Questo Primo Maggio e i Sindacati

Il Primo Maggio è la Festa del Lavoro ma non di un Lavoro anonimo, muto, di gente che deve stare zitta e limitarsi a produrre , possibilmente tanto e bene, per poi acquistare e mandare avanti una società diretta da altri.

Il Primo Maggio è la Festa di lavoratori che sentono di avere dei diritti e che si organizzano per difenderli, ampliarli, migliorarli, diritti ad un lavoro sano e non insicuro per risparmiare, pagato in modo adeguato , che consenta anche al lavoratore di costruirsi un progetto di vita e di affezionarsi il più possibile al lavoro stesso e alla comunità dei suoi colleghi di lavoro.

Per portare avanti le lotte, perché spesso si deve lottare per difendere il posto di lavoro e i diritti, i lavoratori inevitabilmente devono mettersi assieme, in associazioni libere e democratiche al proprio interno : i Sindacati.

Questo è il senso tuttora del 1 Maggio come previsto dalla nostra Costituzione italiana che dedica ben tre articoli ai Sindacati e allo sciopero e alla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, dopo il lungo periodo fascista in cui lo sciopero era fuori legge e i sindacati democratici pure, sostituiti da organizzazioni governative . 

Il Sindacato ovviamente non è solo ad affrontare i problemi del mondo del lavoro e non può fare da solo: deve agire dialogando e collaborando con le associazioni degli imprenditori e con il Governo.

In questo Primo Maggio il Governo Meloni ha deciso di riunirsi e approvare un decreto sul lavoro che è discutibile come tutte le leggi e che certamente ha aspetti positivi, una riduzione delle tasse sul lavoro e più problematici come la possibilità di aumentare i contratti a termine. 

È un diritto dovere del Governo, di qualunque Governo farlo , anche scegliendo i tempi e i modi che ritene opportuno.

È abbastanza evidente però che la scelta di questo Governo sia quello di ridurre al minimo se non a zero lo spazio di contrattazione e negoziazione di queste misure con i Sindacati, riducendolo ad un fatto di mera comunicazione di decisioni già assunte, da digerire comunque.

Certo è una scelta che ricorda anche quella fatta da Governi di centrosinistra come quello di Renzi oppure tecnici come quello di Monti , una scelta che però, inevitabilmente, non potrà essere accettata tranquillamente dai Sindacati, perché rinuncerebbero ancora una volta al proprio ruolo e questo, proprio il 1 maggio .

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Questo Primo Maggio e i Sindacati

Il Primo Maggio è la Festa del Lavoro ma non di un Lavoro anonimo, muto, di gente che deve stare zitta e limitarsi a produrre , possibilmente tanto e bene, per poi acquistare e mandare avanti una società diretta da altri.

Il Primo Maggio è la Festa di lavoratori che sentono di avere dei diritti e che si organizzano per difenderli, ampliarli, migliorarli, diritti ad un lavoro sano e non insicuro per risparmiare, pagato in modo adeguato , che consenta anche al lavoratore di costruirsi un progetto di vita e di affezionarsi il più possibile al lavoro stesso e alla comunità dei suoi colleghi di lavoro.

Per portare avanti le lotte, perché spesso si deve lottare per difendere il posto di lavoro e i diritti, i lavoratori inevitabilmente devono mettersi assieme, in associazioni libere e democratiche al proprio interno : i Sindacati.

Questo è il senso tuttora del 1 Maggio come previsto dalla nostra Costituzione italiana che dedica ben tre articoli ai Sindacati e allo sciopero e alla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, dopo il lungo periodo fascista in cui lo sciopero era fuori legge e i sindacati democratici pure, sostituiti da organizzazioni governative . 

Il Sindacato ovviamente non è solo ad affrontare i problemi del mondo del lavoro e non può fare da solo: deve agire dialogando e collaborando con le associazioni degli imprenditori e con il Governo.

In questo Primo Maggio il Governo Meloni ha deciso di riunirsi e approvare un decreto sul lavoro che è discutibile come tutte le leggi e che certamente ha aspetti positivi, una riduzione delle tasse sul lavoro e più problematici come la possibilità di aumentare i contratti a termine. 

È un diritto dovere del Governo, di qualunque Governo farlo , anche scegliendo i tempi e i modi che ritene opportuno.

È abbastanza evidente però che la scelta di questo Governo sia quello di ridurre al minimo se non a zero lo spazio di contrattazione e negoziazione di queste misure con i Sindacati, riducendolo ad un fatto di mera comunicazione di decisioni già assunte, da digerire comunque.

Certo è una scelta che ricorda anche quella fatta da Governi di centrosinistra come quello di Renzi oppure tecnici come quello di Monti , una scelta che però, inevitabilmente, non potrà essere accettata tranquillamente dai Sindacati, perché rinuncerebbero ancora una volta al proprio ruolo e questo, proprio il 1 maggio .

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