Le indagini di Fanpage e i giudizi inopportuni della presidente del Consiglio 

Un’indagine del quotidiano on line Fanpage ha scoperto gli altarini di una parte del movimento di Gioventù Nazionale, il movimento dei giovani aderenti a Fratelli d’Italia. Si è scoperto che nelle loro riunioni interne una parte di questi ragazzi si fa il saluto fascista, grida Heil Hitler, si dichiara orgoglioso di essere fascista e di non sopportare le persone di colore e gli ebrei perfino quando sono stati eletti parlamentari nelle file del loro partito.

La dirigenza nazionale adulta ha prontamente preso le distanze da questi atteggiamenti contrastanti con le dichiarazioni della loro leader nonché presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Per questo già due giovani dirigenti di Gioventù nazionale hanno dovuto rassegnare le dimissioni.

C’è però un particolare: la premier Meloni pur condannando le dichiarazioni ha parlato di “regime” affermando che mai nella storia della Repubblica si sarebbe indagato all’interno di un partito e filmato e registrato quanto viene detto all’interno. Quindi da una parte Meloni condanna queste dichiarazioni e atteggiamenti, che non sarebbero emersi senza l’indagine di Fanpage, ma condanna anche l’indagine dicendo che non avrebbe precedenti.

Non è proprio così. pensiamo all’indagine de Il Giornale, di Feltri e Sallusti, sulla casa di Montecarlo di proprietà di An e la famiglia Fini: in quel caso vennero utilizzati mezzi di indagine investigativa, indagini fiscali, catastali, patrimoniali approfondite in Italia e all’estero.

Un’indagine giornalistica di un quotidiano di orientamento di destra su un uomo politico di destra su cui poi si è innestata un’indagine giudiziaria che recentemente ha portato anche alla condanna di Fini in primo grado e dei suoi familiari.

L’indagine de Il Giornale di più di dieci anni fa condizionò molto lo scenario politico, danneggiando Fini e aprendo la strada alla leadership della Meloni che però non ha mai condannato l’indagine parlando di regime. Cosa si dovrebbe dire delle tante indagini giornalistiche sulla famiglia Renzi e a suo tempo sulla Dc, sui retroscena di tanti drammi, dal sequestro Moro a quello del figlio del leader socialista De Martino o sull’interno del Partito Socialista?

Tutte indagini che hanno fatto emergere aspetti oscuri o nascosti della politica, come quelli degli affari della Lega per cui c’è stato un patteggiamento e oggi la Lega dà ogni anno allo Stato una parte dei rimborsi elettorali non spesi in maniera legale e legittima. 

La differenza fra un Paese retto da un regime autoritario e dittatoriale e un Paese democratico consiste principalmente nella libertà della stampa e dei giornalisti di indagine sui politici e i partiti politici con l’unico limite della verità e di non inventarsi fatti e parole. Il pubblico ha il diritto di conoscere i partiti politici per come vogliono presentarsi, cioè nel migliore dei modi e per come cercano di nascondersi.

Per questo i giudizi della presidente del Consiglio sull’indagine di Fanpage sono inopportuni e sbagliati.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Le indagini di Fanpage e i giudizi inopportuni della presidente del Consiglio 

Un’indagine del quotidiano on line Fanpage ha scoperto gli altarini di una parte del movimento di Gioventù Nazionale, il movimento dei giovani aderenti a Fratelli d’Italia. Si è scoperto che nelle loro riunioni interne una parte di questi ragazzi si fa il saluto fascista, grida Heil Hitler, si dichiara orgoglioso di essere fascista e di non sopportare le persone di colore e gli ebrei perfino quando sono stati eletti parlamentari nelle file del loro partito.

La dirigenza nazionale adulta ha prontamente preso le distanze da questi atteggiamenti contrastanti con le dichiarazioni della loro leader nonché presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Per questo già due giovani dirigenti di Gioventù nazionale hanno dovuto rassegnare le dimissioni.

C’è però un particolare: la premier Meloni pur condannando le dichiarazioni ha parlato di “regime” affermando che mai nella storia della Repubblica si sarebbe indagato all’interno di un partito e filmato e registrato quanto viene detto all’interno. Quindi da una parte Meloni condanna queste dichiarazioni e atteggiamenti, che non sarebbero emersi senza l’indagine di Fanpage, ma condanna anche l’indagine dicendo che non avrebbe precedenti.

Non è proprio così. pensiamo all’indagine de Il Giornale, di Feltri e Sallusti, sulla casa di Montecarlo di proprietà di An e la famiglia Fini: in quel caso vennero utilizzati mezzi di indagine investigativa, indagini fiscali, catastali, patrimoniali approfondite in Italia e all’estero.

Un’indagine giornalistica di un quotidiano di orientamento di destra su un uomo politico di destra su cui poi si è innestata un’indagine giudiziaria che recentemente ha portato anche alla condanna di Fini in primo grado e dei suoi familiari.

L’indagine de Il Giornale di più di dieci anni fa condizionò molto lo scenario politico, danneggiando Fini e aprendo la strada alla leadership della Meloni che però non ha mai condannato l’indagine parlando di regime. Cosa si dovrebbe dire delle tante indagini giornalistiche sulla famiglia Renzi e a suo tempo sulla Dc, sui retroscena di tanti drammi, dal sequestro Moro a quello del figlio del leader socialista De Martino o sull’interno del Partito Socialista?

Tutte indagini che hanno fatto emergere aspetti oscuri o nascosti della politica, come quelli degli affari della Lega per cui c’è stato un patteggiamento e oggi la Lega dà ogni anno allo Stato una parte dei rimborsi elettorali non spesi in maniera legale e legittima. 

La differenza fra un Paese retto da un regime autoritario e dittatoriale e un Paese democratico consiste principalmente nella libertà della stampa e dei giornalisti di indagine sui politici e i partiti politici con l’unico limite della verità e di non inventarsi fatti e parole. Il pubblico ha il diritto di conoscere i partiti politici per come vogliono presentarsi, cioè nel migliore dei modi e per come cercano di nascondersi.

Per questo i giudizi della presidente del Consiglio sull’indagine di Fanpage sono inopportuni e sbagliati.

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