Il 2023 si è chiuso con le proteste a Kiev di centinaia di madri ucraine che chiedono il ritorno dal fronte di migliaia di figli e mariti che stanno combattendo da più di sei mesi.
Il 2024 si è aperto con le proteste di un gruppo di donne russe che depongono fiori sulla tomba del Milite ignoto per chiedere il ritorno dei loro figli e nipoti e mariti.
Tutte e due i gruppi di donne sfidano le autorità, rischiano l’arresto per aver violato leggi che chiedono il massimo sostegno perfino sentimentale alla guerra.
Non importa loro molto di discorsi patriottici e teorie geopolitiche, non contestano la guerra perché hanno perso degli affari o è aumentata la benzina.
No, il No alla guerra é prodotto da motivazioni umane, solo umane, non politiche o etiche anzi materne e portato avanti non da chiese, partiti, gruppi sociali ma da gruppi di mamme.
Vogliono che i loro figli tornino a casa, non vogliono che rischino la vita, che tornino chiusi in bare o senza una gamba saltata su una mina.
Tutto questo in piena epoca in cui si parla e si pensa alla regolamentazione della gestazione per altri a pagamento o no, di superamento dei generi, di relativizzazione della maternità, di rarefazione della maternità e suo rinvio in età sempre più avanzate o di rinuncia volontaria o più o meno obbligata alla maternità.
La novità del 2004 è che la guerra anche la più tecnologica fatta di droni e bombe intelligenti deve essere combattuta ancora per forza da uomini o donne, comunque da figli e figlie, che lasciano a casa delle madri che li rivogliono indietro e non vogliono che facciano la guerra, dopo averli fatti li pretendono indietro, non vogliono che il “frutto del loro seno” sia ingoiato dalla guerra.
È la novità più antica e più bella del 2024, speriamo che duri: Viva le Mamme.