Non sappiamo ancora quanto durerà la nuova polemica Renzi contro Calenda, se troverà una composizione e quanto durerà la stessa oppure segnerà un divorzio.

Ancora una volta la volontà di dare vita ad un’area politica alternativa all’attuale centrodestra o destra-centro e centrosinistra o sinistra tout-court si scontra con la sua oggettiva frantumazione di sigle, obbiettivi e leader che non sono contenti dell’attuale bipolarismo , che vorrebbero cambiarlo scomponendo gli attuali poli per poi ricostruirli su altre basi e in altre forme, si scontra con la difficoltà di aggregare almeno gli scontenti dei due poli. 

Non basta, evidentemente, non accettare gli attuali poli per farne uno nuovo. 

Non basta uno sfondo piuttosto generico moderato e centrista per placare lo scontro dei tanti leader o presunti aspiranti tali che affollano questo spezzone della politica italiana più ancora dei voti e dei consensi. 

È la stessa difficoltà che incontrarono le coalizioni Segni/Martinazzoli, la formazione politica di D’Antoni, la coalizione intorno a Monti di Casini, Fini e lo stesso Calenda in Scelta Civica , tutte esperienze che non sono andate oltre un turno elettorale e che poi sono state risucchiate dai due poli più grandi. 

Sembra una maledizione per il centro e non è solo una questione di sistema e legge elettorale, quanto un’irresistibile attrazione verso il governo, qualunque sia, che il personale politico di questa area sente e impedisce di ballare più di una stagione all’opposizione. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Molti Terzi Poli

Non sappiamo ancora quanto durerà la nuova polemica Renzi contro Calenda, se troverà una composizione e quanto durerà la stessa oppure segnerà un divorzio.

Ancora una volta la volontà di dare vita ad un’area politica alternativa all’attuale centrodestra o destra-centro e centrosinistra o sinistra tout-court si scontra con la sua oggettiva frantumazione di sigle, obbiettivi e leader che non sono contenti dell’attuale bipolarismo , che vorrebbero cambiarlo scomponendo gli attuali poli per poi ricostruirli su altre basi e in altre forme, si scontra con la difficoltà di aggregare almeno gli scontenti dei due poli. 

Non basta, evidentemente, non accettare gli attuali poli per farne uno nuovo. 

Non basta uno sfondo piuttosto generico moderato e centrista per placare lo scontro dei tanti leader o presunti aspiranti tali che affollano questo spezzone della politica italiana più ancora dei voti e dei consensi. 

È la stessa difficoltà che incontrarono le coalizioni Segni/Martinazzoli, la formazione politica di D’Antoni, la coalizione intorno a Monti di Casini, Fini e lo stesso Calenda in Scelta Civica , tutte esperienze che non sono andate oltre un turno elettorale e che poi sono state risucchiate dai due poli più grandi. 

Sembra una maledizione per il centro e non è solo una questione di sistema e legge elettorale, quanto un’irresistibile attrazione verso il governo, qualunque sia, che il personale politico di questa area sente e impedisce di ballare più di una stagione all’opposizione. 

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