Un anno fa di questi giorni ero chiuso in casa per il Covid e poi sono stato ricoverato 15 giorni nei reparti Covid dell’Ospedale Maggiore di Novara e 4 giorni a Galliate.

Ora sto bene e mi pare di non aver avuto strascichi della malattia, il cosiddetto Long Covid, ho fatto dopo anche due vaccinazioni e il Covid non mi ha più toccato, per ora. 

Allora eravamo alla fine della terza ondata e solo all’inizio della lunga campagna vaccinale di massa e in questi mesi ho fortunatamente rimosso quei giorni strani, diversi, insoliti, un po’ faticosi, in pensiero per mia mamma pure ricoverata, isolato in una stanza al centro della mia città, per qualche giorno anche lontano dall’attualità, senza le mie abitudini , le mie cose, la mia vita.

Credo che sia naturale e anche giusto dimenticare subito, oggi ogni tanto mi torna un flash di quei giorni.

Non posso dire che mi ritornino i volti, le facce, i capelli, i vestiti di quelle persone che mi circondavano e che sono stati gli unici esseri umani con cui sono stato a contatto.

Erano sempre coperti da maschere, visiere, cuffie, tute, irriconoscibili se non per le voci, i modi di fare sempre cortesi e solleciti ma chi più asciutti, più seriosi, chi più allegri, chi più imperturbabili e chi più stanchi, preoccupati.

Che fossero medici, infermieri, oss, fisioterapiste sembravano uguali, distinguevo a stento il sesso e dopo un po’ le mansioni in cui però non stavano incasellati rigidamente. 

Ora questa folla mascherata che mi ha curato, monitorato, lavato, servito, aiutato ho capito che, mentre io uscivo e tornavo alla mia vita è rimasta lì , sempre lì , in quei reparti che si stavano svuotando poi si sarebbero riempiti ancora e poi svuotati e poi riempiti ancora e ancora. 

E loro sarebbero rimasti ancora lì a sostenere, stimolare, consolare, rassicurare, oltre che a pulire, imboccare, curare altre persone come me.

E anche se è passato un anno e ne sono fuori , forse, speriamo , ne siamo fuori io non riesco a dimenticare quelle donne, quegli uomini , quella folla mascherata e sconosciuta , con stupore e gratitudine. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Loro sono rimasti lì

Un anno fa di questi giorni ero chiuso in casa per il Covid e poi sono stato ricoverato 15 giorni nei reparti Covid dell’Ospedale Maggiore di Novara e 4 giorni a Galliate.

Ora sto bene e mi pare di non aver avuto strascichi della malattia, il cosiddetto Long Covid, ho fatto dopo anche due vaccinazioni e il Covid non mi ha più toccato, per ora. 

Allora eravamo alla fine della terza ondata e solo all’inizio della lunga campagna vaccinale di massa e in questi mesi ho fortunatamente rimosso quei giorni strani, diversi, insoliti, un po’ faticosi, in pensiero per mia mamma pure ricoverata, isolato in una stanza al centro della mia città, per qualche giorno anche lontano dall’attualità, senza le mie abitudini , le mie cose, la mia vita.

Credo che sia naturale e anche giusto dimenticare subito, oggi ogni tanto mi torna un flash di quei giorni.

Non posso dire che mi ritornino i volti, le facce, i capelli, i vestiti di quelle persone che mi circondavano e che sono stati gli unici esseri umani con cui sono stato a contatto.

Erano sempre coperti da maschere, visiere, cuffie, tute, irriconoscibili se non per le voci, i modi di fare sempre cortesi e solleciti ma chi più asciutti, più seriosi, chi più allegri, chi più imperturbabili e chi più stanchi, preoccupati.

Che fossero medici, infermieri, oss, fisioterapiste sembravano uguali, distinguevo a stento il sesso e dopo un po’ le mansioni in cui però non stavano incasellati rigidamente. 

Ora questa folla mascherata che mi ha curato, monitorato, lavato, servito, aiutato ho capito che, mentre io uscivo e tornavo alla mia vita è rimasta lì , sempre lì , in quei reparti che si stavano svuotando poi si sarebbero riempiti ancora e poi svuotati e poi riempiti ancora e ancora. 

E loro sarebbero rimasti ancora lì a sostenere, stimolare, consolare, rassicurare, oltre che a pulire, imboccare, curare altre persone come me.

E anche se è passato un anno e ne sono fuori , forse, speriamo , ne siamo fuori io non riesco a dimenticare quelle donne, quegli uomini , quella folla mascherata e sconosciuta , con stupore e gratitudine. 

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