L’allarme inascoltato di Martinazzoli

Il 4 settembre ricorrono 11 anni dalla scomparsa di Mino Martinazzoli, ultimo segretario nazionale della Dc che traghettò nel Ppi nel 1994  e con la sua elezione a Sindaco di Brescia l’anno successivo, con l’appoggio di Ppi, Pds e Verdi inaugurò la nuova stagione del centrosinistra.

Martinazzoli considerato poco operativo era in realtà un uomo politico di rara profondità.

Fu lui uno dei pochi , se non l’unico, leader nazionale che nel passaggio dal sistema elettorale proporzionale che aveva retto le istituzioni repubblicane al sistema maggioritario ad evidenziare come a questo punto fosse necessario rivedere le istituzioni di garanzia previste dalla Costituzione: innanzitutto l’obbligo della maggioranza dei due terzi per non celebrare i referendum approvativi delle riforme della Costituzione stessa, aumentando il quorum previsto per l’elezione del Capo dello Stato, per l’elezione dei componenti del CSM e della Corte Costituzionale. 

In pratica se con il sistema elettorale maggioritario si puntava a governi più stabili, più duraturi e quindi più autorevoli ed efficienti per le istituzioni di garanzia e per la stessa riforma della Costituzione si doveva cercare di garantire il più possibile le minoranze e coinvolgere l’opposizione.

Le riforme costituzionali che sono state tentate da Berlusconi nel 2001 e da Renzi non hanno tenuto conto di questa esigenza e sono state peraltro frutto delle sole maggioranze del momento e infatti non hanno ricevuto l’approvazione popolare.

Sempre Martinazzoli a partire dal fallimento delle varie Commissioni Bicamerali per le riforme della Costituzione, la Commissione Bozzi nel 1992, la Commissione Urbani/D’Alema nel 1998, aveva proposto che la riforma costituzionale fosse affidata ad un’apposita Assemblea Costituente da eleggere con il sistema proporzionale per dare a tutti il diritto di partecipare, diversa dal parlamento così come era avvenuto nel 1946 per redigere l’attuale Costituzione.

La stessa Meloni e il suo collega di partito La Russa, esponenti del maggiore partito del centrodestra, non avrebbero escluso che si possa attuare questo percorso che Martinazzoli aveva delineato ormai vent’anni fa. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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L’allarme inascoltato di Martinazzoli

Il 4 settembre ricorrono 11 anni dalla scomparsa di Mino Martinazzoli, ultimo segretario nazionale della Dc che traghettò nel Ppi nel 1994  e con la sua elezione a Sindaco di Brescia l’anno successivo, con l’appoggio di Ppi, Pds e Verdi inaugurò la nuova stagione del centrosinistra.

Martinazzoli considerato poco operativo era in realtà un uomo politico di rara profondità.

Fu lui uno dei pochi , se non l’unico, leader nazionale che nel passaggio dal sistema elettorale proporzionale che aveva retto le istituzioni repubblicane al sistema maggioritario ad evidenziare come a questo punto fosse necessario rivedere le istituzioni di garanzia previste dalla Costituzione: innanzitutto l’obbligo della maggioranza dei due terzi per non celebrare i referendum approvativi delle riforme della Costituzione stessa, aumentando il quorum previsto per l’elezione del Capo dello Stato, per l’elezione dei componenti del CSM e della Corte Costituzionale. 

In pratica se con il sistema elettorale maggioritario si puntava a governi più stabili, più duraturi e quindi più autorevoli ed efficienti per le istituzioni di garanzia e per la stessa riforma della Costituzione si doveva cercare di garantire il più possibile le minoranze e coinvolgere l’opposizione.

Le riforme costituzionali che sono state tentate da Berlusconi nel 2001 e da Renzi non hanno tenuto conto di questa esigenza e sono state peraltro frutto delle sole maggioranze del momento e infatti non hanno ricevuto l’approvazione popolare.

Sempre Martinazzoli a partire dal fallimento delle varie Commissioni Bicamerali per le riforme della Costituzione, la Commissione Bozzi nel 1992, la Commissione Urbani/D’Alema nel 1998, aveva proposto che la riforma costituzionale fosse affidata ad un’apposita Assemblea Costituente da eleggere con il sistema proporzionale per dare a tutti il diritto di partecipare, diversa dal parlamento così come era avvenuto nel 1946 per redigere l’attuale Costituzione.

La stessa Meloni e il suo collega di partito La Russa, esponenti del maggiore partito del centrodestra, non avrebbero escluso che si possa attuare questo percorso che Martinazzoli aveva delineato ormai vent’anni fa. 

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