Le tragiche immagini dell’alluvione che ha stravolto Cesena, Riccione, Forlì dopo quella della settimana scorsa a Faenza, ci impongono ancora una volta una riflessione ormai troppo stanca e rituale.
Il cambiamento climatico non è qualcosa a cui credere o meno: esiste, precipitazioni eccessive, in poche ore la pioggia di mesi che invece sono stati di siccità da due anni a questa parte.
Un territorio fortemente urbanizzato e antropizzato è sconvolto , con danni per miliardi di euro.
Non viene fatta più da anni la manutenzione del territorio, degli argini e dei fiumi che invece vede una continua ed incessante opera di consumo del suolo, di cementificazione, di impermeabilizzazione del terreno.
Non serve più costruire capannoni, case, villette, strade, è soprattutto antieconomico , destinato ad essere distrutto da una natura impazzita, ribelle e feroce , bisogna invece investire e creare lavoro nella cura del territorio, nell’agricoltura biologica, nella riqualificazione e nel recupero di ciò che c’è già.
A volte sembra che alla fine la gente comune lo stia comprendendo e così le nuove generazioni, chi non lo capisce sono politici, amministratori locali che parlano di ambientalismo ideologico e credono che il lavoro sia in proporzione ai capannoni.