Ci sono gli animalisti all’estremo: uccidere un orso anche se fosse diventato pericoloso e pazzo è un atto inaccettabile.
Un uomo che uccide va messo in carcere ma un orso cresciuto libero non può essere imprigionato e non può nemmeno essere abbattuto.
Piuttosto fanno capire certi animalisti si ritirino gli uomini, evitino di camminare nei boschi, al limite, se necessario, lascino le loro case e paesi se temono di essere uccisi dall’orso.
È un animalismo esasperato che tende a preferire gli animali sempre e comunque, gli animali innocenti e puri invece degli uomini cattivi e malvagi .
All’estremismo animalista si contrappone poi l’” ominismo” estremista, se un orso ha ucciso si dovranno abbattere quasi tutti gli orsi, se sono cinquanta dovranno ridursi a 15, in una folle rappresaglia collettiva: per ogni uomo ucciso da un orso dovranno morire 25 orsi.
Per i primi esiste innanzitutto la natura che, al limite, potrà fare a meno degli uomini, per i secondi esiste innanzitutto l’uomo che, al limite, può fare a meno della natura, invece del bosco si potrà sempre fare un parco avventura con un ristorante.
Fra i due poli, natura pura o uomini duri oscilla l’opinione pubblica: a volte vincono i primi anche se, dobbiamo essere onesti , più spesso vincono quelli che gli uomini possono fare a meno della natura fra cibo sintetico ed intelligenza artificiale.
Nel Paese il cui Patrono è un Santo diventato famoso per avere stretto amicizia con un lupo feroce, già in un tempo in cui la tecnica era lontanissima dall’ attuale e l’Italia ricoperta solo da boschi e foreste, un rapporto se non felice almeno positivo fra uomo e natura rimane ancora un’Utopia, forse l’ultima ma la più necessaria.