Quando furono introdotte in Italia le leggi che legalizzavano divorzio e aborto le sinistre e i partiti laici sostennero moltissimo la necessità di votare in Parlamento con il voto segreto, che comunque allora si usava anche per leggi non attinenti a problemi etici particolarmente delicati.

La Dc, il partito di maggioranza relativa nel Governo e in Parlamento era un partito laico, molto più laico di quello che si vuole far credere, godeva del sostegno della Chiesa ed era composto prevalentemente nei suoi parlamentari da cattolici praticanti e questi potevano essere in grave imbarazzo a votare in modi diverso dalle indicazioni della gerarchia Cattolica. E in effetti, nel segreto dell’urna parlamentare, ci furono deputati Dc che votarono a favore delle leggi sul divorzio e aborto o si astennero, ma furono compensati da deputati e senatori laici che, disattendendo le direttive dei loro partiti, votarono contro aborto e divorzio perché le ragioni morali e non politiche che implicano queste leggi sono trasversali e separate da quelle dei programmi politici e delle ideologie.

Certo ci furono deputati Dc come l’avellinese Fiorentino Sullo, padre di un avanzata legge urbanistica invisa alla destra e agli immobiliaristi che si dichiarò pubblicamente a favore della legge sul divorzio e lasciò ma solo per una legislatura la Dc facendosi eleggere nel PSDI, aveva moltissime preferenze personali , in cui poi rientrò. In campo laico pensiamo a Pietro Bucalossi, medico di fama internazionale e deputato repubblicano che era contrario all’aborto e per questo lasciò i repubblicani oltre a votare contro e a dirlo pubblicamente. Mentre il deputato liberale Raffaele Costa votò contro l’aborto, lui che aveva votato anche contro il Concordato di Craxi, lo fece sapere ma il PLI rispetto’ la sua libertà di coscienza .

Il principio è che un partito con la sua disciplina non può prevalere sempre e comunque sulla coscienza di un aderente e rappresentante parlamentare, per questo è previsto il senza vincolo di mandato e il voto segreto in taluni casi.

È anche vero che rispetto a divorzio e aborto i Governi Dc di allora rimasero neutrali lasciando che la cosa la sbrigasse il Parlamento.

La divaricazione grazie al voto segreto fra indicazioni di partito e scelta dei singoli parlamentari si verificò sulla legge Vassalli che introdusse delle sanzioni anche per i consumatori di droghe leggere: molti deputati Dc e socialisti votarono contro le sanzioni per chi si fa uno spinello e la legge proibizionista passò ma con molti meno voti di quelli che aveva sulla carta. Così pure era stato per la legge Merlin che abolì le case chiuse, dove si esercitava legalmente la prostituzione: i partiti di sinistra erano a favore della legge, la Merlin era una senatrice socialista anche se cattolica, la Dc era a favore della legge e così la Chiesa ma non pochi deputati Dc e qualcuno laico e di sinistra votarono segretamente contro.

Oggi sembrerebbe la sinistra la meno favorevole al voto segreto su leggi che riguardano questioni delicate eticamente perché teme che nel segreto dell’urna senatori del Pd e dei 5 Stelle possano votare contro o astenersi sulla legge Zan, come era successo nella scorsa legislatura per la legge sulle unioni civili.

I rapporti di forza e le convenienze contingenti evidentemente condizionano l’atteggiamento positivo o contrario sul voto segreto e invece non dovrebbe essere così.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Il voto segreto

Quando furono introdotte in Italia le leggi che legalizzavano divorzio e aborto le sinistre e i partiti laici sostennero moltissimo la necessità di votare in Parlamento con il voto segreto, che comunque allora si usava anche per leggi non attinenti a problemi etici particolarmente delicati.

La Dc, il partito di maggioranza relativa nel Governo e in Parlamento era un partito laico, molto più laico di quello che si vuole far credere, godeva del sostegno della Chiesa ed era composto prevalentemente nei suoi parlamentari da cattolici praticanti e questi potevano essere in grave imbarazzo a votare in modi diverso dalle indicazioni della gerarchia Cattolica. E in effetti, nel segreto dell’urna parlamentare, ci furono deputati Dc che votarono a favore delle leggi sul divorzio e aborto o si astennero, ma furono compensati da deputati e senatori laici che, disattendendo le direttive dei loro partiti, votarono contro aborto e divorzio perché le ragioni morali e non politiche che implicano queste leggi sono trasversali e separate da quelle dei programmi politici e delle ideologie.

Certo ci furono deputati Dc come l’avellinese Fiorentino Sullo, padre di un avanzata legge urbanistica invisa alla destra e agli immobiliaristi che si dichiarò pubblicamente a favore della legge sul divorzio e lasciò ma solo per una legislatura la Dc facendosi eleggere nel PSDI, aveva moltissime preferenze personali , in cui poi rientrò. In campo laico pensiamo a Pietro Bucalossi, medico di fama internazionale e deputato repubblicano che era contrario all’aborto e per questo lasciò i repubblicani oltre a votare contro e a dirlo pubblicamente. Mentre il deputato liberale Raffaele Costa votò contro l’aborto, lui che aveva votato anche contro il Concordato di Craxi, lo fece sapere ma il PLI rispetto’ la sua libertà di coscienza .

Il principio è che un partito con la sua disciplina non può prevalere sempre e comunque sulla coscienza di un aderente e rappresentante parlamentare, per questo è previsto il senza vincolo di mandato e il voto segreto in taluni casi.

È anche vero che rispetto a divorzio e aborto i Governi Dc di allora rimasero neutrali lasciando che la cosa la sbrigasse il Parlamento.

La divaricazione grazie al voto segreto fra indicazioni di partito e scelta dei singoli parlamentari si verificò sulla legge Vassalli che introdusse delle sanzioni anche per i consumatori di droghe leggere: molti deputati Dc e socialisti votarono contro le sanzioni per chi si fa uno spinello e la legge proibizionista passò ma con molti meno voti di quelli che aveva sulla carta. Così pure era stato per la legge Merlin che abolì le case chiuse, dove si esercitava legalmente la prostituzione: i partiti di sinistra erano a favore della legge, la Merlin era una senatrice socialista anche se cattolica, la Dc era a favore della legge e così la Chiesa ma non pochi deputati Dc e qualcuno laico e di sinistra votarono segretamente contro.

Oggi sembrerebbe la sinistra la meno favorevole al voto segreto su leggi che riguardano questioni delicate eticamente perché teme che nel segreto dell’urna senatori del Pd e dei 5 Stelle possano votare contro o astenersi sulla legge Zan, come era successo nella scorsa legislatura per la legge sulle unioni civili.

I rapporti di forza e le convenienze contingenti evidentemente condizionano l’atteggiamento positivo o contrario sul voto segreto e invece non dovrebbe essere così.

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54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.