Natale è radicalmente pacifista 

Oggi il Natale ha acquisito una dimensione più laica ed extra religiosa, festa di pranzi e cene, regali, viaggi ed auguri, anche un momento in cui si auspica la Pace o almeno più Pace, per tutti, al di là del culto religioso che sia cattolico o comunque Cristiano o non Cristiano o addirittura non religioso. 

È però comunque il giorno in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo: la storia la conosciamo già, un bimbo figlio di una giovinetta e di un falegname, di un piccolo paese, nasce fuori di casa perché non c’era posto per loro in albergo, in una grotta in mezzo a pastori poveri, dovrà scappare perché lo vogliono uccidere e andare a vivere in un paese straniero, tutto accade in  una terra, la Palestina, abitata da ebrei, samaritani, beduini, invasa dai romani, che è un luogo di guerre e di odi. 

La fine pure è nota: a 33 anni quel bambino diventato uomo, pare facesse il profeta e anche qualche miracolo, mentre si trova a Gerusalemme per la Pasqua ebraica, viene arrestato, giudicato, condannato a morte, torturato e crocifisso in mezzo ai ladri e i suoi discepoli dicono di averlo visto fuori dal sepolcro, risorto, prima di salire in cielo.

In mezzo ci stanno tutte le parole di Gesù che proclama beati i miti e gli operatori di pace, che privilegia i poveri e i malati sui ricchi e i potenti , che chiede di non odiare i nemici e gli stranieri, di perdonare chi ci fa del male, di non usare la violenza, soprattutto di non considerare tutta la vita come l’affermazione di se stessi, della propria famiglia, del proprio popolo, come possesso esclusivo della propria terra, di non cercare vittorie e trionfo militare. 

Il Natale che noi celebreremo sarà un Natale svuotato delle parole di Gesù, un Natale pagano, ebreo, islamico, laico ma molto poco cristiano, la responsabilità non sarà solo dei cristiani, e quindi anche un po’ nostra, un po’ anche mia, certamente ma è bene che lo sappiamo mentre ci apprestiamo a celebrarlo per abitudine, piacere, convenienza e tanti altri motivi. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Natale è radicalmente pacifista 

Oggi il Natale ha acquisito una dimensione più laica ed extra religiosa, festa di pranzi e cene, regali, viaggi ed auguri, anche un momento in cui si auspica la Pace o almeno più Pace, per tutti, al di là del culto religioso che sia cattolico o comunque Cristiano o non Cristiano o addirittura non religioso. 

È però comunque il giorno in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo: la storia la conosciamo già, un bimbo figlio di una giovinetta e di un falegname, di un piccolo paese, nasce fuori di casa perché non c’era posto per loro in albergo, in una grotta in mezzo a pastori poveri, dovrà scappare perché lo vogliono uccidere e andare a vivere in un paese straniero, tutto accade in  una terra, la Palestina, abitata da ebrei, samaritani, beduini, invasa dai romani, che è un luogo di guerre e di odi. 

La fine pure è nota: a 33 anni quel bambino diventato uomo, pare facesse il profeta e anche qualche miracolo, mentre si trova a Gerusalemme per la Pasqua ebraica, viene arrestato, giudicato, condannato a morte, torturato e crocifisso in mezzo ai ladri e i suoi discepoli dicono di averlo visto fuori dal sepolcro, risorto, prima di salire in cielo.

In mezzo ci stanno tutte le parole di Gesù che proclama beati i miti e gli operatori di pace, che privilegia i poveri e i malati sui ricchi e i potenti , che chiede di non odiare i nemici e gli stranieri, di perdonare chi ci fa del male, di non usare la violenza, soprattutto di non considerare tutta la vita come l’affermazione di se stessi, della propria famiglia, del proprio popolo, come possesso esclusivo della propria terra, di non cercare vittorie e trionfo militare. 

Il Natale che noi celebreremo sarà un Natale svuotato delle parole di Gesù, un Natale pagano, ebreo, islamico, laico ma molto poco cristiano, la responsabilità non sarà solo dei cristiani, e quindi anche un po’ nostra, un po’ anche mia, certamente ma è bene che lo sappiamo mentre ci apprestiamo a celebrarlo per abitudine, piacere, convenienza e tanti altri motivi. 

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