Probabilmente sta già arrivando il momento in cui rimpiangeremo i tanti virologi che in questi mesi hanno inondato gli schermi tv a volte spaventandoci, a volte rassicurandoci, a volte confondendoci, a volte dandoci dei buoni consigli e delle speranze.

Avevano sostituito gli Chef e i dietologi che riempivano le tv prima della pandemia ma ora i virologi  litigiosi e a volte anche permalosi e vanitosi vengono sostituiti da ex generali in pensione , a tre o quattro stelle, ammiragli e ex capi dell’intelligence che ci atterriscono con le loro analisi belliche anche se spesso la loro esperienza è quella dell’esercito e dell’aviazione Italiana che ha partecipato al massimo a qualche missione all’estero in contesti difficili ma, grazie a Dio, mai in una guerra con uno degli eserciti più forti del mondo , dotato di armi nucleari e impegnato in bombardamenti da terra e dal cielo e dal mare su grandi città europee come potrebbero essere Torino o Napoli. 

Anche per i nostri generali da talk show la guerra è una cosa studiata in laboratorio ma mai vista da dentro come per ì virologi è stato il Covid. 

Per questo ha destato in me una grande impressione il torinese di 50 e più anni, intervistato dal Tg delle 20, sposato e con due bambini piccoli che è andato ad arruolarsi per partire per aiutare in armi l’Ucraina, lasciando l’impiego in banca, dopo un servizio militare fatto trenta anni fa nei bersaglieri e un porto d’armi regolare in tasca. 

Con tutto il rispetto per la sua buonafede che parlava del rifiuto della figlia che ha 4 anni che lui parta per una guerra di un altro Paese, forse più matura la bambina che il Tg non può intervistare per via della tutela dei minori, non si può non pensare ad una crisi di mezza età’, ad un rigurgito di giovanilismo oltre la palestra, ad una noia per la solita routine di mutuo e pizza e calcetto che lo spinge verso la guerra.

Forse la stessa voglia di avventura e di mania di grandezza che ha spinto il settantenne Putin che dalla vita ha avuto molto di più compresa una seconda moglie con la metà dei suoi anni. 

Mi ha impressionato anche sapere che in Ucraina combattono già più di 80

italiani, metà fra le milizie ucraine neonaziste e metà nelle milizie neonaziste  filorusse del Donbass, nazisti italiani contro nazisti italiani in una guerra lontana due mila chilometri da noi, che dicono di avere molto rispetto per i camerati dell’ altra parte che prima o poi uccideranno o da cui saranno uccisi. 

In questo gioco folle e sanguinario per ragazzi mai cresciuti che si chiama guerra.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

Una risposta

  1. se lo stato italiano obbedisce a quello americano significa una sola cosa : abbiamo un governo senza potere e libertà, quindi un burattino.

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Probabilmente sta già arrivando il momento in cui rimpiangeremo i tanti virologi che in questi mesi hanno inondato gli schermi tv a volte spaventandoci, a volte rassicurandoci, a volte confondendoci, a volte dandoci dei buoni consigli e delle speranze.

Avevano sostituito gli Chef e i dietologi che riempivano le tv prima della pandemia ma ora i virologi  litigiosi e a volte anche permalosi e vanitosi vengono sostituiti da ex generali in pensione , a tre o quattro stelle, ammiragli e ex capi dell’intelligence che ci atterriscono con le loro analisi belliche anche se spesso la loro esperienza è quella dell’esercito e dell’aviazione Italiana che ha partecipato al massimo a qualche missione all’estero in contesti difficili ma, grazie a Dio, mai in una guerra con uno degli eserciti più forti del mondo , dotato di armi nucleari e impegnato in bombardamenti da terra e dal cielo e dal mare su grandi città europee come potrebbero essere Torino o Napoli. 

Anche per i nostri generali da talk show la guerra è una cosa studiata in laboratorio ma mai vista da dentro come per ì virologi è stato il Covid. 

Per questo ha destato in me una grande impressione il torinese di 50 e più anni, intervistato dal Tg delle 20, sposato e con due bambini piccoli che è andato ad arruolarsi per partire per aiutare in armi l’Ucraina, lasciando l’impiego in banca, dopo un servizio militare fatto trenta anni fa nei bersaglieri e un porto d’armi regolare in tasca. 

Con tutto il rispetto per la sua buonafede che parlava del rifiuto della figlia che ha 4 anni che lui parta per una guerra di un altro Paese, forse più matura la bambina che il Tg non può intervistare per via della tutela dei minori, non si può non pensare ad una crisi di mezza età’, ad un rigurgito di giovanilismo oltre la palestra, ad una noia per la solita routine di mutuo e pizza e calcetto che lo spinge verso la guerra.

Forse la stessa voglia di avventura e di mania di grandezza che ha spinto il settantenne Putin che dalla vita ha avuto molto di più compresa una seconda moglie con la metà dei suoi anni. 

Mi ha impressionato anche sapere che in Ucraina combattono già più di 80

italiani, metà fra le milizie ucraine neonaziste e metà nelle milizie neonaziste  filorusse del Donbass, nazisti italiani contro nazisti italiani in una guerra lontana due mila chilometri da noi, che dicono di avere molto rispetto per i camerati dell’ altra parte che prima o poi uccideranno o da cui saranno uccisi. 

In questo gioco folle e sanguinario per ragazzi mai cresciuti che si chiama guerra.

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