Negli ultimi 90 giorni del 2022 ogni giorno la stampa ha comunicato che almeno una grande azienda nazionale di tutti i settori , dal metalmeccanico all’alimentare, e anche numerose aziende medie e piccole ha deciso, unilateralmente, fuori da ogni contrattazione sindacale di erogare aumenti una tantum, dai 400-500 euro ai 1500 delle realtà più importanti , direttamente in busta paga come contributo del datore di lavoro all’esplosione dei costi della luce, del gas, della benzina e del carrello della spesa. 

Moltissime altre realtà aziendali hanno esteso, approfittando dei tetti più alti decisi dal governo in materia di fringe benefits di intervenire rimborsando parte delle spese delle bollette o con buoni acquisto.

E’ la prima volta che una prassi una volta esclusiva di poche aziende è diventata, al di fuori da iniziative collettive delle associazioni imprenditoriali in accordo con quelle dei lavoratori, così diffusa e massiccia.

La maggioranza dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, è però stata esclusa da queste prassi che pure hanno riguardato milioni di lavoratori.

Molti lavoratori che non avevano mai sentito parlare di “ gratifica natalizia “, di pacco dono, se non forse nei racconti dei loro nonni operai negli anni ‘50 e ‘60 hanno vissuto questa esperienza. 

Oggi si portano ad esempio positivo queste illuminate scelte aziendali, oltretutto poco differenziate per livello inquadramentale e situazione familiare, mentre negli anni ‘70

più che di imprenditori illuminati e responsabilità sociale dell’impresa si sarebbe gridato al paternalismo e alla ricerca di facile consenso per evitare di confrontarsi con i sindacati. 

A fronte di queste erogazioni discrezionali e unilaterali a macchia d’olio rimangono fermi numerosi rinnovi dei contratti nazionali di molte categorie .

La macchina dell’economia reale però non si ferma, superata la gelata della pandemia meglio di altre nazioni l’economia italiana macina commesse e ordinativi ed è evidente che molti imprenditori, per paura di una ripresa della conflittualità, cioè gli scioperi , in azienda abbiano preferito pagare sia pure solo una tantum a titolo preventivo senza nemmeno che glielo chiedessero le rappresentanze sindacali che hanno fatto buon viso. 

Certo che così, in pratica, si continua a delegittimare il sindacato e il suo ruolo che rischia di entrare in gioco solo quando si tratta di discutere crisi aziendali , cassa integrazione e licenziamenti.

La politica dei redditi e una certa moderazione salariale possono però essere un vantaggio per il Paese se gli aumenti del costo della vita vengono però adeguatamente penalizzati, sanzionati e tassati quando sfuggono all’auto controllo delle aziende. 

Altrimenti avremo, di fatto, nonostante le tante, ma sempre troppo poche “ una tantum “ una situazione di impoverimento dei lavoratori, anche questo molto anni ‘50.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Salari e Costo della vita

Negli ultimi 90 giorni del 2022 ogni giorno la stampa ha comunicato che almeno una grande azienda nazionale di tutti i settori , dal metalmeccanico all’alimentare, e anche numerose aziende medie e piccole ha deciso, unilateralmente, fuori da ogni contrattazione sindacale di erogare aumenti una tantum, dai 400-500 euro ai 1500 delle realtà più importanti , direttamente in busta paga come contributo del datore di lavoro all’esplosione dei costi della luce, del gas, della benzina e del carrello della spesa. 

Moltissime altre realtà aziendali hanno esteso, approfittando dei tetti più alti decisi dal governo in materia di fringe benefits di intervenire rimborsando parte delle spese delle bollette o con buoni acquisto.

E’ la prima volta che una prassi una volta esclusiva di poche aziende è diventata, al di fuori da iniziative collettive delle associazioni imprenditoriali in accordo con quelle dei lavoratori, così diffusa e massiccia.

La maggioranza dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, è però stata esclusa da queste prassi che pure hanno riguardato milioni di lavoratori.

Molti lavoratori che non avevano mai sentito parlare di “ gratifica natalizia “, di pacco dono, se non forse nei racconti dei loro nonni operai negli anni ‘50 e ‘60 hanno vissuto questa esperienza. 

Oggi si portano ad esempio positivo queste illuminate scelte aziendali, oltretutto poco differenziate per livello inquadramentale e situazione familiare, mentre negli anni ‘70

più che di imprenditori illuminati e responsabilità sociale dell’impresa si sarebbe gridato al paternalismo e alla ricerca di facile consenso per evitare di confrontarsi con i sindacati. 

A fronte di queste erogazioni discrezionali e unilaterali a macchia d’olio rimangono fermi numerosi rinnovi dei contratti nazionali di molte categorie .

La macchina dell’economia reale però non si ferma, superata la gelata della pandemia meglio di altre nazioni l’economia italiana macina commesse e ordinativi ed è evidente che molti imprenditori, per paura di una ripresa della conflittualità, cioè gli scioperi , in azienda abbiano preferito pagare sia pure solo una tantum a titolo preventivo senza nemmeno che glielo chiedessero le rappresentanze sindacali che hanno fatto buon viso. 

Certo che così, in pratica, si continua a delegittimare il sindacato e il suo ruolo che rischia di entrare in gioco solo quando si tratta di discutere crisi aziendali , cassa integrazione e licenziamenti.

La politica dei redditi e una certa moderazione salariale possono però essere un vantaggio per il Paese se gli aumenti del costo della vita vengono però adeguatamente penalizzati, sanzionati e tassati quando sfuggono all’auto controllo delle aziende. 

Altrimenti avremo, di fatto, nonostante le tante, ma sempre troppo poche “ una tantum “ una situazione di impoverimento dei lavoratori, anche questo molto anni ‘50.

© 2020-2024 La Voce di Novara
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54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.