Perché i partiti temono Draghi al Quirinale

A molti politici non piace l’ipotesi che Draghi vada a fare il Presidente della Repubblica.

Naturalmente non dicono che non vogliono ma riempiendolo di complimenti i vari Salvini, Renzi, Berlusconi e compagnia cantando gli dicono che è bravissimo e quindi è molto meglio che continui il suo lavoro come capo del Governo.

Fingono di non sapere che Draghi sta facendo il capo del Governo grazie alla fiducia di una larghissima maggioranza parlamentare ma proprio perché è così larga litiga spesso, è divisa su tutto o quasi, dalle tasse ai vaccini, e Draghi regge perché è stato chiamato da Mattarella che ormai a gennaio è certo che sarà solo un senatore a vita.

Il problema è che per questi leaders politici Draghi è troppo ingombrante e non solo perché Berlusconi incredibilmente e anche indecentemente si è fissato di doverci andare lui al Quirinale, quasi una vendetta per i soprusi che, a parer suo, avrebbe ricevuto.

È troppo ingombrante perché questi signori sanno che il Presidente della Repubblica, secondo la Costituzione italiana, non è proprio uno senza poteri, ha un grandissimo potere.

Il Presidente della Repubblica può legittimamente non ratificare tutte quelle leggi che,  pur essendo approvate dalla maggioranza delle Camere, comportino delle spese senza copertura, cioè delle uscite a cui non corrisponda un’entrata o il taglio di un’altra spesa.

Essendo questa volta il Presidente un tecnico, professore di economia , già direttore generale del Tesoro, già governatore della Banca d’Italia e presidente di quella europea non è possibile fargli firmare delle spese con copertura dubbia, incerta, inadeguata.

Oggi è il tempo delle spese, del Piano di ricostruzione, di investimenti strategici che però non possono essere occasione di sprechi se non peggio.

Nei prossimi sette anni verrà di nuovo anche il tempo del risparmio , di dover restituire e rientrare dai debiti fatti, di tenere ben stretti i cordoni della spesa e di far pagare le tasse, magari non di più ma certamente tutte anche a chi non ha mai avuto l’abitudine di pagarle tutte.

Avere Draghi al Quirinale per i prossimi sette anni significa per i vari leaders castrare i loro sogni di spese magnifiche , contributi a tutti, sconti fiscali per tutti gli italiani.

Per questo Draghi così magnificato come Salvatore della Patria ora appare così pesantemente indigesto.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Perché i partiti temono Draghi al Quirinale

A molti politici non piace l’ipotesi che Draghi vada a fare il Presidente della Repubblica.

Naturalmente non dicono che non vogliono ma riempiendolo di complimenti i vari Salvini, Renzi, Berlusconi e compagnia cantando gli dicono che è bravissimo e quindi è molto meglio che continui il suo lavoro come capo del Governo.

Fingono di non sapere che Draghi sta facendo il capo del Governo grazie alla fiducia di una larghissima maggioranza parlamentare ma proprio perché è così larga litiga spesso, è divisa su tutto o quasi, dalle tasse ai vaccini, e Draghi regge perché è stato chiamato da Mattarella che ormai a gennaio è certo che sarà solo un senatore a vita.

Il problema è che per questi leaders politici Draghi è troppo ingombrante e non solo perché Berlusconi incredibilmente e anche indecentemente si è fissato di doverci andare lui al Quirinale, quasi una vendetta per i soprusi che, a parer suo, avrebbe ricevuto.

È troppo ingombrante perché questi signori sanno che il Presidente della Repubblica, secondo la Costituzione italiana, non è proprio uno senza poteri, ha un grandissimo potere.

Il Presidente della Repubblica può legittimamente non ratificare tutte quelle leggi che,  pur essendo approvate dalla maggioranza delle Camere, comportino delle spese senza copertura, cioè delle uscite a cui non corrisponda un’entrata o il taglio di un’altra spesa.

Essendo questa volta il Presidente un tecnico, professore di economia , già direttore generale del Tesoro, già governatore della Banca d’Italia e presidente di quella europea non è possibile fargli firmare delle spese con copertura dubbia, incerta, inadeguata.

Oggi è il tempo delle spese, del Piano di ricostruzione, di investimenti strategici che però non possono essere occasione di sprechi se non peggio.

Nei prossimi sette anni verrà di nuovo anche il tempo del risparmio , di dover restituire e rientrare dai debiti fatti, di tenere ben stretti i cordoni della spesa e di far pagare le tasse, magari non di più ma certamente tutte anche a chi non ha mai avuto l’abitudine di pagarle tutte.

Avere Draghi al Quirinale per i prossimi sette anni significa per i vari leaders castrare i loro sogni di spese magnifiche , contributi a tutti, sconti fiscali per tutti gli italiani.

Per questo Draghi così magnificato come Salvatore della Patria ora appare così pesantemente indigesto.

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