Non è vero che siano in crisi le ideologie e la politica a favore di tecnocrazie invincibili.
Lo dimostra la vicenda del governo Draghi , nato come governo di unità nazionale, destinato a governare due emergenze che sono sempre tali, cioè una pandemia che non vuole saperne di smetterla e la gestione iniziale dei 220 miliardi di euro dei fondi europei e si è trovato di fronte all’aggressione russa all’ Ucraina, alle crisi energetica e all’impatto sul carovita e perfino alla siccità .
Se governare magari portando avanti il proprio punto di vista è apparso un compito ingrato, inutile e dannoso ai 5 Stelle è perché hanno sempre visto l’attività di governo come una cosa da gestire possibilmente in esclusiva, senza perdere tempo con sindacati e Confindustrie varie, senza preoccuparsi troppo di bilanci in ordine e vincoli europei.
Lo scopo era ribaltare il sistema per farne uno nuovo, il primo diverso in Europa da cui gli altri avrebbero preso esempio , una rivoluzione dei giubbotti gialli senza giubbotti anzi con l’aiuto della polizia.
Chi vuole andare al voto subito perché sicuro o meglio sicura di vincere è la Meloni che persegue il sogno di un’Italia che può fare da sola e bene, prendendo quello che le piace e sfuggendo sacrifici e restrizioni.
Le ideologie rivoluzionarie di destra o sinistra o indistinte non sono mai state così forti del fascino di chi vuole fare credere che il passato si può chiudere quando si vuole, che i debiti li pagherà qualcun altro, che l’Italia ha molti nemici perché ha molto onore.
Finita la tempesta ideologica rimarrà la realtà con la sua durezza , la sua pesantezza di un Paese che non può fare a meno degli altri nemmeno se volesse e lo capisce sempre troppo tardi.