo magazine ha trasformato il cortile delle ex caserma Passalacqua in un gigantesco caffè letterario. 

Sappiamo infatti che i quotidiani moderni nascono a fine ‘700 e inizi ‘800 a Parigi come a Milano da luoghi di dibattito in cui gli intellettuali del tempo scoprono di essere, come ha detto lo scrittore spagnolo Javier Cercas, ospite del Talk a Novara, di essere cittadini e di lottare anche attraverso la stampa per i diritti, in nome di una visione illuministica dell’uomo. 

Così è per la platea decisamente giovane seduta, in un cortile dove poco più di vent’anni fa giovani di tutta Italia imparavano a prendere ordini  e a marciare in divisa, in bermuda e t-shirt ascolta sotto il sole autori e testimoni di un nuovo illuminismo che rifiuta vecchi e nuovi autoritarismi.

Non a caso un applauso spontaneo é stato tributato a Daria Bignardi che presentando il suo ultimo libro sulle  carceri  ne ha auspicato la scomparsa o per lo meno la limitazione a pochissimi casi contro i 61.000 ospiti italiani degli istituti di pena, un terzo in attesa di giudizio. Ci ricorda Beccaria, il giurista milanese sostenitore delle umanità delle pene e il suo giornale, mentre oggi a Beccaria è dedicato un carcere minorile di Milano, balzato, di recente, all'onore delle cronache per dei gravi fatti di violenza sui ragazzi detenuti.

É una platea particolare quella del Talk, forse emblematica dei nostri tempi, quando pende dalle labbra di Luca Sofri e Francesco Costa che fanno una bella rassegna stampa mentre nessuno dei duemila presenti ha in mano un quotidiano, quando solo vent’anni fa ogni congresso aveva la sua edicola e la platea era tutto uno sventolio e uno sfogliamento. 

Costa e Sofri, con ironia ed intelligenza, demistificano i giornali e i giornalisti italiani : i loro tic, i loro provincialismi, le loro ripetitività, ma paradossalmente il pubblico de il Post, che ama informarsi sul web, e non apprezzerebbe la mediazione, apprezza invece il massimo della mediazione giornalistica che è una rassegna stampa. Purtroppo Sofri non ha rimedi miracolosi da proporre anche se è molto lucido nel passare in rassegna la crisi e i limiti attuali della carta stampata, sempre più dipendente da pubblicità, editori e dagli stessi lettori, che amano sentirsi dire solo ciò che vorrebbero sentirsi dire e i giornali li accontentano per paura che scappino.

Novara così è sede di un grande dibattito di un grande quotidiano nazionale, sia pure solo on Line e più apprezzato dai giovani che dal pubblico più anziano dei quotidiani cartacei.

Quella dei Talk dei quotidiani nelle città è una delle nuove frontiere dei media e forse un media in se stesso , probabilmente sostituto di quei luoghi di dibattito e di cultura politica che i grandi partiti di massa e i sindacati non riescono più ad essere .

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