La raccolta di firme per chiedere un referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata appena approvata è già un successo di firme. Perché? Certamente gioca molto l’ampio schieramento di forze politiche e sindacali schierate e impegnate: la Cgil, la UIL, l’Anpi, il Pd, i Verdi, Renzi e i 5 Stelle.
Un fronte ampio che finora si è presentato spesso diviso ma oggi è unito. Pesa soprattutto un senso di preoccupazione e di timore per la sanità , che già è differenziata non poco al proprio interno: sanità pubblica per tutti e sanità privata per chi lo se lo può permettere e anche all’interno di quella pubblica le visite intra moenia, differenze profonde fra un territorio e l’altro della stessa provincia, della stessa regione, fra regioni confinanti anche al nord, per esempio fra Piemonte e Lombardia, fra chi vive in città e chi vive in paesi interni o in montagna, perfino fra un reparto all’altro dello stesso ospedale.
Troppe differenze, troppe disuguaglianze, inspiegabili ed inaccettabili per cittadini che si sentono tutti ugualmente italiani, ugualmente contribuenti, ugualmente cittadini in fatto di diritti e doveri.
Anche lo spettacolo delle divisioni fra regioni e regioni e fra regioni e governo durante la pandemia aiuta chi vede troppi pericoli in un’ulteriore differenziazione.
La sensibilità sulle disuguaglianze rispetto al diritto alla salute e alle cure é diventata fortissima, come non era mai stata.
Non è più un problema di nord e sud, non viene avvertito così nemmeno al nord. Non so se poi un referendum riuscirebbe anche a superare lo scoglio del quorum e se, nel frattempo, per evitarlo ci saranno magari elezioni anticipate ma probabilmente ci troviamo di fronte ad una emergenza che tutte le forze politiche hanno troppo sottovalutato, quella della sanità e la soluzione di un’autonomia maggiore non è vista come una soluzione.