Spiare tutto: tutti spiano tutti 

C’è la giudice presidente di tribunale che chiede all’agenzia investigativa di osservare il conto corrente del marito che fa i bonifici ad un’altra donna. 

Ci sono i servizi segreti israeliani che si rivolgono alla stessa agenzia investigativa per accedere alle banche dati del governo italiano.

Ci sono due o tre grandi imprese che vogliono spiare i loro dipendenti, cinquant’anni dopo lo scandalo delle schedature Fiat in cui la grande azienda torinese pagava poliziotti e carabinieri perché sorvegliassero i dipendenti fuori dal lavoro in barba allo Statuto dei Lavoratori. 

C’è il presidente della stessa agenzia, che presiede anche la Fiera di Milano, che ordina alla sua agenzia un’ indagine su Letizia Moratti, concorrente del Presidente della Regione che lo ha nominato e perfino sul Presidente del Senato che va in Tv a dire che lo credeva suo amico ma ora deve dire chi è il suo mandante.

Lo scandalo dello spionaggio su vasta scala ad opera di un ex super poliziotto, super eroe della lotta alla mafia che in pensione pensa a guadagnare rubando e vendendo dati riservati tutto quello che non ha mai guadagnato in una vita di onesto servizio allo Stato. 

C’è di tutto in questo scandalo: l’invidia, la gelosia, il senso di onnipotenza, di impunità, l’avidità e la mancanza di vergogna, la slealtà e la curiosità.

Sembra una storia del futuro o almeno dei nostri tempi telematici che con un click ti squadernano i segreti che nemmeno lo spiato si ricorda più.

No, è la storia di tutti i tempi e non è una serie tv, anzi le supera tutte e non devi nemmeno craccare Netflix per vederla gratis.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Spiare tutto: tutti spiano tutti 

C’è la giudice presidente di tribunale che chiede all’agenzia investigativa di osservare il conto corrente del marito che fa i bonifici ad un’altra donna. 

Ci sono i servizi segreti israeliani che si rivolgono alla stessa agenzia investigativa per accedere alle banche dati del governo italiano.

Ci sono due o tre grandi imprese che vogliono spiare i loro dipendenti, cinquant’anni dopo lo scandalo delle schedature Fiat in cui la grande azienda torinese pagava poliziotti e carabinieri perché sorvegliassero i dipendenti fuori dal lavoro in barba allo Statuto dei Lavoratori. 

C’è il presidente della stessa agenzia, che presiede anche la Fiera di Milano, che ordina alla sua agenzia un’ indagine su Letizia Moratti, concorrente del Presidente della Regione che lo ha nominato e perfino sul Presidente del Senato che va in Tv a dire che lo credeva suo amico ma ora deve dire chi è il suo mandante.

Lo scandalo dello spionaggio su vasta scala ad opera di un ex super poliziotto, super eroe della lotta alla mafia che in pensione pensa a guadagnare rubando e vendendo dati riservati tutto quello che non ha mai guadagnato in una vita di onesto servizio allo Stato. 

C’è di tutto in questo scandalo: l’invidia, la gelosia, il senso di onnipotenza, di impunità, l’avidità e la mancanza di vergogna, la slealtà e la curiosità.

Sembra una storia del futuro o almeno dei nostri tempi telematici che con un click ti squadernano i segreti che nemmeno lo spiato si ricorda più.

No, è la storia di tutti i tempi e non è una serie tv, anzi le supera tutte e non devi nemmeno craccare Netflix per vederla gratis.

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