L’Italia di Berlusconi e la Guerra

Tutti sappiamo che nella seconda guerra del Golfo, quella degli USA contro l’Iraq nel 2003 voluta fortemente dal Presidente USA George Bush junior, senza il patrocinio dell’Onu, senza giustificazione se non delle autentiche bugie americane su inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam, Berlusconi, allora capo del Governo, avrebbe voluto partecipare .

Era pronto a mandare qualche bersagliere, qualche Tornado, anche solo simbolico quando il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo bloccò, non avrebbe mai firmato l’entrata in guerra dell’Italia perché era contro la nostra Costituzione, essendo un conflitto fuori dalla NATO. 

Berlusconi ci rimase malissimo e poi cercò di recuperare inviando a guerra finita un contingente soprattutto di Carabinieri con la finalità di addestrare le forze di polizia irachene del post Saddam.

Ben 33 militari persero la vita quindi in un attentato terroristico alla base di Nassirya .

Sempre Berlusconi così vicino agli USA è stato però il capo di governo più amico e intimo di Putin come nessun altro in tutto l’Occidente, dagli incontri sull’incrociatore Movska, oggi affondato nel Mar Nero, in Sardegna alle vacanze insieme sempre in Sardegna o in una dacia russa.

Come sia stato possibile conciliare il filo americanismo più cieco con l’amicizia più profonda con il dittatore russo sarebbe un mistero se non conoscessimo la storia del nostro Paese: con Spagna o con Francia purché si magna, una politica ridotta ad affarismo puro , l’opportunismo cinico di chi pronto a farsi amico il più forte, tutte virtù coltivate dagli italiani in tanti secoli di dominazioni straniere e cortigiani. 

Il problema è che non solo Berlusconi è così ma anche una buona parte degli italiani che infatti lo hanno votato con percentuali altissime in passato e forse in ogni italiano c’è qualcosa di Berlusconi.

“ Non ho paura del Berlusconi fuori di me ma del Berlusconi dentro di me”( Massimo Cacciari) . 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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L’Italia di Berlusconi e la Guerra

Tutti sappiamo che nella seconda guerra del Golfo, quella degli USA contro l’Iraq nel 2003 voluta fortemente dal Presidente USA George Bush junior, senza il patrocinio dell’Onu, senza giustificazione se non delle autentiche bugie americane su inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam, Berlusconi, allora capo del Governo, avrebbe voluto partecipare .

Era pronto a mandare qualche bersagliere, qualche Tornado, anche solo simbolico quando il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo bloccò, non avrebbe mai firmato l’entrata in guerra dell’Italia perché era contro la nostra Costituzione, essendo un conflitto fuori dalla NATO. 

Berlusconi ci rimase malissimo e poi cercò di recuperare inviando a guerra finita un contingente soprattutto di Carabinieri con la finalità di addestrare le forze di polizia irachene del post Saddam.

Ben 33 militari persero la vita quindi in un attentato terroristico alla base di Nassirya .

Sempre Berlusconi così vicino agli USA è stato però il capo di governo più amico e intimo di Putin come nessun altro in tutto l’Occidente, dagli incontri sull’incrociatore Movska, oggi affondato nel Mar Nero, in Sardegna alle vacanze insieme sempre in Sardegna o in una dacia russa.

Come sia stato possibile conciliare il filo americanismo più cieco con l’amicizia più profonda con il dittatore russo sarebbe un mistero se non conoscessimo la storia del nostro Paese: con Spagna o con Francia purché si magna, una politica ridotta ad affarismo puro , l’opportunismo cinico di chi pronto a farsi amico il più forte, tutte virtù coltivate dagli italiani in tanti secoli di dominazioni straniere e cortigiani. 

Il problema è che non solo Berlusconi è così ma anche una buona parte degli italiani che infatti lo hanno votato con percentuali altissime in passato e forse in ogni italiano c’è qualcosa di Berlusconi.

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