Papa Francesco ha nominato il nuovo Arcivescovo di Torino: Don Roberto Repole, un prete torinese e soprattutto uno dei maggiori teologi cattolici italiani.
È strano a volte il Papa, secondo la nostra mentalità : una volta disse che ci vogliono Vescovi pastori, perché i professori vanno bene nelle università a studiare.
Pensando poi a Torino uno pensa subito ai Santi sociali, cioè Santi che più a studiare Dio provvedevano ad aiutare il prossimo.
Così il Cottolengo per ì malati, così Don Bosco per i giovani poveri ma anche il Murialdo per i giovani artigiani e il Cafasso per i carcerati.
Anche oggi Torino è ricca di testimonianza di preti e laici cattolici fortemente impegnati nel sociale: Ernesto Olivero e il suo Sermig e Don Ciotti con il Gruppo Abele e Libera.
Il Papa però mette a Torino a fare il Vescovo un prete professore di teologia.
Ho letto in questi giorni il libro di un sociologo laico che ha fatto una ricerca intervistando dodici preti torinesi nel 2017: Giuseppe Bonazzi: La Fede dei Preti( Rosenberg edizioni).
Il sociologo dice che non ha mai incontrato e studiato una categoria di persone così diverse fra loro: età, conservatori , progressisti , un po’ l’uno e l’altro, felici , affaticati, diversi persino per modo di parlare, gusti, interessi e passatempo, stile di gestione della loro parrocchia.
Una cosa li accomuna però : dopo gli studi di teologia più o meno fatti bene, non hanno più approfondito molto i contenuti della Fede, presi da impegni pastorali e organizzativi anche molto importanti.
Non lo hanno fatto apposta ma Torino è la capitale del pensiero laico, ha un sacco di case islamiche, una presenza ortodossa e protestante notevole, perfino qualche attiva setta satanica.
I problemi sociali sono tanti ma forse il problema della Fede, di ripensare la Fede per annunciarla agli uomini di oggi, così lontani dalla Fede almeno mediamente, diventa così centrale per un Papa.
Credo che sia questo il senso di questa scelta.