Passio, la rassegna culturale quaresimale, ormai a cadenza biennale, della Diocesi di Novara, si è appena chiusa ed è stata interamente dedicata al tema dell’ Intelligenza artificiale. Animato con la consueta passione dal biblista, nonché parroco di Veveri, don Silvio Barbaglia ha toccato con coraggio un tema di cui si parla molto ma si continua a sapere, almeno a livello di grande pubblico, poco o niente.
Lo ha fatto coinvolgendo anche uno dei massimi esperti di divulgazione a livello italiano sull’AI, che è anche un frate francescano oltre che ingegnere. Padre Paolo Benanti che addirittura il Governo ha nominato Presidente di una Commissione speciale dedicata a Informazione e Intelligenza Artificiale, che poi Benanti preferisce parlare di “ Intelligenze artificiali “ nella difficoltà di ridurre ad un unico realtà e applicazioni diverse.
E’ stata una grande esperienza culturale e sociale: molti cittadini, anche non particolarmente credenti e praticanti, coinvolti a riflettere su questa novità certamente informatica ed economica ma anche forse soprattutto culturale e sociale.
Per la prima volta la Chiesa, anche quella novarese , non è parsa a traino o in ritardo sulle grandi rivoluzioni tecnologiche e sociali ma contemporanea, sul pezzo e forse anche un po’ avanti rispetto a politica ed ideologie un po’ in affanno.
Un tentativo di dare vita ad una “dottrina sociale della Chiesa” non calata dogmaticamente dall’ alto dalla gerarchia ecclesiastica ma partendo dal vivo dei problemi con la partecipazione di laici come scienziati, manager, imprenditori.
La preoccupazione primaria è sempre quella della Persona umana, per l’uomo che Dio ha fatto come un prodigio, che rischia di essere stritolato dai suoi stessi prodotti se perde la capacità di controllarli ed indirizzarli al bene e al bene di tutti e non solo dei pochi che detengono la ricchezza, la conoscenza e il potere.
Senza apocalittiche condanne ma anche senza particolari entusiasmi, usando ragione e saggezza, valutando bene tutti i pro e tutti i contro.
Così la Chiesa che, anche a Novara, sempre per meno novaresi è “Madre è Maestra” e certamente non più come un tempo, ha saputo svolgere un ruolo di mobilitazione delle coscienze