La tolleranza questa sconosciuta

A Rimini un murales autorizzato dal Comune mostrava un uomo con la barba , un transgender, che allattava un bambino.

Il murales comunque autorizzato dal Comune si ispirava ad un fatto accaduto.

L’uomo era vestito , tranne il capezzolo , era calvo, dopo pochi giorni in una notte è stato cancellato.

Due anni fa una campagna pubblicitaria sui muri  di Torino  a pagamento del movimento Pro Vita, con poster in cui si mostrava un feto prima di essere abortito, ha provocato la richiesta di rimozione da parte di forze politiche varie e il Comune ha rimosso i manifesti. 

Si può naturalmente eccepire se un’immagine che vuole veicolare un messaggio etico sia idonea, appropriata, di cattivo gusto, e anche se lo stesso messaggio etico sia giusto, morale , immorale. 

Si può essere favorevoli alla maternità per i transessuali ma contrari a queste provocazioni sui muri, contrari all’aborto per motivi etici ma favorevoli al fatto che chi non è contrario lo possa praticare, contrari all’aborto ma contrari anche ad una propaganda antiabortista basata sul disgusto e l’orrore. 

Quando i Radicali si impegnarono molto negli anni ‘70 a chiedere la legalizzazione dell’ aborto anche loro si servirono di poster raccapriccianti e violenti per richiamare l’attenzione sul dramma dell’aborto clandestino e anche allora ci fu chi li denunciò, chi volle strappare o coprire quei manifesti.

Sono questioni non facili, non scontate, non pacifiche , che scuotono le coscienze e le convinzioni più intime di ognuno , che dividono l’opinione pubblica e che in democrazia possono trovare delle soluzioni legislative per forza parziali e suscettibili di essere criticate  anche se diventano norme. 

Quello che invece dovrebbe essere patrimonio condiviso è la tolleranza verso le posizioni di ognuno e di tutti, sul diritto di ognuno di poterle esprimere in pubblico nei modi che si ritengono migliori. 

Tolleranza non significa indifferenza o relativismo, ogni posizione deve essere criticata anche duramente, con forza e tenacia da chi pensa che sia sbagliata, quello che nessuno dovrebbe fare è impedire che si esprima. 

Non si cancella un murales perché non ci piace, semmai se ne fa uno che esprima i nostri sentimenti e valori, non si vieta un manifesto ma se ne fa un altro diverso e opposto, così in una società libera e democratica. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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La tolleranza questa sconosciuta

A Rimini un murales autorizzato dal Comune mostrava un uomo con la barba , un transgender, che allattava un bambino.

Il murales comunque autorizzato dal Comune si ispirava ad un fatto accaduto.

L’uomo era vestito , tranne il capezzolo , era calvo, dopo pochi giorni in una notte è stato cancellato.

Due anni fa una campagna pubblicitaria sui muri  di Torino  a pagamento del movimento Pro Vita, con poster in cui si mostrava un feto prima di essere abortito, ha provocato la richiesta di rimozione da parte di forze politiche varie e il Comune ha rimosso i manifesti. 

Si può naturalmente eccepire se un’immagine che vuole veicolare un messaggio etico sia idonea, appropriata, di cattivo gusto, e anche se lo stesso messaggio etico sia giusto, morale , immorale. 

Si può essere favorevoli alla maternità per i transessuali ma contrari a queste provocazioni sui muri, contrari all’aborto per motivi etici ma favorevoli al fatto che chi non è contrario lo possa praticare, contrari all’aborto ma contrari anche ad una propaganda antiabortista basata sul disgusto e l’orrore. 

Quando i Radicali si impegnarono molto negli anni ‘70 a chiedere la legalizzazione dell’ aborto anche loro si servirono di poster raccapriccianti e violenti per richiamare l’attenzione sul dramma dell’aborto clandestino e anche allora ci fu chi li denunciò, chi volle strappare o coprire quei manifesti.

Sono questioni non facili, non scontate, non pacifiche , che scuotono le coscienze e le convinzioni più intime di ognuno , che dividono l’opinione pubblica e che in democrazia possono trovare delle soluzioni legislative per forza parziali e suscettibili di essere criticate  anche se diventano norme. 

Quello che invece dovrebbe essere patrimonio condiviso è la tolleranza verso le posizioni di ognuno e di tutti, sul diritto di ognuno di poterle esprimere in pubblico nei modi che si ritengono migliori. 

Tolleranza non significa indifferenza o relativismo, ogni posizione deve essere criticata anche duramente, con forza e tenacia da chi pensa che sia sbagliata, quello che nessuno dovrebbe fare è impedire che si esprima. 

Non si cancella un murales perché non ci piace, semmai se ne fa uno che esprima i nostri sentimenti e valori, non si vieta un manifesto ma se ne fa un altro diverso e opposto, così in una società libera e democratica. 

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