Il libro di Jerry Scotti “Che cosa vi siete persi“ è un libro semplice, scritto un modo semplice da una persona importante che però ci tiene a farci vedere che, se incontra il gusto e la simpatia delle persone più semplici è perché è stato come loro, veramente uno di loro, cioè di noi.
Per questo il suo libro senza pretese intellettualistiche è un libro di storia, vera, quotidiana, materiale che andrebbe adottato nelle scuole primarie perché i bambini di oggi sappiano come vivevano i bimbi e i ragazzi di ieri. Che cercavano una cabina libera e vicino casa per telefonare e la cabina era un luogo di compagnia, che scoprivano il mondo in sella a un Ciao, che facevano “Vrumm Vrumm”, un verso inventato dai poeti futuristi con le macchinine, che sognavano una pista di macchinine elettriche.
Bambini che diventati giovani andavano in giro con l’autoradio sotto un braccio e la fidanzata sotto un altro per paura che gli rubassero l’autoradio.
Che vivevano in luoghi pubblici affollati di fumo, che mandavano cartoline illustrate a mamme e morosi e morose e poi le collezionavano, che avevano fra i luoghi del cuore anche una panetteria, una drogheria, una macelleria, luoghi che non esistono più perché cancellati dal boom dei supermercati.
C’è tanta poesia nella nostalgia tenera e non esagerata di Jerry, classe 1956, oggi nonno: la poesia di una generazione che in poche pagine lo Scotti nazionale è riuscito a tramandare a chi non c’era ancora.