Quando a Novara la politica la faceva la cultura 

A Novara c’è stato un tempo in cui la politica si occupava molto di approfondire i suoi fondamenti di idee, di approfondire i problemi locali, nazionali, internazionali e lo faceva con iniziative a cui partecipavano non solo addetti ai lavori ma cittadini comuni e giovani. 

Insomma la politica si confrontava con la cultura intesa come ricerca, riflessione, informazione, sull’economia, la guerra e la pace, i problemi di Novara. 

Voglio ricordare  innanzitutto due persone: Alberto Pacelli, già vicesindaco e a lungo consigliere comunale, scomparso alcuni anni fa. 

Pacelli ha fatto liste elettorali e battaglie politiche ma è sempre partito dalla ricerca di un progetto di città partecipato che poi veniva comunicato in un periodico stampato e diffuso in modo molto economico e volontario che veniva recapitato a centinaia di novaresi.

Accanto a Pacelli, già comunista e di sinistra, possiamo collocare Enrico Nerviani, democristiano e poi del Ppi e della Margherita, già assessore regionale alla Cultura, che negli ultimi anni della sua vita volle fondare l’associazione culturale “Utopia” che periodicamente teneva degli incontri aperti al pubblico sulle maggiori tematiche di interesse locale. 

Andando indietro nel tempo come non ricordare negli anni ‘90 gli incontri e il foglio di discussione: “La Città dell’uomo“, il circolo novarese dell’omonima associazione di ispirazione cattolica di Augusto Ferrari, poi assessore comunale e regionale, sui fondamenti etici e culturali della politica e sul dibattito sulle riforme costituzionali.

Sempre in ambito cattolico: l’associazione Nuova Regaldi, fondata da don Silvio Barbaglia, che oggi approfondisce soprattutto tematiche di cultura religiosa in senso lato, ma che alla fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000 ha dibattuto ad alto livello di temi di cultura politica.

E prima ancora come non ricordare il Centro culturale “In forma di Rosa” di Antonio Malerba, poi sindaco socialista di Novara, che negli anni ‘80 degli Euromissili e degli SS-20, ha portato a Novara a discutere di pace e guerra i maggiori protagonisti della cultura italiana.

C’era anche a livello di una città medio piccola come Novara la consapevolezza che fare politica dovesse comportare il coinvolgimento dei cittadini in un processo di conoscenza, informazione e formazione attiva, che senza pensiero e cultura non si potesse fare politica, ad un certo punto anche Gianni Mancuso, poi parlamentare di An volle fondare una sua associazione culturale di destra per arricchire il dibattito politico. 

Oggi sembra prevalere anche a livello locale una politica più povera di idee, di dibattiti, di progetti e passioni e quindi più povera di risultati e più lontana dalla gente.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Quando a Novara la politica la faceva la cultura 

A Novara c’è stato un tempo in cui la politica si occupava molto di approfondire i suoi fondamenti di idee, di approfondire i problemi locali, nazionali, internazionali e lo faceva con iniziative a cui partecipavano non solo addetti ai lavori ma cittadini comuni e giovani. 

Insomma la politica si confrontava con la cultura intesa come ricerca, riflessione, informazione, sull’economia, la guerra e la pace, i problemi di Novara. 

Voglio ricordare  innanzitutto due persone: Alberto Pacelli, già vicesindaco e a lungo consigliere comunale, scomparso alcuni anni fa. 

Pacelli ha fatto liste elettorali e battaglie politiche ma è sempre partito dalla ricerca di un progetto di città partecipato che poi veniva comunicato in un periodico stampato e diffuso in modo molto economico e volontario che veniva recapitato a centinaia di novaresi.

Accanto a Pacelli, già comunista e di sinistra, possiamo collocare Enrico Nerviani, democristiano e poi del Ppi e della Margherita, già assessore regionale alla Cultura, che negli ultimi anni della sua vita volle fondare l’associazione culturale “Utopia” che periodicamente teneva degli incontri aperti al pubblico sulle maggiori tematiche di interesse locale. 

Andando indietro nel tempo come non ricordare negli anni ‘90 gli incontri e il foglio di discussione: “La Città dell’uomo“, il circolo novarese dell’omonima associazione di ispirazione cattolica di Augusto Ferrari, poi assessore comunale e regionale, sui fondamenti etici e culturali della politica e sul dibattito sulle riforme costituzionali.

Sempre in ambito cattolico: l’associazione Nuova Regaldi, fondata da don Silvio Barbaglia, che oggi approfondisce soprattutto tematiche di cultura religiosa in senso lato, ma che alla fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000 ha dibattuto ad alto livello di temi di cultura politica.

E prima ancora come non ricordare il Centro culturale “In forma di Rosa” di Antonio Malerba, poi sindaco socialista di Novara, che negli anni ‘80 degli Euromissili e degli SS-20, ha portato a Novara a discutere di pace e guerra i maggiori protagonisti della cultura italiana.

C’era anche a livello di una città medio piccola come Novara la consapevolezza che fare politica dovesse comportare il coinvolgimento dei cittadini in un processo di conoscenza, informazione e formazione attiva, che senza pensiero e cultura non si potesse fare politica, ad un certo punto anche Gianni Mancuso, poi parlamentare di An volle fondare una sua associazione culturale di destra per arricchire il dibattito politico. 

Oggi sembra prevalere anche a livello locale una politica più povera di idee, di dibattiti, di progetti e passioni e quindi più povera di risultati e più lontana dalla gente.

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