A proposito di aperitivi

La prima volta che bevvi un aperitivo, ero molto giovane, molto più giovane di quello che pensiate: avevo sei anni, era il 1964. Il merito,  per molte delle belle cose che mi sono capitate in una brutta infanzia, era sempre di mio nonno Giovanni, operaio di nascita, ma vocazione da “bon-vivant”. Il nonno “Nane” amava viaggiare e noi l’aperitivo, quella domenica sera, saremmo andati a berlo (sì, un tempo non si “faceva”, ma si “beveva”), al caffé della Stazione Bullona delle Ferrovie Nord a Milano.

Alla “Bullona” il nonno aveva molti amici ed uno, più amico degli altri,  si chiamava Scopa. Non so se si trattasse di un verbo indicativo presente alla terza persona oppure proprio di un cognome, ma ricordo  un ometto buffo, basso di statura e sempre con un cappello di feltro in testa. Al Caffé della Bullona c’era anche “la biunda” che non era una birra,  ma una signora a cui mio nonno faceva un filo spietato e che era odiata da mia mamma Angelica. Il caffé era pieno di vecchi (per me erano tutti vecchi), ma piuttosto vivaci. C’era il Bonizzoni (Bunison), con cui mio nonno aveva una specie di rapporto di lavoro: portava le pellicce appena rimesse in forma alle signore milanesi.

Poi lo Squarini, che aveva una officina di motociclette a Novara, ma che frequentava anche lui il Caffé della Bullona, soprattutto quando andava a vedere il Milan con il “basleta”, un uomo tarchiato con la mascella prominente (stavo per dire volitiva).

Insomma una compagnia poco adatta ad un bambino. Quando fu l’ora dell’Aperitivo, lo Squarini aprì una bella bottiglia di Campari  e cominciò a raccontare la storia di quella bevanda,  nata proprio a Novara. E io? A me diedero una “sanguinella”, ovvero una bottiglietta di acqua colorata con un po’ di zucchero che era molto richiesta negli oratori. Quando tornai a Novara raccontai a tutti i miei amici che ero andato a prendere un aperitivo al Caffé della Bullona. Baraban Riccardo mi chiese se “laperitivo” fosse un pullman, ma Turato Piergiorgio lo corresse dicendo che era un vestito per la comunione. Questa era la situazione “aperitivi” nel 1964 tra Novara e Milano. Quindi non rattristatevi troppo…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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A proposito di aperitivi

La prima volta che bevvi un aperitivo, ero molto giovane, molto più giovane di quello che pensiate: avevo sei anni, era il 1964. Il merito,  per molte delle belle cose che mi sono capitate in una brutta infanzia, era sempre di mio nonno Giovanni, operaio di nascita, ma vocazione da “bon-vivant”. Il nonno “Nane” amava viaggiare e noi l’aperitivo, quella domenica sera, saremmo andati a berlo (sì, un tempo non si “faceva”, ma si “beveva”), al caffé della Stazione Bullona delle Ferrovie Nord a Milano.

Alla “Bullona” il nonno aveva molti amici ed uno, più amico degli altri,  si chiamava Scopa. Non so se si trattasse di un verbo indicativo presente alla terza persona oppure proprio di un cognome, ma ricordo  un ometto buffo, basso di statura e sempre con un cappello di feltro in testa. Al Caffé della Bullona c’era anche “la biunda” che non era una birra,  ma una signora a cui mio nonno faceva un filo spietato e che era odiata da mia mamma Angelica. Il caffé era pieno di vecchi (per me erano tutti vecchi), ma piuttosto vivaci. C’era il Bonizzoni (Bunison), con cui mio nonno aveva una specie di rapporto di lavoro: portava le pellicce appena rimesse in forma alle signore milanesi.

Poi lo Squarini, che aveva una officina di motociclette a Novara, ma che frequentava anche lui il Caffé della Bullona, soprattutto quando andava a vedere il Milan con il “basleta”, un uomo tarchiato con la mascella prominente (stavo per dire volitiva).

Insomma una compagnia poco adatta ad un bambino. Quando fu l’ora dell’Aperitivo, lo Squarini aprì una bella bottiglia di Campari  e cominciò a raccontare la storia di quella bevanda,  nata proprio a Novara. E io? A me diedero una “sanguinella”, ovvero una bottiglietta di acqua colorata con un po’ di zucchero che era molto richiesta negli oratori. Quando tornai a Novara raccontai a tutti i miei amici che ero andato a prendere un aperitivo al Caffé della Bullona. Baraban Riccardo mi chiese se “laperitivo” fosse un pullman, ma Turato Piergiorgio lo corresse dicendo che era un vestito per la comunione. Questa era la situazione “aperitivi” nel 1964 tra Novara e Milano. Quindi non rattristatevi troppo...

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.