Ritengo personalmente, come un semplice fedele ed un semplice cittadino, che la Segreteria di Stato abbia sbagliato nel presentare la nota in cui lamenta che il Dl Zan potrebbe limitare la libertà della Chiesa in Italia in materia di sessualità e omosessualità.

Ritengo che la Chiesa, se teme questo tipo di pericolo, che comunque riguarderebbe anche i buddisti che fanno riferimento al Dalai Lama piuttosto che gli islamici o i Testimoni di Geova, non debba fare riferimento al Concordato ma piuttosto alla Costituzione italiana che garantisce la libertà di parola e di religione e alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Vorrei però aggiungere che la necessità di difendere chiunque, omosessuali, lesbiche, transessuali compresi, da violenze e discriminazioni non può avvenire a mai a detrimento della libertà di espressione di chiunque, fosse anche una persona che ha idee sbagliate o che non condividiamo.

Credo che però il timore di interferenze sia veramente eccessivo.

Innanzitutto non è vero che sia il primo caso, sarà forse il primo dopo il nuovo Concordato del 1984, ma tutti ricordiamo come avvenne l’introduzione del divorzio in Italia.

Nel Concordato di allora la Repubblica si impegnava a non legalizzare il divorzio, nel 1970 il Parlamento italiano approvò la legge sul divorzio nonostante governasse la Dc; questo nonostante il Papa allora regnante S. Paolo VI, in ripetuti discorsi pubblici, con lettere riservate e note ufficiali della Segreteria di Stato abbia lamentato più volte la violazione degli impegni del Concordato.

Il Parlamento votò la legge, il Governo a maggioranza Dc non si oppose anche se andò in crisi e il popolo italiano, nonostante i forti appelli del Papa e la mobilitazione della gerarchia Cattolica, respinse a forte maggioranza nel referendum la richiesta di abolirlo.

Una pressione fortissima in un Paese fra i più cattolici del mondo, con una partecipazione alle Messe allora più del 50% la domenica, non riuscì a cambiare l’orientamento delle istituzioni pubbliche e dell’opinione pubblica.

Nei decenni successivi il Parlamento ha ridotto i tempi necessari per avere il divorzio e dato valore legale alle convivenze anche fra persone dello stesso sesso nonostante l’opposizione ferma della Chiesa Cattolica.

Oggi, con una presenza Cattolica molto meno rilevante sia come numero di praticanti, numerosità del Clero e presenza nei media in che modo la Chiesa possa impedire cambiamenti della legislazione se il Parlamento li sostiene è una cosa che non si spiega.

Il Dl Zan è una legge, anzi per ora una proposta come altre, di per sé opinabile, criticabile, rivedibile finché non sarà approvata e anche dopo, non è un dogma indiscutibile. Il fine di sanzionare violenze e atti discriminatori nei confronti delle persone omosessuali e transessuali è assolutamente positivo, i modi sono sempre perfettibili e migliorabili, ma tutto questo è nelle mani dei parlamentari e di nessun altro, senza timore di impossibili e irreali interferenze e poi nel giudizio che darà del loro operato il corpo elettorale .

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Interferire o no

Ritengo personalmente, come un semplice fedele ed un semplice cittadino, che la Segreteria di Stato abbia sbagliato nel presentare la nota in cui lamenta che il Dl Zan potrebbe limitare la libertà della Chiesa in Italia in materia di sessualità e omosessualità.

Ritengo che la Chiesa, se teme questo tipo di pericolo, che comunque riguarderebbe anche i buddisti che fanno riferimento al Dalai Lama piuttosto che gli islamici o i Testimoni di Geova, non debba fare riferimento al Concordato ma piuttosto alla Costituzione italiana che garantisce la libertà di parola e di religione e alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Vorrei però aggiungere che la necessità di difendere chiunque, omosessuali, lesbiche, transessuali compresi, da violenze e discriminazioni non può avvenire a mai a detrimento della libertà di espressione di chiunque, fosse anche una persona che ha idee sbagliate o che non condividiamo.

Credo che però il timore di interferenze sia veramente eccessivo.

Innanzitutto non è vero che sia il primo caso, sarà forse il primo dopo il nuovo Concordato del 1984, ma tutti ricordiamo come avvenne l’introduzione del divorzio in Italia.

Nel Concordato di allora la Repubblica si impegnava a non legalizzare il divorzio, nel 1970 il Parlamento italiano approvò la legge sul divorzio nonostante governasse la Dc; questo nonostante il Papa allora regnante S. Paolo VI, in ripetuti discorsi pubblici, con lettere riservate e note ufficiali della Segreteria di Stato abbia lamentato più volte la violazione degli impegni del Concordato.

Il Parlamento votò la legge, il Governo a maggioranza Dc non si oppose anche se andò in crisi e il popolo italiano, nonostante i forti appelli del Papa e la mobilitazione della gerarchia Cattolica, respinse a forte maggioranza nel referendum la richiesta di abolirlo.

Una pressione fortissima in un Paese fra i più cattolici del mondo, con una partecipazione alle Messe allora più del 50% la domenica, non riuscì a cambiare l’orientamento delle istituzioni pubbliche e dell’opinione pubblica.

Nei decenni successivi il Parlamento ha ridotto i tempi necessari per avere il divorzio e dato valore legale alle convivenze anche fra persone dello stesso sesso nonostante l’opposizione ferma della Chiesa Cattolica.

Oggi, con una presenza Cattolica molto meno rilevante sia come numero di praticanti, numerosità del Clero e presenza nei media in che modo la Chiesa possa impedire cambiamenti della legislazione se il Parlamento li sostiene è una cosa che non si spiega.

Il Dl Zan è una legge, anzi per ora una proposta come altre, di per sé opinabile, criticabile, rivedibile finché non sarà approvata e anche dopo, non è un dogma indiscutibile. Il fine di sanzionare violenze e atti discriminatori nei confronti delle persone omosessuali e transessuali è assolutamente positivo, i modi sono sempre perfettibili e migliorabili, ma tutto questo è nelle mani dei parlamentari e di nessun altro, senza timore di impossibili e irreali interferenze e poi nel giudizio che darà del loro operato il corpo elettorale .

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54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.